Parlamento canadese in fumo
«Stamane, verso le 7:00, navi nemiche hanno bombardato il porto di San Vito Chietino e gli impianti ferroviari di Ortona a Mare; si lamentano soltanto lievi danni materiali». Questo lo scarno comunicato giunto il 3 febbraio dalla costa adriatica.
La sortita della flottiglia asburgica non preoccupa. Qualche parola in più la si spende per l’Albania, dove la marcia austro-bulgara su Durazzo e Tirana prosegue senza intoppi. A Vienna si pubblicizza la simpatia delle popolazioni locali per l’esercito imperiale.
Il Montenegro è di certo meno radioso: a Podgorica, così come in tutto il Regno, infuria una penosa carestia.
Mentre in Europa è notte fonda, in Canada si fa sera. A Ottawa il Parlamento è in fiamme, i pompieri impiegheranno ore a domare l’incendio. L’impressione, perché di questo si tratta, è che sia stato doloso. «Il palazzo del Parlamento, un immenso braciere, rischiara i dintorni coperti di neve». Due le vittime accertate, ma all’appello mancherebbero anche un paio di vigili del fuoco.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- Il palazzo del Parlamento canadese a Ottawa è distrutto da un incendio, ritenuto doloso.
- Il totale del prestito di guerra australiano è vicino a 21.000.000 di sterline.
- Viene segnalata la vendita dei cereali rumeni a un consorzio austro-tedesco.
Fronte occidentale
- I tedeschi bombardano Loos.
Fronte italiano
- Verso le 7:00 di mattina, una flottiglia austro-ungarica effettua un’incursione contro Ortona e San Vito Chietino: lievi danni.
Fronte orientale
- Riprende l’attacco russo in Bucovina.
Parole d'epoca
Fango rosso come sangue
di Paolo Ciotti, sottotenente
Là, terra solida, rocciosa, ghiaccio, neve, boschi sterminati; qua, la terra è rossa, morbida. Cede sotto il passo come carne frolla e la scarpa comincia ad incresparsi. Tratto tratto si è costretti ad un salto; è una trincea, un camminamento, un cunicolo: nel fondo, stracci, gavette frantumate, fiaschi rotti, scatolette vuote di carne in conserva, brandelli di ferro rugginoso, caricatori di ottone, cartuccie qua e là incastrate fra i sacchi di terra, che vomitano un fango rosso come sangue, casse di fucili schiodate, elmetti sforacchiati, scudi da trincea. Questa è la guerra, e buon per noi che vi passiamo ore cianciando.
Ma lassù, oltre il Podgora, c'è ancora terreno vergine, senza segni di passaggio e di conquiste. Un ultimo tratto di terreno in un camminamento angusto e stretto e siamo al Comando del Battaglione del I° Fanteria. Sentinelle, lumi, un vociare disuguale e scomposto. Sotto i ricoveri, brulica una folla di fanti che ci aspettano e ci vengono incontro perché alcuni hanno parenti ed amici nel nostro Reggimento. Un porta ordini ci accompagna in prima linea e ci raccomanda il silenzio perché il nemico è vicino. Diamo il cambio ai soldati del I°Fanteria che abbandonano lieti la trincea sussurrando un “finalmente”.
Si ringrazia il Gruppo L'Espresso e l'Archivio diaristico nazionale di Pievese Santo Stefano
DAL FRONTE
CADORNA
In Valle Lagarina, il giorno 1, un nostro riparto esplorante appoggiato dal fuoco di artiglieria attaccò e disperse nuclei nemici a nord-ovest di Mori.
Nella zona tra Astico e Torra, la sera dell' 1, drappelli nemici in vesti bianche sostenuti da mitragliatrici avanzarono contro le nostre posizioni lungo la fronteCima Norre-Millegrobe; furono contrattaccati e respinti.
In Valle Sugana l' attività aggressiva delle nostre fanterie provocò nuovi favorevoli scontri con l' avversario tra Roncegno e Ronchi.
Sull' Isonzo azione intermittente delle artiglierie.
La nostra bersagliò truppe nemiche transitanti per il nodo stradale di Rusic, a nord-est di Gorizia.
Sul Carso un nostro riparto, penetrato di sorpresa in un trinceramento nemico nella zona di San Martino, vi prese alcuni prigionieri, fucili e bombe a mano.
Firmato: CADORNA