Caporetto
Canne, Teutoburgo, Waterloo, Caporetto. Hanno una cosa in comune: sono diventati tutti sinonimi di “disfatta”, simboleggiano un catastrofico tracollo.
Sono le due di notte del 24 ottobre, un mercoledì, una cupa notte, quasi fosse un presagio. Oltre a un acquazzone autunnale, dal cielo, scurissimo, sopra le linee italiane iniziano a piovere anche granate, esplosive e a gas. I riflettori annaspano, si dimenano, saettano nell’aria, ma oltre allo scintillio della pioggia non si vede granché. Il finimondo non dura molto, quanto basta, poi si calma.
Chissà, nonostante le confessioni dei prigionieri magari non attaccano con questo tempaccio... magari è un bluff. No, non lo è.
La mattina è nebbiosa, l’ideale per nascondere i movimenti austro-tedeschi nelle pieghe del nostro fronte. I gas tossici, come l’incolore fosgene o l’iprite, hanno trucidato in agonia centinaia dei nostri in prima linea, qualcuno sorpreso, qualcun altro tradito dai difetti o dall’inefficacia delle rudimentali maschere antigas. Il danno maggiore è stato però la distruzione delle vie di comunicazione tra i Comandi: gli ordini non arrivano, o sono confusi e frammentari; sarà il caos.
I tedeschi non hanno portato solo uomini e materiali sul fronte italiano, con loro viaggia anche un più moderno modo di fare la guerra. Otto von Below è stato chiaro: unità agili, capaci di infiltrarsi tra le linee, evitare i capisaldi italiani, prenderli alle spalle e poi andare avanti, passare all’obiettivo successivo. Questa è una tattica imprevista, disorienta i nostri Comandanti, li coglie impreparati. Esserci fossilizzati sui classici schemi usati fin qui inibisce la nostra capacità di reagire.
Il grosso dell’offensiva si concentra tra Plezzo e Tolmino, sulla seconda armata italiana, quella guidata dal Generale Capello e schierata, male, per divergenze e incomprensioni con l’Alto Comando.
A guidare una manciata di compagnie tedesche c’è un tenentino niente male: si chiama Erwin e promette bene. Il ragazzo si farà. Venticinque anni dopo il mondo lo conoscerà come “la volpe del deserto”, ma forse è più familiare il cognome: Rommel. Impiegato nell’assalto delle avanguardie, il suo contingente prosegue isolato; non c’è problema. Stando alla sua cronaca, avanza spedito per chilometri – su un fronte misurato spesso in metri – quasi senza sparare un colpo e catturando valanghe di prigionieri.
Priva di coordinamento, con direttive balbettanti o mai arrivate, la difesa italiana poggia su sacche di resistenza: chi può combatte, spesso con ardore, ma la maggioranza può solo ritirarsi o arrendersi. La figura peggiore è probabilmente quella del Generale Badoglio: il suo corpo d’armata è travolto in appena un paio d’ore, l’artiglieria neanche spara. Tra le varie teorie c’è quella di una trappola finita male. Sì, ma molto male.
Più gli austro-tedeschi avanzano, più gli italiani sono colti di sorpresa e non riescono a tenere le posizioni. Alle quattro del pomeriggio l’Isonzo è oltrepassato in lungo e in largo, il paese di Caporetto è in mani nemiche e così la dodicesima battaglia dell’Isonzo si appropria di un nuovo nome, più evocativo.
Mentre l’esercito italiano batteva in ritirata e in alcuni settori finiva in vera e propria rotta, a Roma, alla Camera dei deputati, interveniva il Ministro della guerra Giardino, applauditissimo: «Venga pure l’attacco, noi non lo temiamo. Qualsiasi cosa accada, la Patria è inviolabile».
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- Alla Camera italiana il Ministro del tesoro, Carcano, espone la situazione finanziaria dell'Italia. Il Ministro della guerra, Generale Giardino, annuncia l'imminente offensiva austro-tedesca, proclama che l'Italia non teme l'attacco e che la Patria è inviolabile.
- Kerenskij espone al Parlamento provvisorio il programma per la riorganizzazione dell'esercito. Il Parlamento elegge una Commissione di difesa nazionale di 41 membri. Si annunciano disordini e sommosse in molte parti della Russia.
- Il Governo degli Stati Uniti decide il sequestro di tutti i beni dei sudditi tedeschi in America e il loro investimento in obbligazioni del “Prestito della Libertà”.
Fronte occidentale
- I francesi raggiungono le rive del canale Oise-Aisne; circa 11.000 prigionieri.
- Respinto l’attacco tedesco nella foresta di Houthulst (Ypres).
- Respinto l’attacco tedesco nella foresta di Chaume (Verdun).
Fronte orientale
- I russi avanzano verso la Dvina (Daugava), 50 km. a sud-est di Riga.
- I russi cominciano a evacuare Kronštadt.
Fronte italiano
- XII battaglia dell’Isonzo: gli austro-tedeschi attaccano coperti da una spessa nebbia su un fronte di 30 km; irrompono nelle linee della II armata italiana a Tolmino, Caporetto e Plezzo; 10.000 prigionieri.
DAL FRONTE
L'avversario, con forte concorso di truppe e mezzi germanici, ha effettuato a scopo offensivo il concentramento di numerose forze sulla nostra fronte. L'urto nemico ci trova saldi e ben preparati.
Nella scorsa notte l'intesificato tiro su vari tratti della fronte Giulia e un violento bombardamento, con largo impiego di proiettili a gas speciali, tra il Rombon e la regione settentrionale dell'Altopiano di Bainsizza, hanno segnato l'inizio dell'atteso attacco, ma verso l'alba, causa maltempo, il fuoco nemico è scemato di intensità. Con esso rallentarono le violente raffiche di risposta delle nostre batterie.
Firmato: CADORNA