29 Gennaio, 1917

Atene: cerimonia alle bandiere alleate

Il presentat’arm allo Zappeion; le bandiere greche piegate in avanti, come fosse un inchino; quelle Alleate verticali, immobili, a non rispondere, altrimenti non sarebbe un omaggio; quindi gli inni nazionali dell’Intesa e ventuno salve di cannone. Il 29 gennaio Atene mette in scena la cerimonia espiatoria per i gravi incidenti del primo dicembre. È il pomposo e militaresco rituale scelto per chiedere scusa.

Con i campi di battaglia impacciati dalla neve e animati solo da sporadici scontri di pattuglie, l’attenzione generale si focalizza su cosa riserverà il futuro. I tedeschi hanno di fronte una scelta filosofica: rischiare tutto con nuove grandi offensive, oppure perseguire una tattica più conservativa, attendista, mantenendosi sulla difensiva, limitando i danni e dimostrandosi insuperabile.
La relativa pausa non significa inattività. Truppe e materiale continuano a concentrarsi nelle retrovie: «Grave sarà la lotta quando scoppierà l’uragano addensatosi sul fronte occidentale»

Dal versante Alleato tornano in voga le preghiere per l’assoluta necessità di un Comando unico, di una sola testa al vertice di tutti gli eserciti. Sì, ma come fai? Meglio concentrarsi su qualcosa di più fattibile: come la posa di un nuovo campo minato dalle coste britanniche dello Yorkshire fino allo Jutland, oppure sull’offensiva mesopotamica.

Davide Sartori

GLI AVVENIMENTI

Politica e società

  • Ad Atene si compie la cerimonia del saluto alle bandiere dell'Intesa come riparazione degli avvenimenti del 1° dicembre.
  • Il giornale russo L’Invalid enumera quanto catturato dall'esercito zarista durante il 1916: 8.770 ufficiali, 429.000 soldati, 525 cannoni, 1.660 mitragliatrici, 421 lancia-bombe.

Fronte asiatico ed egiziano

  • Continuano i progressi britannici vicino Kut al-Amara.

Operazioni navali

  • Annuncio della posa di nuovo campo minato inglese dallo Yorkshire allo Jutland.

 

Parole d'epoca

Le scarpe al sole

di Paolo Monelli, alpino

La realtà è ancora e soltanto qui, nello scenario attonito degli abeti curvi sotto il bianco, nel fluire in sordina di un filo d’acqua sotto il cristallo dei torrenti irrigiditi. Invitano con tepore d’accorata tenerezza le baite

illuminate, confitte nei pendii grigi. Solo alpini e muli qua su, nell’austerità delle grandi montagne. E la serietà del nostro destino  accettata con freddezza. Timori, speranze sono cose lontane e vane; lontana sei tu pure,

bambina, e il tuo ricordo è vano. Questo morbido tedio di neve s’accumula nel cuore, anche. Non c’è futuro, non c’è passato: un presente che si prolunga uguale come una sciata su pendii agevoli, e la baracchetta  illuminata dalla candela piantata nel collo del fiasco, odorosa di tavole umide, è la meta  definitiva alla nostra ansia di ieri.

DAL FRONTE

Sulla fronte tridentina attività del nemico in lavori difensivi e in trasporti, disturbata dai nostri tiri.
Sulla fronte giulia consuete azioni delle artiglierie e piccoli scontri di pattuglie, nei quali prendemmo qualche prigioniero.

Cadorna

Come in una macchina del tempo, ogni giorno una nuova pagina del diario.
Le testimonianze, le immagini, i filmati negli archivi e nei giornali dell'epoca.

Sono nato a Roma nel dicembre del 1984, mi sono diplomato al liceo scientifico J.F. Kennedy e ho frequentato la facoltà di Scienze della Comunicazione all’università la Sapienza, ma non mi sono laureato.

I miei interessi? Un po’ di tutto, come molti trentaduenni. Lo sport, la politica, la Storia del ‘900. Niente di eccezionale.


Dal dicembre 2003 al marzo 2005, ho scritto per un giornale locale (Il Corriere Laziale), quindi ho fatto uno stage con una piccola televisione satellitare (Nessuno TV).
Nel 2011 la Graphofeel edizioni ha pubblicato il mio libro “Mens insana in corpore insano”, il racconto di una vacanza on the road da Roma a Capo nord.
Dall’agosto 2013 al gennaio 2014 ho ricominciato a scrivere di calcio quotidianamente, con articoli e pronostici sportivi sul sito http://www.scommessepro.com/
Da giugno 2014 racconto la Grande Guerra, giorno per giorno.

Davide Sartori