Una battaglia per la libertà di stampa
L’onnipresenza della censura inizia a infastidire i giornali: in Francia non vengono rilasciati indizi neanche sulla più vaga entità delle perdite. Il 24 agosto Le Figaro lancia una campagna contro la censura politica.
Qualcosa di simile sta accadendo anche in Italia. Con molto tatto e altrettanta discrezione è La Tribuna a farsi portavoce della stampa nostrana: «La censura tende a sorpassare sempre più quei limiti da noi stessi riconosciuti come legittimi per la tutela degli interessi nazionali». Nei giorni precedenti lo stesso giornale ne aveva proposto una riforma: «Un paese forte non può che avvantaggiarsi delle discussioni ponderate su ciò che non riguarda il segreto delle operazioni militari».
La battaglia, combattuta anche da La Stampa, sarà persa; poche le adesioni e molte solo a parole. I giornali italiani, ma non solo loro, sceglieranno quasi sempre la “pappa pronta”, notizie “preconfezionate”. La censura spesso troverà il suo lavoro già svolto a monte. Ma la cieca obbedienza all’autorità non è l’esatta missione della stampa. Neanche di quella soggetta ai ragionevoli limiti dettati dalle circostanze.
Un paio di notizie arrivano dal campo diplomatico: la Germania esprime il proprio rammarico per “l’incidente” in acque danesi; meno ovvia e più interessante è la decisione presa dalla Scupcina, la Camera serba, che apre alle eventuali cessioni territoriali alla Bulgaria, purché Sofia ridimensioni le sue pretese. Il Parlamento ha riconosciuto «la necessità di adoperare tutte le forze e sopportare tutti i sacrifici necessari per l'unione serbo-croata-slovena».
Sul fronte occidentale continuano i bombardamenti Alleati, mentre i francesi ottengono modesti successi nei Vosgi. Più fluido lo scacchiere orientale: i tedeschi proseguono l’avanzata polacca e irrompono a Dobrynka: siamo a una quindicina di chilometri da Brest-Litovsk; la pressione sale.
Davide Sartori

GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- Pubblicato un dispaccio sulle operazioni navali a Gallipoli.
- La Germania esprime rammarico alla Danimarca per il bombardamento ai danni del sottomarino inglese nelle acque danesi.
- A Niš la Camera serba, in seduta segreta, udite le dichiarazioni del Governo circa le cessioni territoriali chieste dall'Intesa a favore della Bulgaria, afferma la necessità di adoperare tutte le forze e sopportare tutti i sacrifici necessari per l'unione serbo-croata-slovena.
- Campagna de Le Figaro contro la censura.
Fronte occidentale
- Assalto aereo francese a Lörrach, nel Baden meridionale.
- Successi locali dei francesi nel settore dei Vosgi.
- La flotta inglese bombarda la costa belga, da Ostenda a Zeebrugge.
Fronte orientale
- Gli austro-tedeschi irrompono nelle postazioni più avanzate vicino Dobrynka (sud-ovest di Brest-Litovsk).
Fronte italiano
- Gli austro-ungarici, rafforzati, riprendono l’offensiva lungo il fronte italiano.
- Truppe della 34a divisione occupano il Monte Maronia (Folgaria); la 15a divisione avanza in Valsugana.
Parole d'epoca
Massacrati
di Paolo Ciotti (Sottotenente, tenente, capitano)
Col Basson (TN)
Il 24 lasciamo l'accampamento; ci forniscono di scatolette di carne in conserva, cartucce ecc., indi, a sera, quando è buio, perché il nemico non ci scorga, ci dirigiamo verso Marcai di Sotto. […]
Il fracasso intanto è assordante, il bombardamento è intenso e fra poco diventerà addirittura tambureggiante. Il nemico non reagisce, ed io colgo l'occasione per scrivere al chiaro di luna, in un biglietto da visita l'indirizzo di mio fratello; se dovessi morire, ci sia almeno una carta di riconoscimento! Sono le 23; la numerosa artiglieria da montagna apre il fuoco sulla prima linea nemica. E' l'inferno! Il nemico sfila ora qualche razzo, perché è oramai sicuro che fra poco la nostra Fanteria avanzerà. Comincia anche a reagire con l'artiglieria. Il primo shrapnel scoppia altissimo.
Ma nessuno osa canzonare “Cecchino” che ha tirato quel colpo sbagliato. La Fanteria sa che i primi colpi sono sempre alti, perché di prova. Dopo vengono quelli calcolati bene e allora bisogna proprio pregare Dio per l'anima nostra! Fortuna volle che il nemico tirasse ovunque fuoché nel mio tratto di linea. Penso a quelli che sono bersagliati e che fra poco avanzeranno.
