Addio ai Romanov
«Sul fronte occidentale la battaglia continua con violenza raddoppiata. […] La resistenza delle truppe franco-americane è magnifica». Il secondo giorno di offensiva consente alle armate del Kaiser di ampliare le teste di ponte e avanzare a sud della Marna, fino a Saint-Agnan e La Chapelle-Monthodon, entrambe contese e non conquistate. E più a est fino a Montvoisin, a una decina di chilometri da Épernay, ma il sistema difensivo dell’Intesa non è pregiudicato. È una carneficina.
Una tragedia è in corso d’opera anche in Russia. Le truppe bianche e cecoslovacche starebbero marciando verso Ekaterinburg, poco a oriente degli Urali. Il Soviet deve correre ai ripari perché a Ekaterinburg sono detenuti l’ex Zar Nicola II e la sua famiglia. Non si può rischiarne la liberazione. L’ordine impartito a Jakov Michajlovič Jurovskij è chiaro: devono sparire. Nella notte la famiglia imperiale viene condotta in uno scantinato e giustiziata; i corpi bruciati, fatti a pezzi e sepolti nei boschi.
L’iniziativa non sarebbe venuta da Lenin, ma da Sverdlov, dirigente siberiano del partito e fedelissimo del leader. Sia chiaro, Mosca non è affatto dispiaciuta, tanto è vero che nel 1924 Ekaterinburg verrà ribattezzata Sverdlovsk, in suo onore, per poi tornare alle origini con la caduta dell’Unione Sovietica.
La dinastia imperiale dei Romanov è estinta nel modo più brutale. Qualcuno se lo aspettava e il pensiero corre al giorno dell’incoronazione di Nicola II: era stata radunata un’enorme folla per celebrare il nuovo Zar, ma gli argini e le impalcature di contenimento avevano ceduto e nel panico erano morte circa 1400 persone; il più fosco dei presagi. Oggi, lì dove furono fucilati Nicola II, la zarina Aleksandra, le quattro figlie e il figlio Aleksej, sorge una chiesa dal nome evocativo: “la Cattedrale sul sangue”.
Torniamo al 1918, perché la giornata non è finita. A Vienna si riunisce la Camera. Per prima cosa c’è un messaggio di Burian, Ministro degli esteri: «I nostri avversari vogliono punirci. Secondo loro dovremmo pentirci di esserci difesi dai loro attacchi. La nostra forza difensiva la chiamano militarismo e vorrebbero annientarla. […] Questa guerra è diventata un’effusione di sangue insensata e senza scopo e siamo pronti a mettervi fine in qualsiasi momento».
Secondo Burian il problema è solo territoriale, gli ideali invece sarebbero più o meno condivisi.
Più importante e atteso è il discorso del Premier Seidler. Ogni tentativo conciliante con le nazionalità minoritarie è abbandonato: «I tedeschi dell’Austria chiedono, con pieno diritto, di veder riconosciuta la posizione che loro spetta per storia e cultura. […] C’è un solo indirizzo possibile in Austria: la tutela dei giusti interessi tedeschi. Non si può governare senza, o contro, i tedeschi. È un errore incomprensibile credere che l’unione degli altri partiti possa produrre una maggioranza. Il popolo tedesco è sempre stato la spina dorsale dello Stato e tale rimarrà».
Il clamore degli slavi e di tutte le opposizioni raggiunge l’apogeo.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- L’ex Zar Nicola II e la sua famiglia vengono fucilati a Ekaterinburg, capitale degli Urali rossi.
- A Parigi inizia il processo contro l'ex Ministro Malvy, accusato di avere informato il nemico dei disegni politici e militari della Francia e di averlo favorito provocando ammutinamenti fra le truppe.
- Si riapre il Parlamento austriaco con un discorso del Presidente del Consiglio Seidler, che, abbandonando le tendenze conciliative con le altre nazionalità, afferma la supremazia dei tedeschi in Austria.
Fronte occidentale
- I tedeschi avanzano dalla Marna a Montvoisin (circa 11 km. da Épernay).
- A sud di Dormans i francesi e gli americani contrattaccano e riprendono i villaggi di Saint-Agnan e La Chapelle-Monthodon.
Fronte italiano
- Nella notte due dirigibili italiani gettano più di una tonnellata d'esplosivi sulle opere militari e sull’ancoraggio delle navi da guerra di Pola, con visibili successi.
Dal fronte italiano
REGIO ESERCITO ITALIANO - COMANDO SUPREMO
BOLLETTINO DEL 16 LUGLIO 1918
L’attività combattiva, mantenutasi moderata sul resto della fronte, si andò temporaneamente nella mattina di ieri nella regione settentrionale del Grappa. Nostri nuclei con grande slancio, conseguirono qualche vantaggio di terreno, presero sette mitragliatrici e fecero prigionieri tre ufficiali e 91 uomini di truppa.
A cavallo della Val di Brenta, due piccole guardie nemiche vennero volte in fuga da nostre pattuglie che catturarono alcuni prigionieri ed una mitragliatrice.
Nella giornata e nella notte gli aviatori nostri ed alleati ed i dirigibili dell’esercito ed ella marina furono molto attivi; dodici velivoli nemici sono stati abbattuti.
Firmato: DIAZ