5 Settembre, 1915

A Zimmerwald, tra pacifismo e rivoluzione

Il 5 settembre a Zimmerwald, piccolo paesino svizzero, viene organizzata la prima “Conferenza internazionale dei socialisti”. Sono rappresentati undici paesi europei, molti neutrali: ci sono i paesi nordici, Norvegia, Svezia e Olanda; ci sono Romania e Bulgaria per i balcani; c’è ovviamente la Svizzera padrona di casa. Notevole la presenza dei belligeranti: sono presenti delegati francesi, tedeschi, polacchi, russi e italiani. Assenti gli inglesi, bloccati per problemi con i passaporti.
Il PSI ha inviato Morgari, Modigliani, Lazzari e Serrati, ma la scena la domineranno altri due: uno viene da Simbirsk, grande porto commerciale sul Volga, l’altro è nato nella “profonda” Ucraina; entrambi detteranno pagine cruciali di Storia contemporanea: sono Vladimir Lenin e Lev Trockij.
La conferenza di Zimmerwald oscillerà per tre giorni tra pacifismo e rivoluzione.

Sul fronte orientale i russi intensificano la resistenza. La controffensiva nelle regioni baltiche sembra aver raggiunto il suo scopo: evitare l’accerchiamento delle armate zariste.

 I tedeschi rallentano, ma per l’opinione pubblica russa qualcuno deve pagare. A Pietrogrado e Mosca si chiede con insistenza un nuovo Governo; per ora cambiano i vertici militari: lo Zar in persona assume il Comando supremo degli eserciti russi e sceglie il Generale Alekseyev come Capo di Stato maggiore; il Granduca Nicola viene trasferito nel Caucaso, dove è nominato Viceré della regione, ma in realtà è tutto fuorché una promozione. Le colpe non sono sue, o almeno non tutte, ma questa volta il conto lo paga lui.

Lungo tutto il confine italo-austriaco si susseguono massicce azioni d’artiglieria e combattimenti locali, piccoli scontri isolati: le posizioni passano di mano più volte. A catturare l’attenzione è però la visita del Generale Joffre. Il Comandante in capo degli Alleati viene ricevuto dal Re Vittorio Emanuele III e da Cadorna e portato a visitare alcuni avamposti del nostro fronte.

Davide Sartori

GLI AVVENIMENTI

Politica e società

  • Zimmerwald (Svizzera): prima Conferenza internazionale dei socialisti contrari alla guerra. Verrà approvato un manifesto di condanna e proposta un'azione comune "per una pace senza annessioni e senza indennità di guerra" e per il diritto all'autodeterminazione dei popoli.
  • Riorganizzazione dei Comandi russi: Lo Zar assume il Comando supremo degli eserciti russi; il Generale Alekseyev sarà Capo di Stato Maggiore; il Granduca Nicola comanderà l'esercito del Caucaso e viene nominato Viceré della regione; il Generale Russki assume il comando delle armate del nord; il Generale Evert quello delle armate occidentali.

Fronte occidentale

  • Si concludono 13 giorni di incessanti duelli d’artiglieria sul fronte occidentale.
  • Continuano i pesanti bombardamenti attorno ai confini del Belgio e della Francia, specialmente nella regione di Arras.
  • Aereo francese bombarda le caserme a Dieuze e Mörchingen.

Fronte orientale

  • Scontri sullo Stryj e sul Sereth.

  • I russi respingono i tedeschi dalla Dvina (Daugava).

Fronte asiatico ed egiziano

  • Attacco notturno turco ai Dardanelli respinto dagli australiani.
  • Sul fronte indiano i Mohmands vengono sconfitti dal Generale Campbell a Hafiz Khor (Valle di Gundao).

Fronte d’oltremare

  • Mine esplodono sui binari ferroviari in Uganda. Un treno deraglia, nessuna vittima.

Parole d'epoca

Proletari d'Europa!

Manifesto della Prima Conferenza Internazionale dei socialisti

Proletari d’Europa!

