Lille è la chiave
È rotta, la seconda linea di resistenza tedesca in Belgio e nella Francia settentrionale è crollata; gli eserciti Alleati sfondano, quelli del Kaiser si ritirano, abbandonando le posizioni dalla costa a Douai. Il 17 ottobre i belgi entrano a Ostenda, anticipati di qualche ora da uno sbarco britannico; in città solo civili. A Bruges si segnala iperattività tedesca per l’evacuazione e Courtrai è ormai libera, una cruda formalità gli ultimi combattimenti casa per casa. La popolazione belga accoglie festante i salvatori: le bandiere sventolano e chi è riuscito a conservare alcolici brinda per strada con i soldati.
Anche Lille è libera. La pressione era insostenibile, meglio andarsene prima di rimetterci più del necessario. Ma Lille non è solo un centro minerario e industriale, non è solo il più importante nodo stradale e ferroviario, è un muro portante. Caduta lei il destino di Turcoing e Roubaix è segnato, prese loro le porte del Belgio si spalancano. Lille è la chiave universale della pianura belga.
E Lille non è l’unico caposaldo tedesco a capitolare, nelle stesse ore la Germania perde un altro appiglio cruciale per la sua difesa: Douai. Piove sul bagnato. Letterale e metaforico.
Più a sud gli anglo-americani lanciano una nuova offensiva sulla Selle. I tedeschi continuano a combattere. Devono guadagnare tempo nella speranza di riorganizzarsi su un fronte più corto, arrestare l’avanzata prima di essere invasi e sfruttare il ritrovato stallo per negoziare su Alsazia-Lorena e Polonia prussiana.
Utopie come il federalismo di Carlo d’Asburgo. Jugoslavi e cecoslovacchi rifiutano la proposta. A Praga e Zagabria si proclama l’indipendenza. In fondo gli eserciti Alleati nei Balcani hanno preso Peć, Kruševac e Knjaževac; già mezza Serbia è tornata libera.
Ora persino la nazionalità più fedele abbandona l’Impero: i tedeschi manifestano il desiderio di aggregarsi alla Germania, in particolare quelli boemi, spaventati dalla prospettiva di diventare minoranza in uno Stato cecoslovacco.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- Proclamata l’indipendenza jugoslava a Zagabria e della Repubblica Ceca a Praga.
- Il Governo inglese riconosce come autonoma l’armata polacca.
- Washington: pubblicata la corrispondenza fra bolscevichi e tedeschi.
- Londra sottoscrive 31.000.000 di sterline in nove giorni per il Prestito nazionale di guerra.
- Il Congresso dei tedeschi della Boemia auspica la formazione di un'Assemblea nazionale di tutti i deputati tedeschi boemi per far valere il diritto di autodecisione della popolazione tedesca di aggregarsi all'Impero germanico.
- Tutti i giornali ottomani invitano il nuovo Governo a procedere verso la pace senza curarsi degli alleati, che hanno abbandonato la Turchia.
- Roma: si comunica che il Generale Mangin ha inviato al Ministro della Guerra italiano, Generale Zupelli, un telegramma per esaltare il valore delle nostre truppe.
Fronte occidentale
- I britannici entrano a Douai e liberano Lille.
- I britannici raggiungono le periferie di Tourcoing.
- I belgi entrano a Ostenda via terra, il loro Re, la loro Regina e Sir R. Keyes dal mare; la cavalleria è alle porte di Bruges.
- Comincia la battaglia della Selle: britannici e americani attaccano su un fronte di 15 km. la linea della Selle a sud di Le Cateau.
- Gli americani combattono a ovest di Grandpré.
Fronte meridionale
- I franco-serbi occupano Knjaževac e Kruševac.
- I francesi catturano Peć.
- Oltre metà della Serbia è liberata.
- Rivolta montenegrina contro gli austro-ungarici.
Fronte asiatico ed egiziano
- I britannici estendono la ferrovia del Tigri verso Tikrit.
- Le truppe britanniche in Transcaspia catturano Duşak, respingendo indietro i bolscevichi.
Dal fronte italiano
REGIO ESERCITO ITALIANO - COMANDO SUPREMO
BOLLETTINO DEL 17 OTTOBRE 1918
Azioni d’artiglieria alquanto vivaci dall’Astico al Brenta e moderate sul rimanente della fronte.
Sull’Altipiano d’Asiago, nonostante la pioggia dirotta, nostri nuclei esploranti attaccarono le piccole guardie nemiche sulla sinistra dell’Assa, riuscendo ad annientarne una e misero in fuga i posti avversari in Val Frenzela catturandone le armi.
Lungo il Piave la piena delle acque limitò grandemente la consueta attività combattiva.
Firmato: DIAZ