La "fanfara di scoppi"
È ora di ricominciare. L’esercito italiano sgrana il suo personale rosario di cannonate su entrambi i fronti. «La fanfara di scoppi» martella i timpani; intensità e violenza estrema soprattutto sul Pasubio e sul Carso, dove si prepara il terreno all’imminente offensiva.
Le artiglierie appiccano una corona di incendi anche sulle cime dei Carpazi meridionali. Lo Stato maggiore rumeno ha ordinato la ritirata per accorciare il fronte, semplicemente non hanno abbastanza uomini per affrontare una guerra in Transilvania e una in Dobrugia. La decisione non è stata facile, anche perché sconfessa quanto fatto finora: le conquiste ottenute a caro prezzo vengono abbandonate. Soffrendo l’iniziativa di Falkenhayn, l’idea rumena è di salvaguardare almeno il territorio nazionale, di sbarrare la via alle pianure della Valacchia. Le truppe si attestano sulle creste della Alpi transilvane, a difesa dei valichi da Orșova a Predeal. Ma per Törzburg, l’odierna Bran, è già troppo tardi e il 9 ottobre viene presa dagli austro-tedeschi.
Dopo tanto ottimismo, le difficoltà di Bucarest iniziano a essere notate anche dagli Alleati. Una vocina interiore alimenta l’ansia: “Vuoi vedere che va finire come con la Serbia?” Sui giornali proliferano gli appelli per inviare aiuti immediati. Sì, facile a dirsi, un po’ meno da realizzare.
In Grecia è il giorno dei Governi, al plurale. Quello ufficiale è affidato da Re Costantino al neofita politico Spyridon Lambros, di mestiere professore di storia e archeologo, forse per rispolverare i fasti dei bei tempi antichi, quando Atene era un faro di civiltà. Ma è anche il giorno di Venizelos: il leader rivoluzionario sbarca a Salonicco e, in un tripudio di folla e militari, vi costituisce il Governo provvisorio.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- Eleftherios Venizelos arriva a Salonicco, dove riceve una calda accoglienza: costituito il Governo provvisorio favorevole agli Alleati.
- Si forma ad Atene il nuovo Gabinetto greco: Lambros Premier; Zalocosta Ministro degli esteri; il Generale Drako Ministro della guerra.
- Il Conte-Maresciallo Masakata Terauchi succede a Marquis Okuma come Primo Ministro giapponese e il Visconte Ishii come Ministro degli esteri.
- Nominata la British Royal Commission sul controllo del grano e della farina.
Fronte occidentale
- I britannici fanno progressi a est di Le Sars, verso Butte de Warlencourt.
- Gli Alleati avanzano ancora sulla Somme, catturando circa 2.000 prigionieri.
Fronte orientale
- Est di Brzezany (Galizia): gli austro-tedeschi passano all’offensiva, combattimenti sul fronte della Volinia.
Fronte italiano
- Offensiva italiana, comincia l’ottava battaglia dell’Isonzo.
Fronte meridionale
- Fronte rumeno: gli austro-tedeschi prendono Törzburg (Bran, sud-ovest di Brașov).
- I serbi attaccano la terza linea di difesa nemica sul Crna loop e catturano posizioni a Silvica; I bulgari si ritirano a nord di Brod.
- Le truppe Alleate avanzano in Macedonia su entrambe le ali.
- I britannici avanzano di circa 4 km. e mezzo verso Serres.
- Le truppe italiane in Albania occupano Klisura (ora Këlcyrë) e Përmet, sulla Vjosa.
Parole d'epoca
Sciopero
di Giuseppe Battistel militare, 56° reggimento fanteria, brigata Marche
A mattina del 9 ci danno da mangiare acqua bollita con un poco di sangue di un picolo maiale, che avevano comperato per le sentinelle, e qualche buccia di patata dentro, perché le patate si erano sciolte, noi tutti d’accordo non abbiamo mangiato, allora decidiamo di mettersi a rapporto, di andare al lavoro, ma nessuno lavorare, venne avvisato il tenente che comandava la compagnia, che a mezzo dì venne, col capo lavoro, ma noi restammo sempre li, fermi con la pala in mano, allora fece schierare tutte le sentinelle davanti a noi, col fucile spianato, si mise a gridare ad alta voce, lavorare, alla prima volta nessuno ci badò, ma alla seconda volta ci si mise adaggio a lavorare, in quel momento tutto era contro a noi, perfino la pioggia che si rovescio a secchi roveschi, poi ci fece a dire per mezzo del interprete, che chi non vuole lavorare ce lo dica che sarà immediatamente fucilato, 4 o 5 dei più coraggiosi si presentarono dal tenente, e le dissero che tutti volevano lavorare, ma che volevano mangiare, se no si doveva morire di fame, lavorammo fino alle 4 andammo in grannaio, dove si dormiva, si trovarono una zuppa di fagiuoli, e un pezzo di pane, il giorno dopo ci fece smettere il lavoro un ora prima, e andavamo in grannaio,
qui avevano legati 5 uomini al palo incolpati come iniziatori, e caporioni della rivoluzione, ci fece schierare intorno a questi poveri infelici, il tenente in mezzo, che gridava, Italiano, rivoluzionario, dopo la fame che si aveva, si doveva godere anche quel spettacolo straziante, questi poveri Italiani piangevano, erano legati con le mani di dietro a un palo, e una corda ai piedi, si dovevano sostenere con la punta dei piedi, dopo 2 ore vennero slegati, questi poveri uomini caddero a terra, erano svenuti, ce ne erano di quelli che avevano le mani tutte nere, le gambe non le servivano più, dopo mezz’ora che erano per terra si levarono in piedi, e principiarono a muoversi, parevano che avessero fatto una malattia, allora il tenente ci disse che se cera qualche altro che avesse da dire qualche altra parola lo metteva al palo.
Si ringrazia il Gruppo L'Espresso e l'Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano
DAL FRONTE
In tutto il teatro delle operazioni è segnalata una maggiore attività delle artiglierie nemiche, con particolare intensità sull' Altipiano di Asiago, lungo la fronte Carnica, dal' Alto But alla testata del torrente Pontebbana, nella zona di Gorizia, sul Carso. Attacchi e contrattacchi, preceduti e accompagnati da bombardamenti di estrema violenza si succedono nella zona montuosa fra l' Avisio e il Vanoi-Cismon. La sera del 7 il nemico assalì le nostre posizioni del Gardinal e di Busa Alta, ovunque respinto. Nella notte lanciò un nuovo violentissimo assalto contro l' altura di Quota 2456, obbligando la nostra ala destra a ripiegare brevemente. Accorsi i rincalzi il mattino dell' 8 un nostro poderoso urto appoggiato dai tiri precisi delle artiglierie, ricacciò l' avversario giù per i burroni della Busa Alta, infliggendogli gravissime perdite. Ulteriori notizie sulla brillante azione del giorno 5 sulle pendici di Costabella (Valle San Pellegrino) fanno ascendere il bottino preso dai nostri alpini ad un cannone da montagna e sei mitragliatrici, con ricco munizionamento, tosto rivolto contro il nemico. Depositi di viveri e di materiali furono incendiati dall' avversario in rotta. Sul Carso, in piccoli scontri, prendemmo una quarantina di prigionieri. Velivoli nemici lanciarono bombe su Grigno, in Valle Sugana, nell' Alto Fella, sulla Laguna di Grado e su Monfalcone, Cervignano e Torre Zuino: lievi danni ai fabbricati.
Firmato: CADORNA