La Romania ne ha ancora
«Sempre così: quando una sorpresa ci dà in mano qualche centinaio di prigionieri e qualche trincea, il nemico se l’ha subito a male. Quasi l’avessimo indebitamente offeso, il nemico non perdona. Sostituisce le forze che ha perso con altre, dispone per la ripresa dell’azione e, la sera successiva, torna a sbattere le corna contro le posizioni e contro i nostri». Lo scriveva Luigi Ambrosini dal fronte italiano, ma si adatta bene alla maggior parte dei contesti. A Verdun per esempio, dove i tedeschi reagiscono allo scacco subito. E in Romania, dove Bucarest raccoglie le forze, frena la ritirata generale e si prepara a resistere. Anzi, fa di più: nella valle del Jiu, uno degli ingressi alla Valacchia, passa alla controffensiva e il 27 ottobre costringe gli austro-tedeschi a ripiegare. La Romania ne ha ancora, non si sa per quanto, ma ne ha ancora.
Nella notte, coperta dalla nebbia, una flottiglia tedesca prova a colpire un convoglio britannico nella Manica. La sortita è un insuccesso: lo scontro si chiude con due cacciatorpediniere perse a testa e un solo trasporto affondato, la Queen Mary, peraltro scarica.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Fronte occidentale
- I contrattacchi tedeschi contro le posizioni riconquistate dai francesi sul fronte di Verdun falliscono; gravi perdite.
Fronte orientale
- Il centro delle armate russe, sulla riva occidentale del Shchara (Minsk), inizia a ritirarsi verso la sponda orientale.
Fronte meridionale
- La prima armata rumena passa all’offensiva nella valle del Jiu (Valacchia).
- I rumeni tengono le loro posizioni sui passi.
- I serbi fanno progressi nella regione del Crna.
Fronte asiatico ed egiziano
- In Persia, dopo un accanito combattimento, i russi prendono la città di Bijar (nord-ovest di Hamadan).
Fronte d'oltremare
- Grande battaglia fra le truppe del Governo etiope e i partigiani di Ligg Jassu: questi sono sconfitti con gravi perdite; Ras Mikael è fatto prigioniero.
Operazioni navali
- Dieci cacciatorpediniere tedeschi effettuano un raid sui trasporti che attraversano il Canale della Manica. La “Queen Mary” affonda, il cacciatorpediniere “Flirt” è disperso, il “Nubian” viene neutralizzato. Affondate due navi tedesche.
Parole d'epoca
Inutile sacrificio
di Aldo Bardi, Sergente maggiore
Il 27 ottobre tornammo in linea - per partecipare ad un'altra azione, già il bombardamento era cominciato e durò fino al 1° novembre e fu di proporzioni più favolose di quello dell'ottobre; però l'intensità non fu uniforme per tutto il fronte. Il mio Reggimento ebbe il compito di avanzare frontalmente su terreno difficoltoso e protetto da numerose mitragliatrici nemiche cha da ogni parte lo dominavano. In questo tratto il bombardamento nostro non era stato troppo efficace ed il nemico quindi era in piena efficienza difensiva. All'ora stabilita, le prime ondate uscirono dalle trincee e con slancio ardimentoso, si gettarono all'assalimento delle linee nemiche per però non poterono raggiungere: poiché fulminate prima di giungervi. Quattro volte fu ritentato l'attacco, però non sostenuto alla destra, fu inutile ogni sacrificio e potemmo realizzare solo lievissimi progressi.
Si ringrazia il Gruppo L'Espresso e l'Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano
DAL FRONTE
In valle Lagarina tiri aggiustati di una nostra batteria distrussero la sede di un comando nemico e magazzini militari in Isera, ad occidente di Rovereto, provocandovi un incendio. Sulla fronte Giulia maggiore attività delle artiglierie nemiche dalla Vertoibizza al mare. Le nostre ribatterono con efficacia e provocarono lo scoppio di due depositi di munizioni nelle linee dell' avversario. Un nostro drappello penetrato in un trinceramento nemico sul Carso si impadronì di una bombarda di grosso calibro.
Firmato: CADORNA