La guerra continua da più di un anno. Milioni di cadaveri coprono i campi di battaglia; milioni di uomini sono rimasti mutilati per tutto il resto della loro esistenza. L’Europa è diventata un gigantesco macello di uomini. Tutta la civiltà che era il prodotto del lavoro di parecchie generazioni, è distrutta. La barbarie più selvaggia trionfa oggi su tutto quanto costituiva l’orgoglio dell’umanità.

Quali che siano le responsabilità immediate dello scatenamento di questa guerra, una cosa è certa: la guerra che ha provocato tutto questo caos è il prodotto dell’imperialismo. Essa è nata dalla volontà delle classi capitalistiche di ciascuna nazione di vivere nello sfruttamento del lavoro umano e delle ricchezze naturali del mondo.


In tale modo, le nazioni economicamente arretrate o politicamente deboli, cadono sotto il giogo delle grandi potenze, le quali mirano in questa guerra a rimaneggiare, col ferro e col sangue, la carta mondiale secondo il loro interesse. Ne risulta che popolazioni intere, come quelle del Belgio, della Polonia, degli Stati balcanici, dell’Armenia, sono minacciate di servire il gioco della politica di compenso e di essere annesse in tutto o in parte.

I motivi di questa guerra, a mano a mano che si sviluppa, appaiono in tutta la loro ignominia. I veli che fin qui hanno nascosto agli occhi dei popoli il carattere di questa catastrofe mondiale, si lacerano gli uni dopo gli altri. I capitalisti, che dal sangue versato dal proletariato traggono la rossa moneta dei profitti di guerra, affermano, in ogni paese, che la guerra serve alla difesa della patria, della democrazia, alla liberazione dei popoli oppressi. Essi mentono. La verità è infatti che essi seppelliscono, sotto le case distrutte , la libertà dei loro popoli insieme all’indipendenza delle nazioni.

Nuove catene, nuovi pesi saranno la conseguenza di questa guerra, e sarà il proletariato di tutti i paesi, vincitori e vinti, che dovrà sopportarli. Invece dell’aumento di benessere, promesso al principio della guerra, noi riscontriamo miserie e privazioni, disoccupazione e rincaro dei viveri, le malattie e le epidemie. Per decine di anni le spese di guerra assorbiranno le risorse migliori dei popoli, comprometteranno la conquista di miglioramenti sociali e impediranno ogni processo. Barbarie, crisi economica, reazione politica: ecco i risultati tangibili di questa guerra crudele. In tal modo, la guerra rivela il vero carattere del capitalismo moderno e dimostra che esso è inconciliabile non solamente con gli interessi dei lavoratori, non solamente con le esigenze dell’evoluzione storica, ma anche con i bisogni più elementari dell’esistenza umana.

Le istituzioni del regime capitalistico, che disponevano della sorte dei popoli: i governi tanto monarchici tanto repubblicani, la diplomazia segreta, le potenti organizzazioni padronali, i partiti borghesi, la stampa capitalistica, la Chiesa: portano la responsabilità di questa guerra, sorta da un ordine sociale che li nutre, che essi difendono e che non serve che ai loro interessi.

Operai !

Voi, ancora ieri, gli sfruttati, gli oppressi, voi, i disprezzati, non appena dichiarata la guerra, quando è occorso mandarvi al massacro e alla morte, la borghesia, vi ha invocati come suoi fratelli e compagni. E adesso che il militarismo vi ha salassati, decimati, umiliati, le classi dominanti esigono che voi rinunziate ai vostri interessi, abdichiate al vostro ideale. In una parola esigono una sottomissione da schiavi alla pace sociale. Vi si toglie ogni possibilità di manifestare i vostri sentimenti, le vostre opinioni, i vostri dolori. Vi si impedisce di presentare e di difendere le vostre rivendicazioni. La stampa è legata, calpestati la libertà e i diritti politici. È il regno della dittatura militare dal pugno di ferro.

