Scossone a sinistra
«Farò brevi dichiarazioni, dichiarazioni di commiato, che mi auguro siano accolte con la tristezza dalla quale sono dettate. Ci separiamo, ma sarebbe più giusto dire: voi vi separate da noi. […] Salutiamoci al grido di “Viva il socialismo, viva il proletariato!” Questo grido, se saremo saggi, potrà ancora riunirci nell’avvenire».
Con questo intervento di Filippo Turati i socialisti riformisti accettano, nel 1922, l’espulsione dal Partito, o scissione. Quella rottura traumatica, sofferta, affonda le radici nella Grande Guerra.
La crepa, destinata a far crollare tutto, forse si apre il 30 luglio 1918. La Direzione del Partito socialista ha richiamato tutti alla disciplina e si è sperticata in lodi per chi ha deciso di non partecipare alla Commissione governativa per il dopoguerra. «Il vero sentimento di classe è superiore alle meschine preoccupazioni di malintesi interessi proletari».
Se la religione è l’oppio dei popoli, un immutabile dogmatismo rende il socialismo una religione. Ma non tutti si sono piegati, rassegnando il mandato.
Tra i dissidenti c’è Turati: «Considero un errore imperdonabile l’abbandono del posto assegnato ai rappresentanti dell’idea socialista e delle organizzazioni proletarie. […] Per mio conto, non manderò dimissioni, dolente soltanto di dover fare la parte del dormiente solitario per questo squagliamento dei compagni. […] Comportandomi così, penso di osservare non solo il mio preciso dovere di deputato socialista, ma il mio più semplice dovere di uomo coerente».
Turati respinge l’idea di quella disciplina, la definisce un «feticcio», utile solo a chi «presume di imporsi col frustino».
Ha capito una cosa in realtà banale: «Finché dura la guerra e con lei la paralisi del Parlamento, le Commissioni sono il miglior modo di attingere informazioni, scrutare le disposizioni del Governo e i propositi degli avversari. Sono il luogo dove agitare le vitali questioni nazionali e internazionali, presentare relazioni, influire nella preparazione del dopoguerra e sostenere proposte di carattere socialista, in comunione con il Partito e il proletariato».
La risposta de “L’Avanti!” è sprezzante, ingrata, cattiva, miope: «Resti dove vuole. Faccia il dormiente, faccia lo sveglio, affari suoi. Se ha impegni da mantenere con altri fuori dal Partito li mantenga. Se gli è più facile lavorare in camera chiusa con i più feroci avversari del socialismo e del proletariato, anziché associarsi alla commovente solidarietà politica, faccia il suo comodo». Turati è il nemico, un traditore, o quasi.
Sul fronte occidentale gli ultimi giorni sono stati un assillo continuo per le retroguardie tedesche. Chi è restato a proteggere la ritirata sapeva di essere stato “sacrificato”. Ora Ludendorff ordina di intensificare la resistenza, di coprire la ritirata con più uomini. La Germania ha bisogno di tempo per preparare la prossima linea di arresto, quella dove stoppare l’offensiva Alleata.
Ma Berlino ha grossi grattacapi anche in oriente, in Ucraina, dove il suo indice di gradimento è in caduta libera. E non è mai stato altissimo. Scioperi e contestazioni si aggravano; le ostilità fanno la loro vittima eccellente: a Kiev un attentato dinamitardo uccide il Feldmaresciallo von Eichhorn, il Comandante delle truppe di occupazione, stampella del dittatore Skoropadskyi. Il colpevole è un socialista rivoluzionario, come per l’assassinio del Conte Mirbach, l’Ambasciatore a Mosca.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- Kiev: il Feldmaresciallo tedesco von Eichhorn, Comandante degli austro-tedeschi in Ucraina, e il suo aiutante di campo sono uccisi da una bomba lanciata da un socialista rivoluzionario.
- In una lettera pubblicata su L'Avanti! l’on. Turati disapprova le dimissioni dei deputati socialisti dalla Commissione per la preparazione del dopoguerra e dichiara che non si dimetterà neppure per disciplina di partito.
- Gli Onondaga, popolazione nativa-americana, dichiarano guerra alla Germania.
Fronte occidentale
- Forte resistenza tedesca su tutta la linea. A Saint-Euphraise (sud-ovest di Reims) i tedeschi contrattaccano, ma falliscono.
Dal fronte italiano
REGIO ESERCITO ITALIANO - COMANDO SUPREMO
BOLLETTINO DEL 30 LUGLIO 1918
Lungo tutta la fronte, moderata attività dell’artiglieria nemica controbattuta dalla nostra.
In Giudicarie ed in Vallarsa i nostri avamposti respinsero nuclei nemici.
sul Piave nostre pattuglie in esplorazione riportarono armi e materiali.
L’attività aerea fu intensa da entrambe le parti. Campi di aviazione ed altri obbiettivi militari nelle retrovie nemiche vennero efficacemente bombardati. Dodici velivoli avversari furono abbattuti in combattimenti aerei, un tredicesimo, colpito dall’artiglieria, precipitò nei presidi Asolo.
Albania – Compiuta la sistemazione delle linee di resistenza le nostre truppe avanzate sul Semeni e ad oriente dell’Ossum-Devoli hanno rallentata la pressione contro le truppe nemiche. L’attività combattiva è perciò sensibilmente diminuita.
Firmato: DIAZ