Muore Francesco Giuseppe
Non lo definirei un fulmine a ciel sereno solo perché il mondo è in tempesta da due anni e mezzo, ma la sera del 21 novembre un lutto improvviso sconvolge Vienna: nel magnifico castello di Schönbrunn è morto Francesco Giuseppe, Imperatore d’Austria e Re d’Ungheria; aveva 86 primavere, regnava da 68. Conservatore, come del resto il 99% dei monarchi, aveva provato di tutto per rallentare l’inesorabile declino della potenza asburgica, fino all’entrata in guerra, di cui almeno agli inizi non era troppo convinto. Sul trono imperiale si siede il ventinovenne Carlo I. Il Re è morto, lunga vita al Re. Ma no, non sarà così lunga.
La giornata si era aperta molto lontano da Vienna, al largo dell’isola di Ceo, nelle Cicladi. Verso le otto di mattina il Britannic, una delle due gemelle del Titanic, riconvertito da transatlantico a nave ospedale, affonda. Non è chiaro se abbia “cozzato” contro una mina o un siluro tedesco. Del migliaio abbondante di persone a bordo ne muoiono solo una trentina, merito dell’abbondante scorta.
In Germania Arthur Zimmermann è nominato Ministro degli esteri. Coincidenza: pochi giorni prima aveva esortato un giro di vite della guerra sottomarina.
In Romania le armate di Falkenhayn avanzano spedite lungo il fiume Jiu e occupano Craiova, la più importante città della Valacchia occidentale. A questo punto gli austro-tedeschi hanno raggiunto la ferrovia Turnu Severin-Bucarest.
Nei giornali italiani il focus è sull’aumento delle spese e la necessità dei Governi di ridurre i consumi. L’analisi de La Stampa è dura e il rimprovero dietro l’angolo: noi siamo “meno ricchi” di Francia e Inghilterra, eppure «in Italia si vive ancora in uno stato di beata spensieratezza, si consuma come fossimo in tempo di pace. La massima parte della società non sente gli obblighi imperativi della guerra e lo stesso Governo non sembra voglia prender coscienza della situazione. I provvedimenti presi finora sono semplici palliativi». E all’orizzonte già si intravedono le restrizioni al consumo della carne, da sommare ai recenti problemi con lo zucchero e le uova. C’est la guerre.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- Morte dell’imperatore d’Austria-Ungheria Francesco Giuseppe. Gli succede il pronipote Carlo Francesco Giuseppe d’Austria-Este, che prende il nome di Carlo I per l’Austria e Carlo IV per l’Ungheria. Moglie del nuovo Imperatore è la principessa Zita di Borbone, dell’ex famiglia ducale di Parma.
- Arthur Zimmermann nominato Ministro degli esteri tedesco.
- Si annuncia che tutti i membri del Consiglio municipale di Bruxelles sono stati deportati in Germania, avendo il Consiglio rifiutato di comunicare al Governatore l’elenco degli operai disoccupati da arruolare per il lavoro forzato.
- Dichiarazione di Venizelos sulla stampa inglese riguardo al Movimento di difesa nazionale greco.
- Il Visconte Motono nominato Ministro degli esteri giapponese.
Fronte meridionale
- In Romania i tedeschi del Generale Falkenhayn occupano Craiova (capitale della Valacchia occidentale) e raggiungono la ferrovia Turnu Severin-Bucarest.
Operazioni navali
- Presso isola di Kea (Ceo), nell’Egeo, la nave ospedale inglese Britannia affonda dopo aver colpito una mina tedesca. Periscono 150 persone delle 700 imbarcate.
Parole d'epoca
Le scarpe al sole
di Paolo Monelli, alpino
Credersi autorizzato a concludere a questo punto che Edoardo il Temerario si è mostrato men degno di portare le verdi fiamme degli alpini, vuol dire concludere con troppa precipitazione. Più volte, da quel giorno, Edoardo fu bravamente al fuoco; sgombrò materiali sotto il bombardamento, salì al comanda del battaglione nelle giornate calde, che lo si vedeva dal basso avvolto dalle nubi delle granate. Degno è che sul cappello porti l'aquila e la penna; degno è che sulla sua giubba siano le fiamme, verdi come i pascoli della valle Cismon, biforcute come le forcellette precipitose da cui spiano le vedette impellicciate. Dice il sergente Da Col, e buffa nuvole di fumo dalla pipa di maiolica con l'effigie di Francesco Giuseppe che ha comperata a Primiero: — Se noi gera ancora ocupà intanto che nualtri se gera tanto pili avanti sui monti, voi dir che no se doveva farlo. Soggiunge Pupo, il conducente canuto, che ha gli anellini alle orecchie, e il più stizzoso mulo delle salmerie : — E se un el ghe gera entra par sbajo noil podieva far altro che saltarghene fora. Così parla la saggezza dei mulattieri, nel calore buono del tabià ; così gli adunati rendono giustizia a Edoardo il Temerario.
DAL FRONTE
Attività delle artiglierie su qualche tratto delle fronti Tridentina e Giulia. Sul Carso, nella giornata del 20, piccoli scontri di nuclei di fanterie.
Prendemmo alcuni prigionieri. Nella notte sul 21 l' avversario lanciò due attacchi contro le nostre posizioni sull' altura di Quota 126, a settentrione del Volkovniak. Fu ogni volta nettamente respinto.
Firmato: CADORNA