I francesi attaccano a Verdun
Sempre quel suono stridulo. Lo odi quel dannato fischietto, buono solo a predire guai. Nelle campagne di Verdun si gioca l’ultima mano della partita: sul piatto vecchie posizioni e qualche frase fatta. Il 15 dicembre i francesi scattano fuori dalle trincee e si riversano sulle linee tedesche. Ci raccontano di soldati bellissimi con «occhi scintillanti». Non è vero. Io immagino uomini e ragazzi sporchi, dallo sguardo rassegnato, stanco, spento. L’artiglieria ha battuto il campo per giorni; un colpo sotterra i corpi, un altro li dissotterra. L’attacco pianificato dal Generale Nivelle frutta circa tre chilometri: Vacherauville, Poivre Hill, Louvemont e Les Chambrettes sono riconquistate; i risultati di mesi di battaglie sono annullati, con buona pace dei morti.
Nelle capitali di mezzo mondo si parla d’altro. Si parla di pace senza proposte concrete. Aria fritta. Persino in Germania qualcuno storce il naso: la minoranza socialista pacifista chiede al Governo di smetterla con le dichiarazioni a effetto e di presentare qualcosa di più solido, reale.
A Pietrogrado il Ministro degli esteri taglia la testa al toro e cavalca l’emotività: «Il nemico pretende di essere vincitore e non possiamo prestar fede a un avversario fellone ed estenuato. La Germania non cerca una pace durevole, ma solo un armistizio temporaneo per raccogliere le forze e rigettarsi con maggior accanimento sugli Alleati. […] Non accetteremo negoziati fino a quando il nemico non sarà battuto».
Ma dopo la sbornia di “mai nella vita”, qualche giornale inizia a ragionare sulle conseguenze di una diplomazia frettolosa e impulsiva: «Sarebbe un errore grave farci trascinare dalla passione e rispondere con un rifiuto assoluto. Faremmo il gioco della Germania, inciampando in un insidioso tranello e dando un’impressione di debolezza, quasi ci mancasse la forza di affrontare un’aperta discussione con il nemico».
In pratica l’identikit della Grecia. «Nonostante la gravità delle esigenze formulate dall’Intesa nel suo ultimatum, il Re e il Governo greco hanno deciso di accettare tutte le richieste, dimostrando la sincerità dei loro sentimenti d’amicizia». È deciso, l’esercito ateniese si ritirerà dalla Tessaglia. «Il Governo esprime la speranza che le Potenze dell’Intesa vogliano riconsiderare la decisione di continuare il blocco delle coste e delle isole elleniche, un grave peso sui rapporti tra gli Alleati e la Grecia».
Hanno detto isole? Ecco, Siros, Naxos e altre ancora vengono occupate dalle truppe ribelli del Governo provvisorio venizelista.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- Il Governo greco accetta l’ultimatum Alleato. Re Costantino dichiara che saranno sospesi i concentramenti di truppe greche in Tessaglia, alle spalle dell'Armata d'Oriente.
- Alla Duma il Ministro degli esteri russo dichiara che il Governo respinge sdegnato le proposte tedesche per negoziati di pace; la Duma approva all’unanimità.
- La minoranza socialista tedesca manifesta contro le “dichiarazioni oracolari” e chiede che il Governo presenti le condizioni di pace.
Fronte occidentale
- Il Generale Nivelle lancia un grande attacco sul fronte di Verdun (nord di Douaumont): linee tedesche penetrate di circa 3 km.; Vacherauville, Poivre Hill (342), Louvemont e Les Chambrettes conquistate.
Fronte orientale
- Strenua difesa russa sulla frontiera Moldava.
- Gli austro-tedeschi hanno successo sulla ferrovia per Ternopil' (Tarnopol), a ovest di Lutsk.
Fronte meridionale
- Rumeni e russi continuano a resistere a nord di Buzău, ma si ritirano da Ialomița.
- Combattimenti sullo Struma, bulgari respinti.
- Idrovolanti bombardano Razlovci, 50 km. a est di Štip (Serbia).
- Gli Imperi centrali bombardano Monastir.
- Siros, Naxos e altre isole greche sono occupate da truppe del Governo provvisorio venizelista di Salonicco.
Fronte d’oltremare
- In Africa orientale continuano i combattimenti attorno a Kibata.
Operazioni navali
- Nave da guerra inglese bombarda il nemico all’estremità del Golfo di Orfani (sud-ovest di Kavala).
Parole d'epoca
Le scarpe al sole
di Paolo Monelli, alpino
Quando la neve cessa, e la nebbia scende ad accumularsi sulle valli strette, da quel mare luminoso emergono stupite e fresche le montagne, fanciulle timide che si bagnano in un lago colmo di luce e scoprono alla loro adolescenza acerba più armoniose curve ; e il sole fluisce biondo sulle creste arrotondate come una capigliatura morbida. Anche le bieche pareti a picco hanno la loro festa, barbaglii scivolano sul gelo che il vento v'ha appiccicato; e scompare ogni sozzura intorno a noi, trincee, camminamenti, parapetti nel loro candore ingenuo sembrano inadatti alla guerra, ma trama leggiadra di sentieri per una fata imbrillantata che si rechi alle cupole di cristallo della sua dimora.
Sei tu, fata crucciosa, che crolli le tue armi di gelo sui sudici uomini che ti lordano il palagio trinato? Già la chiarità dell'aria risveglia il cecchino, alletta l’artigliere del Cupola, la neve ritorna eloquente di peste, di buchi, di macchie; sulla neve riappaiono le pisciate, il sangue e i solchi del bastone. E allora s'aduna la molle insidia dalla valanga in alto e romba a valle con un ululio tragico; inopinata, impreveduta, illogica, non dove abeti spezzati la facevano presagire, ma per nuovi cammini, sulle baracchette, sui ricoveri dove la necessità di guerra li ha costruiti
DAL FRONTE
Azioni sparse delle artiglierie nella Valle dell' Astico, sull' Altipiano di Asiago e nella zona di Plava; più intense ad oriente di Gorizia e sul Carso.
Le persistenti intemperie limitarono l' attività delle nostre truppe.
Firmato: CADORNA