Sepp Innerkofler, signore delle montagne
Una pattuglia di aeroplani tedeschi sorvola Varsavia; non vengono sganciate bombe, ma una nuvolaglia di volantini. Il messaggio è chiaro: “Entro un mese le armate del Kaiser occuperanno la città”.
Nel Carso le truppe austro-ungariche non riescono a ricacciare gli italiani sull’altra riva dell’Isonzo, ma il 4 luglio sarà ricordato a Vienna per un altro motivo: Sepp Innerkofler, nato a Sesto, muore sul Monte Paterno, in pratica il giardino di casa. Il sergente Innerkofler è la miglior guida alpina dell’Impero asburgico, un vero signore delle montagne, scalatore eccezionale. In testa ha ben chiaro un concetto: quassù, tra le nuvole, non si può combattere una guerra convenzionale. È un pioniere dei corpi speciali: ha formato una piccola squadra, un reparto di soldati scelti, chiamato «la pattuglia volante». Compiono azioni perlopiù impensabili, per molti italiani sono un incubo.
Nella sua ultima missione gli viene chiesto di neutralizzare e conquistare l’avamposto degli Alpini sulla cima del Paterno. Non ce la farà e sulla sua morte esistono più leggende che certezze.
Di sicuro c’è però una cosa: a recuperare il corpo, precipitato a valle, saranno i soldati italiani. E lo seppelliranno lì dove sarebbe dovuto arrivare, sulla cima del Paterno, onorandone la memoria.
Come gli austro-ungarici, anche l’Impero ottomano cerca di riguadagnare il terreno perso, ma i contrattacchi nella penisola di Gallipoli vanno a vuoto. Nell’ultima settimana l’esercito turco conta oltre 5.000 caduti e circa 15.000 prigionieri.
Chi alla guerra pensa con distacco sono gli americani, alle prese con il caso Muenter. Interrogato dalla polizia, prova a giustificarsi, ma non proferisce la più geniale delle arringhe: «Non volevo assassinare Morgan, ma solo prendere in ostaggio lui e tutta la sua famiglia. Sentivo il dovere di convincere mister Morgan a porre fine alla guerra».
Ma nella delirante dichiarazione, pare fosse uscito persino un «me l’ha detto Dio», c’è di più: Muenter parla di altri attentati, li annuncia. E intanto al Quartier Generale della polizia newyorkese esplode un’altra bomba; ancora una volta non ci sono feriti.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- Su Varsavia volano aeroplani tedeschi lanciando volantini, nei quali si comunica che le truppe tedesche occuperanno la città entro un mese.
Fronte occidentale
- Si conclude la battaglia delle Argonne; il Principe ereditario tedesco non riesce a rompere le linee francesi.
Fronte orientale
- Gli austro-tedeschi raggiungono lo Zolota Lypa.
Fronte meridionale
- Durazzo occupata dalle truppe serbe.
Fronte asiatico ed egiziano
- Gallipoli: respinto un attacco turco contro le forze navali e la 29esima divisione.
- Lahej in Yemen (vicino Aden) attaccata e occupata dai turchi.
Fronte d’oltremare
- L’incrociatore tedesco Königsberg distrutto parzialmente nel fiume Rufiji (Africa orientale tedesca).
Operazioni navali
- La nave di linea francese “Carthage” silurata e affondata al largo di Cape Hellas.
Dal fronte
Nella regione del Tirolo-Trentino ed in Carnia continua l'azione dell'artiglieria coadiuvata da quella di piccoli reparti spinti verso la fronte nemica. Anche ieri il forte Hensel fu più volte colpito.
Nel versante settentrionale del Pal Grande, il nemico tentò nella notte sul 4 un nuovo attacco, sostenuto da vivissimo fuoco di artiglieria allo scopo di ritoglierci trincee conquistate dalle nostre truppe alpine il giorno due. Venne ancora una volta respinto.
Si rinnovarono ieri con particolare violenza contrattacchi nemici contro alcuni tratti delle posizioni da noi conquistate nell'Altipiano Carsico. Nonostante l' appoggio d'intenso fuoco di artiglieria e di mitragliatrici, i contrattacchi furono respinti con gravi perdite. Il nemico lasciò nelle nostre mani circa 500 prigionieri, due cannoni da campagna, numerosi fucili, munizioni, un lanciabombe su affusto e molto materiale per mitragliatrici.
Dalle dichiarazioni dei prigionieri risulta che le perdite sofferte dal nemico nei passati giorni, specialmente per effetto del fuoco della nostra artiglieria, furono assai gravi.
Firmato: CADORNA