A mezzanotte si ode ovunque della fucileria e anche il caratteristico – ta – ta – ta – ta – delle mitragliatrici. I Forti austriaci, creduti distrutti dal nostro fuoco, sparano violentemente. Il Luserna spara a zero sulle truppe che operano sul Basson. Stiamo accovacciati nelle trincee, dove spesso giungono scheggie infuocate di granata. Anche le vedette sparano alla cieca; sentiamo le pallottole fischiare poco sopra della testa con quel loro ronzìo delicato che non sembra portatore di morte. Aspettiamo da un momento all'altro con trepidazione l'ordine di avanzare, ma fortunatamente ciò non avviene. Se dovessimo muoverci ora, quante perdite avremmo!
Intanto giungono le prime notizie. Sono dolorose. Il 115 ha attaccato il Basson con slancio impareggiabile, ma ha dovuto ritornare nelle posizioni di partenza. Si racconta anche che alla testa della I° ondata di assalto si sia messo il Colonnello Ravelli, Comandante del Reggimento, che fosse vestito in alta uniforme con sciabola sguainata e che la fanfara reggimentale, dietro ordine suo, abbia suonato l'assalto a cinquecento metri di distanza dalla trincea avversaria. Forse credeva, che dopo il bombardamento intenso durato 10 giorni e 10 notti, gli austriaci a guardia della trincea fossero morti tutti, viceversa si seppe che i nostri soldati furono accolti con grida ironiche di “Avanti italiani, Savoia, italiani!”.
Anche le notizie che giungono dalla Brigata Ivrea, che opera alla nostra destra, sono pessime. Quei meravigliosi fanti e gli alpini hanno cozzato contro difficoltà insormontabili; il Busa di Verle ha fatto fuoco da tutte le cupole e lo Spitz Verde, lo stesso. Mi viene a memoria che pochi giorni prima io, dall'osservatorio del Tenente Cerasoli, ebbi occasione di vedere un Ufficiale austriaco traversare un tratto di terreno scoperto insieme ad una donna, e penso ora che se il nemico in pieno bombardamento si dilettava con delle sgualdrine nei suoi Forti e nelle sue trincee, doveva essere ben sicuro che l'attacco italiano non poteva riuscire!
Giungono intanto i primi feriti; qualcuno si trascina da solo al posto di medicazione, che come ho detto, è a pochi passi da me; qualche altro invece arriva in barella ed è male conciato. Ricordo sempre il caso di un povero fante che giunse senza un braccio e mostrava il moncherino sanguinante,
Benché vi siano varii posti di medicazione, molti e molti feriti arrivano nel nostro. Sono soldati di diversi Reggimenti che si sono confusi nell'impeto dell'assalto. Ma la maggioranza, sono del 115°.
L'attacco è dunque fallito in pieno, ma deve riprendersi ad ogni costo. Tali sono gli ordini degli alti Comandi, che fanno la guerra e dirigono da lontano, entro un sicuro “fifauss”.
Albeggia ed ora vedo distintamente le varie ondate lanciarsi urlando sulle alture del Basson. Esse ondeggiano, si allargano, si raggruppano, si gettano a terra. Su di loro scoppiano bassissimi gli shrapnels e dalle vicine trincee gli austriaci fanno fuoco con fucili e mitragliatrici.
Qualche granata arriva a che sulle nostre linee, onde impedire i rincalzi. Ma l'eroismo dei nostri fanti è inutile anche questa volta. Dopo aver lasciato sul terreno la maggior parte dei loro compagni, essi ritornano al punto di partenza.
Vedo correre, agitarsi sulla sommità della collina. Un soldato sventola una enorme bandiera bianca; deve essere un latore di ordini. La carovana dei feriti non termina; alcuni miei soldati, cessato il combattimento ne scorgono uno a terra che muove ora una gamba, ora un braccio. Gli vanno incontro e lo trovano intento a mangiare una scatoletta di carne.
Era ferito a entrambe le gambe, non poteva muoversi, ma era tranquillo. Oh! l'eroismo sublime, e questa volta purtroppo inutile, dei nostri soldati!
Fonte: Espresso e Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano
DAL FRONTE
Il nemico tentò ieri in più punti, lungo il fronte, azioni a distanza con artiglierie, dovunque prontamente ed efficacemente contrabattute dalle nostre.
Nell' Alto Cordevole ed alla testata delle valli di Rienz e di Bodenbach pronunziò anche attacchi sostenuti da fuoco di mitragliatrici e getto di bombe a mano: furono costantemente respinti.
Nel settore di Tolmino e sul Carso non sono segnalati avvenimenti di speciale importanza.
Il mattino del 22 un aeroplano nemico volò su Schio e vi lanciò alcune bombe uccidendo una donna.
Firmato: CADORNA