L'inverno è alle porte
Le belle giornate estive hanno abbandonato il fronte occidentale già da un po’. Il cielo è grigio, piove; il fango, viscido, è ovunque. Il 28 ottobre Re Giorgio d’Inghilterra è in Francia, passa in rassegna le sue truppe. C’è grande confusione, la visita del monarca esalta i soldati. Il cavallo del Re è nervoso, spaventato; all’improvviso si imbizzarrisce, impenna e ricade sul dorso. Re Giorgio ha perso il suo personale rodeo, viene disarcionato e trascinato giù. L’infortunio è grave, ma non gravissimo: nella caduta è rimasto schiacciato dal cavallo; l'incidente lascerà un segno abbastanza profondo da condizionare la vita del monarca.
Il brutto tempo è padrone anche del fronte orientale: nelle regioni baltiche nevica da tre giorni; l’inverno ci mette un attimo ad arrivare. Lo sanno i russi e lo sanno i tedeschi. Le armate di Hindenburg devono sbrigarsi a sfondare prima di dover interrompere le operazioni, si cerca il massimo vantaggio nel minor tempo possibile. I combattimenti sulla Dvina e attorno a Riga si inaspriscono, vittime della frenesia.
Pietrogrado deve però rinunciare al proposito di aiutare la Serbia. A Bucarest il Premier rumeno Brătianu chiude le porte alle armate dello Zar: nessun contingente straniero otterrà il permesso di transito attraverso la Romania.
Molto attivo anche il fronte italiano, soprattutto verso Gorizia. Da noi va tutto alla grande, o almeno questo racconta il Giornale d’Italia: «Importantissimi successi quotidiani, grazie ai quali la nostra avanzata procede irresistibilmente». In realtà di irresistibile c’è ben poco, con gli austro-ungarici ce le diamo di santa ragione senza venirne a capo. Le vittorie sono locali e spesso frustrate dagli immediati contrattacchi.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- Il Presidente del Consiglio rumeno Ion Brătianu rifiuta il passaggio sul territorio rumeno delle truppe russe in aiuto della Serbia.
- Re Giorgio cade da cavallo durante un’ispezione alle truppe al fronte.
- Il Luogotenente-Generale Sir Bryan Mahon nominato Comandante delle forze britanniche nei Balcani.
Fronte italiano
- Attacco generale italiano lungo il fronte costiero, specialmente contro Gorizia.
- La lotta è ripresa tra Sabotino e il Monte Sei Busi; alterne vicende e gravi perdite da una parte e dall'altra.
- Nuovi progressi italiani sul Vodil. Sì annuncia che dal 21 al 27, sul fronte dell'Isonzo, si fecero 5.064 prigionieri e si prese molto materiale.
- Dopo più giorni di operazioni, in Val Lagarina è raggiunto il solco Loppio-Mori.
Fronte orientale
- L'esercito tedesco si concentra pesantemente attorno a Riga.
- Scontri feroci sul fiume Dvina (Daugava).
Fronte meridionale
- I bulgari prendono Pirot e minacciano le comunicazioni ferroviarie.
Operazioni navali
- H.M.S “Argyl” naufraga al largo della costa orientale della Scozia.
- H.M.S “Hythe” affondato a Gallipoli.
Parole d'epoca
Colpo al petto
di Paolo Cassa, Caporale
Monte San Michele (GO)
Mi ero munito di una lunga tenaglia a becco di pappagallo che mi permise di compiere un buon tratto di lavoro passando sotto i reticolati disteso sul dorso e giungendo a tagliare anche i fili alti.
Il tempo però intanto passava e la notte si faceva meno buia ed in me aumentava un certo senso di ansia quando, ad un tratto, uno dei due compagni tagliò il filo al quale era appoggiato qualche cosa che cadendo produsse rumore. Ne seguì tosto da parte nemica una rabbiosa sparatoria, in conseguenza della quale il compagno di Como colpito al ventre gettò un grido che rivelò al nemico la nostra presenza.
Col corpo incollato al terreno, feci segno al ferito di rotolarsi verso il posto avanzato e lui obbedì tosto, mentre io restavo immobile ad orecchi tesi temendo di vedermi addosso una pattuglia nemica ed attendendo che cessasse la raffica di pallottole che mi piovevano intorno.
C'era lì presso uno scheletrico alberello e sperando di confondermi balzai in piedi girando verso destra, ma un violento colpo al petto mi mandò a terra.
Proprio in direzione del cuore sentii con la mano lacerati la giubba, il farsetto e la camicia e rivolsi il pensiero ai cari lontani raccomandandomi alla misericordia divina.
Ma mentre attendevo di sentirmi morire, constatavo che le forze non mi abbandonavano e che inoltre anche l'allarme nemico era cessato, e poiché da vicino incominciavo ad intravedere qualche cosa, pensai di completare il compimento della mia missione.
Poco dopo però il fuoco nemico ricominciò e per quanto mi tenessi col viso contro terra, le pallottole mi schizzavano terra, frammenti di pietra negli occhi e anche io mi rotolai in basso e mi trovai fra le braccia del buon Gallina che quasi piangente mi chiese se ero ferito e dove,
“Non so, caro, andiamo intanto che posso, poi vedremo”.
La mamma aveva vegliato sul figlio.
Giunti al rifugio del Capitano, il portaferiti ed il Ten. Robello mi spogliarono e videro così due fori nel fianco sinistro, uno davanti e l'altro di dietro, fori che tamponarono con cotone imbevuto di tintura d'iodio e dopo una abbondante fasciatura e molte felicitazioni, il Capitano postami una mano sulla spalla “Non mi mancherà all'attacco stamane, vero?” Lo rassicurai e mi coricai per un assai breve riposo.
Nella prima spedizione avevo usato una pinza piccola che tornato, avevo dimenticata nella tasca interna della giubba. Il manico metallico della pinza aveva deviato il proiettile che aveva forato abbastanza marginalmente il fianco sinistro spezzando la bottiglietta del liquido per maschera antigas.
DAL FRONTE
Contro le nostre posizioni in valle Torra (Astico) il nemico pronunziò nella sera del 25 un attacco preceduto da intenso fuoco di artiglieria e fucileria. Fu respinto con gravi perdite.
Nella zona del Monte Nero la rigida temperatura non scema l' attività e lo spirito offensivo delle nostre truppe.
Il 27 furono compiuti nuovi progressi sul contrafforte del Vodil, espugnando forti trincee e prendendo 79 prigionieri e una mitragliatrice.
Nel settore di Plava le nostre posizioni dinanzi a Globna furono nello stesso giorno del 27 attaccate da grossi nuclei di fanteria che vennero respinti e lasciarono 29 prigionieri, dei quali due ufficiali.
Sul Carso nella notte sul 27 nostre truppe con lancio di bombe e brillamento di tubi di gelatina esplosiva espugnarono alcuni trinceramenti. Il nemico in fuga abbandonò armi e munizioni e un lanciabombe.
Da accertamenti compiuti risulta che nelle giornate dal 21 al 27 lungo la fronte dell' Isonzo caddero in nostre mani 5064 prigionieri, dei quali 113 ufficiali, un mortaio, 4 lanciabombe, 21 mitragliatrici, più di 1000 fucili, molte casse di bombe e altro materiale. Mitragliatrici e lanciabombe furono subito posti in azione contro il nemico.
Firmato: CADORNA