Noi non possiamo e non dobbiamo restare più a lungo indifferenti a questo stato di cose minacciante tutto l’avvenire dell’Europa e dell’umanità. Durante lunghi anni il proletariato socialista ha condotto la lotta contro il militarismo: con un apprensione crescente i suoi rappresentanti si preoccupavano nei suoi congressi nazionali e internazionali dei danni di guerra sempre più minacciosi che l’imperialismo faceva. A Stoccarda, a Copenaghen, a Basilea, i congressi socialisti internazionali hanno tracciato la via che il proletariato deve seguire.

Ma i partiti socialisti e le organizzazioni operaie di alcuni paesi, pur avendo contribuito all’elaborazione di quelle deliberazioni, fin dallo scoppio della guerra sono venuti meno ai doveri che esse loro imponevano. I loro rappresentanti hanno indotto il proletariato ad abbandonare la lotta di classe, vale a dire il solo mezzo efficace dell’emancipazione proletaria. Essi hanno accordato i crediti militari alle classi dominanti. Si sono posti al servizio dei governi per delle ragioni diverse ed hanno tentato, con la loro stampa e con i loro emissari, di guadagnare i paesi neutri alla politica dei loro governanti. Essi hanno mandato al potere borghese dei ministri socialisti, come ostaggi per il mantenimento « Unione sacra ». E così, davanti alla classe operaia, hanno accettato di dividere con le classi dirigenti le responsabilità attuali e future di questa guerra, dei suoi scopi, dei suoi metodi. E mentre ciascun partito separatamente veniva meno al suo compito, la rappresentanza ufficiale dei socialisti di tutti i paesi: il «Bureau socialiste International », ha mancato completamente al suo.

Queste le cause per le quali la classe operaia, che non aveva ceduto alo smarrimento generale, o che aveva saputo in seguito liberarsene, non ha ancora trovato nel secondo anno della carneficina dei popoli i mezzi per intraprendere in tutti i paesi una lotta efficace e simultanea per la pace.

In questa situazione intollerabile, noi, rappresentanti dei partiti socialisti, dei sindacati e delle loro minoranze, noi, Tedeschi, Francesi, Italiani, Russi, Polacchi, Lettoni, Rumeni, Bulgari, Svedesi, Norvegesi, Olandesi, Svizzeri, noi che non ci collochiamo sul terreno della solidarietà nazionale con i nostri sfruttatori, noi che siamo rimasti fedeli alla solidarietà internazionale del proletariato ed alla lotta di classe, ci siamo riuniti per riallacciare i rapporti internazionali fra i proletari di diversi paesi, per richiamare la classe operaia ai suoi doveri verso essa stessa e per indurla alla lotta per la pace.

Questa lotta è al tempo stesso lotta per la libertà e per la fraternità dei popoli e per il socialismo. Si tratta d’impegnare un’azione per una pace senza annessioni e senza indennità di guerra. Questa pace non è possibile che condannando anche l’idea di una violazione dei diritti e delle libertà dei popoli. Essa non deve condurre ne’ all’occupazione di paesi interi ne’ a delle annessioni parziali. Nessuna annessione effettiva o mascherata, nessun assoggettamento economico che diviene ancora più intollerabile per la perdita dell’autonomia politica che cagiona. Il diritto dei popoli di disporre di se medesimo deve essere il fondamento incrollabile nell’ordine dei rapporti fra nazioni.

Proletari!

Fin dall’inizio della guerra voi avete messo tutte le vostre forze, il vostro coraggio, la vostra costanza al servizio delle classi possidenti, per uccidervi scambievolmente. Adesso si tratta, restando sul terreno della lotta di classe irriducibile, di agire per la nostra propria causa, per la causa del socialismo, per l’emancipazione dei popoli oppressi e delle classi asservite.

