Non è abbastanza
Escludendo le posizioni ai due estremi, un passo avanti verso la pace è stato fatto. Però non basta. Le opinioni pubbliche dell’Intesa nutrono ancora forti dubbi sulle intenzioni tedesche. Il più interessante riguarda il mantenimento del rapporto di forze: Berlino potrebbe intenderlo quantitativo, cioè di materiale e uomini; gli Alleati lo leggono anche qualitativo, quindi materiali, uomini, posizioni dominanti e inerzia della guerra. Nella risposta tedesca non c’è neanche una riga sull’Alsazia-Lorena, dove Berlino sta lavorando a una nuova amministrazione, né sul senso di “libertà dei mari”, con l’idea tedesca inconciliabile con la supremazia britannica.
Mentre i giornali si interrogano e giudicano, Wilson fa lo stesso e invia un nuovo messaggio a Berlino: «Avendo ricevuto la solenne ed esplicita assicurazione del Governo tedesco di aver accettato, senza riserve, le condizioni di pace esposte […] il Presidente degli Stati Uniti non può rifiutare di prendere in considerazione la questione dell’armistizio e di sottoporla ai Governi Alleati.» - incipit promettente – «Tuttavia egli considera suo dovere ripetere che il solo armistizio accettabile deve
garantire agli Stati Uniti e alle Potenze dell’Intesa di far rispettare gli accordi e di rendere impossibile la ripresa delle ostilità da parte della Germania con l’imposizione, senza restrizioni, dei particolari per la pace».
Poi ci sarebbe sempre quell’antipatica questione politica. Per quanto possano apparire significativi i cambiamenti costituzionali, le riforme non sembrano abbastanza profonde, né discontinue con il passato, né mettono al riparo da un possibile dietrofront. «Inoltre non si è giunti al nocciolo della questione. Forse le guerre future saranno poste sotto il controllo del popolo tedesco, ma la guerra attuale non lo è stata ed è della guerra attuale che si tratta. Il popolo tedesco non possiede i mezzi per costringere le autorità militari a sottomettersi; il potere di controllo politico del Re di Prussia rimane intatto, così come l’iniziativa resta ancora nelle mani di chi ha controllato la Germania finora. […] Le Nazioni del mondo non hanno e non possono aver fiducia nelle parole di chi ha guidato la Germania finora. […] Se il Governo degli Stati Uniti dovesse trattare con loro dovrebbe esigere una resa e non negoziati di pace».
È un bel giro di parole per chiedere l’abdicazione del Kaiser Guglielmo II, il crollo degli Hohenzollern e il “pensionamento” dell’establishment militarista. Servono «garanzie straordinarie».
Mentre Wilson replica a Berlino, Balfour, Ministro degli esteri britannico, tocca un altro punto dolente: le colonie. «In nessun caso possiamo permettere a qualcuno di recidere le nostre arterie di comunicazione. […] La restituzione delle colonie è incompatibile con la sicurezza e l’unità dell’Impero britannico». Discorso chiuso.
Apertissima invece la crisi austro-ungarica. A Fiume truppe croate insorgono e cercano di prendere la città. Assaltano la caserma degli Honvéd e danneggiano la ferrovia. Alla fine la Guardia ungherese arriva di rinforzo e stronca la rivolta.
Nervi troppo tesi a Vienna. L’Imperatore Carlo si trasferisce con tutta la famiglia nel castello di Gödöllo, in Ungheria.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- Nota degli U.S.A. in replica a quella tedesca del 21 ottobre.
- Solf e il Ministro della guerra tedesco espongono la situazione.
- Impudente replica tedesca sul problema dei prigionieri.
- Amnistia e rilascio per Karl Liebknecht.
- Zagabria: il Consiglio nazionale degli sloveni, croati e serbi della Monarchia austro-ungarica annuncia alle varie nazionalità di aver preso la direzione della politica nazionale, enunciandone le linee guida.
- Ungheria: il Governo Weckerle ripresenta le dimissioni al Re d'Ungheria, Carlo I.
- Il Barone Hussarek è ancora il Premier austriaco.
- L'Imperatore Carlo d’Asburgo abbandona Vienna con la famiglia per rifugiarsi nel castello di Gödöllo, in Ungheria.
- Balfour interviene sullo stato dell’Impero.
- Dagli Stati Uniti si annuncia che finora furono imbarcati per l'Europa due milioni e ottomila soldati americani.
- 239.000 tonnellate di spedizioni Alleate (incluse 151.000 inglesi) sono state perse a settembre.
- Da Washington si annuncia che gli Stati Uniti hanno concesso un nuovo prestito di un miliardo all’Italia e di mezzo miliardo alla Francia: con ciò i prestiti concessi all'Italia ammontano a 5.250.000.000 e alla Francia a 10.845.000.000.
- Il Re e la Regina del Belgio volano a Bruges.
Fronte occidentale
- Grande attacco britannico fra Le Cateau e Valenciennes: dopo una dura resistenza, la linea viene spostata in avanti di quasi 5 km. Presa Bruay e raggiunta la Schelda.
- Duri combattimenti da parte dei francesi sui fronti della Serre e Vouziers.
- I francesi progrediscono tra l’Oise e la Serre, gli americani sulla Meuse e a nord di Verdun.
Fronte orientale
- I bolscevichi attaccano le posizioni Alleate sul fiume Dvina (sud di Arcangelo), ma vengono respinti.
Fronte meridionale
- Truppe croate assediano Fiume, ma vengono stroncate.
- Il Comando supremo italiano comunica che le retroguardie austro-ungariche, premute dalla cavalleria italiana e dalle bande d'insorti albanesi, hanno ripiegato a nord del fiume Mat, a circa 15 km. a sud di Alessio.
Fronte asiatico ed egiziano
- I turchi si ritirano, inseguiti, a 32 km. da Fatha (Tigri).
- Comincia l’avanzata inglese verso Mossul (Mesopotamia).
- Inizia la battaglia di Sharqat.
Dal fronte italiano
REGIO ESERCITO ITALIANO - COMANDO SUPREMO
BOLLETTINO DEL 23 OTTOBRE 1918
Saltuarie azioni di fuoco delle opposte artiglierie sulla fronte montana e lungo il Piave.
A nord del Col del Rosso un nostro ardito nucleo di fanteria penetrò di sorpresa in un posto avanzato avversario, ne distrusse le difese e fece prigionieri l’ufficiale e 10 soldati. Sul ciglione dell’Assa pattuglie nemiche vennero disperse a fucilate.
Nostri aviatori bombardarono efficacemente treni e baraccamenti della stazione di Casarsa e obbiettivi militari avversari nelle retrovie dell’Altipiano d’Asiago. Un apparecchio lanciò Kg. 300 di bombe sull’arsenale di Pola.
Due velivoli ed un pallone frenato avversari vennero abbattuti in combattimento: un terzo aeroplano colpito da una batteria antiaerea, precipitò in fiamme.
ALBANIA - Premute dalla cavalleria italiana e dalle bande di insorti albanesi, le retroguardie austriache hanno ripiegato a nord del fiume Mati (a una quindicina di Km. a sud di Alessi).
Firmato: DIAZ