23 Maggio, 1915

Siamo in guerra

Non si può restare in silenzio. I Governi della Triplice Intesa denunciano il genocidio armeno e riterranno i Ministri ottomani responsabili dei crimini contro l’umanità perpetrati nella regione. L’iniziativa è partita da Pietrogrado: le armate zariste hanno liberato da pochi giorni la città insorta di Van, spezzando l’assedio turco; le scoperte fatte non devono aver lasciato indifferente l’Alto Comando.
Ma l’attenzione del mondo è rivolta altrove. Domenica 23 maggio 1915 il Regio Governo d’Italia dichiara guerra all’Austria-Ungheria, a partire da domani, «confortato dai voti del Parlamento e dalle solenni manifestazioni del Paese».
Ma non siamo ancora in guerra con la Germania, curioso, nonostante la rottura di ogni rapporto diplomatico. Del resto Antonino Paternò Castello, Marchese di San Giuliano ed ex Ministro degli Esteri, aveva lanciato una battuta già nel 1914: «L’ideale per noi sarebbe che fossero battute da una parte l’Austria e dall’altra la Francia».

 Ci imbarchiamo in quest’avventura ricolmi di belle speranze. Noi vorremmo essere come la Germania o l’Inghilterra, ma assomigliamo di più all’Austria-Ungheria. Ci illudiamo di essere pronti, di poter giocare ad armi pari con i grandi. L’impressione generale lasciata dal nostro esercito, ancora tutta da dimostrare, è di poter contare su ottimi soldati, guidati però da ufficiali meno buoni. Un’eccezione è il Duca d’Aosta, probabilmente il miglior Comandante nel nostro mazzo. Opinione mia.

A Vienna l’Imperatore Francesco Giuseppe fa sentire la sua voce e sono parole di fuoco: «Il Re d’Italia ci ha dichiarato guerra; un tradimento quale la storia non conosca fu compiuto dal Re d’Italia contro i suoi due alleati. […] Noi non minacciammo l’Italia, non diminuimmo il suo prestigio, non intaccammo né i suoi beni, né il suo interesse. […] Quando l’Italia rivolse i suoi cupidi sguardi sopra i nostri confini ci decidemmo, per mantenere la pace e l’alleanza, a grandi e dolorosi sacrifici, ma l’avidità italiana fu insaziabile».
Il proclama si conclude con il richiamo ai “grandi ricordi” del 1849 e del 1866: «Il perfido nemico del sud non è un avversario nuovo». Infine la classica preghiera alla benedizione divina e l’ostentata fiducia nel popolo austriaco.
In serata l’artiglieria asburgica cannoneggia la frontiera delle Alpi Carniche: siamo in guerra.

Davide Sartori

GLI AVVENIMENTI

Politica e società

  • Inizia la mobilitazione generale in Italia.
  • L'Italia dichiara guerra all’Austria-Ungheria: essendo interrotte le linee telegrafiche fra l’Italia e l'Austria, Sonnino presenta la dichiarazione di guerra all'Ambasciatore asburgico. 
  • Il Ministro degli esteri Sonnino, con una nota a tutti i rappresentanti italiani all'estero, espone i motivi che hanno indotto l’Italia a dichiarare la guerra all'Austria-Ungheria. Contemporaneamente notifica tale stato di guerra a tutte le Potenze.
  • L'imperatore d'Austria-Ungheria emana un proclama, nel quale, annunciando la dichiarazione di guerra, accusa l'Italia di tradimento, dichiarando di non averla mai toccata nel suo onore o nei suoi interessi.
  • A Trieste i cosiddetti “leccapiattini” o austriacanti, protetti e forse istigati dalla polizia, devastano e saccheggiano case e negozi di italiani, i beni del Partito nazionale italiano e gli uffici e la stamperia del giornale Il Piccolo.
  • Il PSI pubblica un manifesto contro la guerra.

  • Gli Alleati avvertono l’Impero ottomano che riterranno i Ministri turchi direttamente responsabili del massacro armeno.

Fronte occidentale

  • Battaglia di Festubert: respinto l’attacco tedesco.

Fronte orientale

  • Finisce la battaglia del San.

Fronte italiano

  • Gli austro-ungarici bombardano le Alpi Carniche.

Operazioni navali

  • Il sottomarino E11 affonda una nave da guerra nel Mar di Marmara.

Come in una macchina del tempo, ogni giorno una nuova pagina del diario.
Le testimonianze, le immagini, i filmati negli archivi e nei giornali dell'epoca.

Sono nato a Roma nel dicembre del 1984, mi sono diplomato al liceo scientifico J.F. Kennedy e ho frequentato la facoltà di Scienze della Comunicazione all’università la Sapienza, ma non mi sono laureato.

I miei interessi? Un po’ di tutto, come molti trentaduenni. Lo sport, la politica, la Storia del ‘900. Niente di eccezionale.


Dal dicembre 2003 al marzo 2005, ho scritto per un giornale locale (Il Corriere Laziale), quindi ho fatto uno stage con una piccola televisione satellitare (Nessuno TV).
Nel 2011 la Graphofeel edizioni ha pubblicato il mio libro “Mens insana in corpore insano”, il racconto di una vacanza on the road da Roma a Capo nord.
Dall’agosto 2013 al gennaio 2014 ho ricominciato a scrivere di calcio quotidianamente, con articoli e pronostici sportivi sul sito http://www.scommessepro.com/
Da giugno 2014 racconto la Grande Guerra, giorno per giorno.

Davide Sartori