I socialisti dei paesi belligeranti hanno il dovere di condurre questa lotta con ardore e energia; i socialisti dei paesi neutri hanno il dovere di sostenere con mezzi efficaci i loro fratelli in questa lotta contro la barbarie sanguinosa. Mai fu nella storia del mondo una missione più nobile, più elevata e più urgente. La sua realizzazione deve essere nostra opera comune. Nessun sacrificio troppo grande, nessun fardello troppo pesante per raggiungere questo scopo: il ristabilimento della pace fra i popoli.

Operai e operaie, madri e padri, vedove ed orfani, feriti e mutilati, a voi tutti, vittime della guerra, noi diciamo: al di sopra delle frontiere, al di sopra dei campi di battaglia, al di sopra delle campagne e delle città devastate:

 

PROLETARI DI TUTTI I PAESI UNITEVI !

 

 

Zimmerwald, September 1915.

In the name of the International Socialist Conference:

For the German delegation: Georg Ledebour, Adolf Hoffmann. 
For the French delegation: A. Bourderon, A. Merrheim. 
For the Italian delegation: G.E. Modigliani, Constantino Lazzari.
For the Russian delegation: N. Lenin, Paul Axelrod, M. Bobrov. 
For the Polish delegation: St. Lapinski, A. Warski, Cz. Hanecki. 
For the Inter-Balkan Socialist Federation: In the name of the Rumanian delegation: C. Rakovsky; In the name of the Bulgarian delegation: Wassil Kolarov. 
For the Swedish and Norwegian delegation: Z. Hoglund, Ture Nerman. 
For the Dutch delegation: H. Roland-Holst. 
For the Swiss delegation: Robert Grimm, Charles Naine. 

DAL FRONTE

Scontri di piccoli riparti sul costone di Redival in Val Strino (Noce) fra Serravalle e Marco in Val d'Adige e nei pressi di Cima Cistai in Val Sugana.
Ovunque il nemico fu costretto a ripiegare con perdite.
Sul costone di Redival venne anche distrutto un trinceramento.
I nostri s' impadronirono di molte munizioni e di altri numerosi materiali abbandonati dal nemico.
Una nostra batteria riuscì con tiri aggiustati ad incendiare le armature che il nemico stava erigendo per riparare le cupole del forte di Doss di Sommo sull' altipiano di Folgaria.
Sul Carso furono ieri eseguite avanzate in più punti delle nostre linee ed occupati alcuni trinceramenti nemici.
I nostri progressi furono sensibili, specialmente nel settore di Doberdò, a mezzodì della strada che conduce a tale località.
L' operazione svolta il giorno 2 nella zona di Sei Busi ci ha fruttato la cattura di 150 fucili, di alcune migliaia di cartucce e di altri materiali di guerra.
Il nemico intensifica da qualche giorno il lancio sulle nostre linee di manifestini incitanti alla diserzione e di diari di guerra contenenti grossolane invenzioni.

Firmato: CADORNA

Come in una macchina del tempo, ogni giorno una nuova pagina del diario.
Le testimonianze, le immagini, i filmati negli archivi e nei giornali dell'epoca.

Sono nato a Roma nel dicembre del 1984, mi sono diplomato al liceo scientifico J.F. Kennedy e ho frequentato la facoltà di Scienze della Comunicazione all’università la Sapienza, ma non mi sono laureato.

I miei interessi? Un po’ di tutto, come molti trentaduenni. Lo sport, la politica, la Storia del ‘900. Niente di eccezionale.


Dal dicembre 2003 al marzo 2005, ho scritto per un giornale locale (Il Corriere Laziale), quindi ho fatto uno stage con una piccola televisione satellitare (Nessuno TV).
Nel 2011 la Graphofeel edizioni ha pubblicato il mio libro “Mens insana in corpore insano”, il racconto di una vacanza on the road da Roma a Capo nord.
Dall’agosto 2013 al gennaio 2014 ho ricominciato a scrivere di calcio quotidianamente, con articoli e pronostici sportivi sul sito http://www.scommessepro.com/
Da giugno 2014 racconto la Grande Guerra, giorno per giorno.

Davide Sartori