La nascita di un mito
Parole quante se ne vuole, fatti pochi. I giornali italiani non pubblicano molte informazioni, in realtà ne girano col contagocce. «Consigliamo al pubblico di non lasciarsi impressionare. In base alla conoscenza della situazione possiamo smentire qualsiasi voce allarmistica. […] È falso che il nemico abbia passato il confine a nord di Cividale. Per quanto grandi siano le sue forze, non potrà spezzare la linea di resistenza. Il Comando è sereno e sicuro. […] È assurdo nutrire preoccupazioni. La situazione strategica generale si mantiene immutata, malgrado l’ammaccatura causata al nostro scudo dal colpo nemico. Nervi a posto». Stralci dall’editoriale de Il Giornale d’Italia.
Si parla di assalti respinti sulla Bainsizza, di resistenza vittoriosa alla stretta di Saga di qualche naturale progresso nemico e di pronte controffensive. «Si tratta di una grande battaglia e occorre attenderne gli sviluppi con la più alta fiducia e la più rigida calma». Ma c’è un’informazione particolare, è accessoria, ma significativa: i giornalisti tedeschi hanno lasciato il fronte orientale e si stanno fiondando su quello italiano.
Il 26 ottobre tutto il nostro quadrante tra Plezzo, Tolmino e Auzza è crollato, compromettendo la tenuta dei settori limitrofi; un effetto domino. L’altopiano della Bainsizza, conquistato a caro prezzo un paio di mesi fa, viene abbandonato.
Qualche chilometro a nord-ovest la colonna guidata da Erwin Rommel si è impadronita del Matajur, dominante la vallata del Natisone. In poco più di due giorni Rommel sarebbe avanzato di quasi 20 chilometri, catturando circa 9.000 prigionieri; le sue perdite ammonterebbero a soli 39 uomini. È l’inizio del mito.
Diverso lo spettacolo sul Carso, dove la Terza armata del Duca d’Aosta tiene botta, nonostante la pressione crescente.
Come fossero legati da un involontario fil rouge, ai guai militari corrispondono quelli politici. A Roma il Governo Boselli, sfiduciato alla Camera, presenta le dimissioni. Le voci di corridoio non prevedono rivoluzioni epocali: «L’intelaiatura della nuova combinazione ministeriale dovrebbe restare quella del Gabinetto caduto, come hanno lasciato intendere le approvazioni del Parlamento alle relazioni di tutti i Ministri». Dunque sarebbe stato un “no” a Boselli Premier, giudicato troppo poco energico.
Sul fronte occidentale gli anglo-francesi fanno un nuovo tentativo verso Passchendaele: progressi mediocri, neanche mezzo chilometro di altro fango, perché piove sempre.
Gli Alleati abbracciano però un nuovo compagno di viaggio: anche il Brasile dichiara guerra alla Germania.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- Il Brasile si dichiara in stato di guerra con la Germania.
- Caduta del Governo italiano. In seguito al voto contrario della Camera italiana, il Ministero Boselli presenta le dimissioni.
Fronte occidentale
- Gli Alleati attaccano a est, nord-est e nord di Ypres: migliorate le posizioni britanniche da Passchendaele a Poelkapelle; i francesi catturano Draaibank; maltempo.
- I tedeschi ripiegano sul fronte dell'Aisne, incalzati dalle truppe francesi.
Fronte orientale
- Si annuncia che sul fronte di Riga, nella regione della strada di Pskov e del fiume Piccola Jugla, i tedeschi si sono ritirati verso la Dvina (Daugava) per una trentina di km.
- Squadrone tedesco bombarda Khainash, 65 km. a sud di Pärnu (Estonia). I trasporti appaiono circa 19 km. a sud.
Fronte italiano
- Le truppe austro-tedesche, superata in parecchi punti la linea di confine fra la testa dell’Judrio e il monte Canin, tentano di raggiungere lo sbocco delle valli. Sul Carso le truppe italiane resistono all'intensificata pressione e respingono le forti puntate del nemico.
- Evacuato l’altopiano della Bainsizza. I tedeschi reclamano 60.000 prigionieri e 500 pezzi d’artiglieria.
Dal fronte italiano
REGIO ESERCITO ITALIANO - COMANDO SUPREMO
BOLLETTINO DI GUERRA N. 922 – 26 OTTOBRE 1917 - ORE 18:00
L’offensiva nemica, contro la nostra ala sinistra della fronte Giulia, alimentata da poderose masse, ha continuato la notte sul 25 e nella giornata di ieri con estrema violenza.
Dal monte Maggiori fino ad ovest di Auzza abbiamo ripiegato sulla nostra linea di confine. In conseguenza di tale ripiegamento dovemmo provvedere allo sgombero dell’Altipiano di Bainsizza.
Ad oriente di Gorizia e sul Carso, la situazione è immutata. dieci velivoli nemici vennero, durante la giornata di ieri, abbattuti o costretti ad atterrare dai nostri aviatori.
Generale CADORNA