Atene: cerimonia alle bandiere alleate
Il presentat’arm allo Zappeion; le bandiere greche piegate in avanti, come fosse un inchino; quelle Alleate verticali, immobili, a non rispondere, altrimenti non sarebbe un omaggio; quindi gli inni nazionali dell’Intesa e ventuno salve di cannone. Il 29 gennaio Atene mette in scena la cerimonia espiatoria per i gravi incidenti del primo dicembre. È il pomposo e militaresco rituale scelto per chiedere scusa.
Con i campi di battaglia impacciati dalla neve e animati solo da sporadici scontri di pattuglie, l’attenzione generale si focalizza su cosa riserverà il futuro. I tedeschi hanno di fronte una scelta filosofica: rischiare tutto con nuove grandi offensive, oppure perseguire una tattica più conservativa, attendista, mantenendosi sulla difensiva, limitando i danni e dimostrandosi insuperabile.
La relativa pausa non significa inattività. Truppe e materiale continuano a concentrarsi nelle retrovie: «Grave sarà la lotta quando scoppierà l’uragano addensatosi sul fronte occidentale».
Dal versante Alleato tornano in voga le preghiere per l’assoluta necessità di un Comando unico, di una sola testa al vertice di tutti gli eserciti. Sì, ma come fai? Meglio concentrarsi su qualcosa di più fattibile: come la posa di un nuovo campo minato dalle coste britanniche dello Yorkshire fino allo Jutland, oppure sull’offensiva mesopotamica.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- Ad Atene si compie la cerimonia del saluto alle bandiere dell'Intesa come riparazione degli avvenimenti del 1° dicembre.
- Il giornale russo L’Invalid enumera quanto catturato dall'esercito zarista durante il 1916: 8.770 ufficiali, 429.000 soldati, 525 cannoni, 1.660 mitragliatrici, 421 lancia-bombe.
Fronte asiatico ed egiziano
- Continuano i progressi britannici vicino Kut al-Amara.
Operazioni navali
- Annuncio della posa di nuovo campo minato inglese dallo Yorkshire allo Jutland.
Parole d'epoca
Le scarpe al sole
di Paolo Monelli, alpino
La realtà è ancora e soltanto qui, nello scenario attonito degli abeti curvi sotto il bianco, nel fluire in sordina di un filo d’acqua sotto il cristallo dei torrenti irrigiditi. Invitano con tepore d’accorata tenerezza le baite
illuminate, confitte nei pendii grigi. Solo alpini e muli qua su, nell’austerità delle grandi montagne. E la serietà del nostro destino accettata con freddezza. Timori, speranze sono cose lontane e vane; lontana sei tu pure,
bambina, e il tuo ricordo è vano. Questo morbido tedio di neve s’accumula nel cuore, anche. Non c’è futuro, non c’è passato: un presente che si prolunga uguale come una sciata su pendii agevoli, e la baracchetta illuminata dalla candela piantata nel collo del fiasco, odorosa di tavole umide, è la meta definitiva alla nostra ansia di ieri.
DAL FRONTE
Sulla fronte tridentina attività del nemico in lavori difensivi e in trasporti, disturbata dai nostri tiri.
Sulla fronte giulia consuete azioni delle artiglierie e piccoli scontri di pattuglie, nei quali prendemmo qualche prigioniero.
Cadorna





