Tocca a noi
Corriere della Sera, 24 maggio: «Guerra! La parola formidabile tuona da un capo all’altro dell’Italia e si avventa alla frontiera orientale, dove i cannoni la ripeteranno agli echi delle terre che aspettano la liberazione: guerra! È l’ultima guerra dell’indipendenza. […] L’ultimo capitolo del risorgimento!»
“Traditori”, “venduti”, “razza di briganti”, “ricattatori”: sono solo alcuni dei gentili epiteti rivolti agli italiani dalla stampa austro-tedesca. A Vienna e a Berlino s’industriano per affibbiare a Roma le responsabilità del nuovo conflitto; alcune trovate sono a dir poco amene, ma ce n’è una francamente spassosa: viene persino messa in dubbio l’appartenenza della Serbia alla regione balcanica. Strana la loro geografia.
La via delle calunnie, delle scaramucce verbali, è a doppio senso di marcia; noi ci difendiamo piuttosto bene. L’Agenzia Nazionale della Stampa scrive: «Nessuna diplomazia, nessun Governo, che non avesse le tradizioni di malafede austriache, avrebbe mai osato servirsi di una così inconsistente accusa».
Al fronte le operazioni belliche sono iniziate in piena notte: alle 4:30 un proiettile austro-ungarico uccide l’alpino diciannovenne Riccardo Giusto; è il primo caduto italiano. Il Regio esercito varca la frontiera nord-orientale e avanza in territorio asburgico: in serata vengono occupate Terzo, Caporetto, Cormons, Versa e Cervignano. Le forze austro-ungariche ripiegano su tutta la linea, distruggono i ponti e i centri abitati.
Sul fronte occidentale i tedeschi tentano per l’ennesima volta di forzare lo stallo a Ypres: l’offensiva è furente, ma le linee britanniche non cedono; gli scontri di Bellawaerde Ridge chiuderanno la terrificante seconda battaglia di Ypres.
A Berlino va meglio sul teatro orientale: sul San la vittoria è austro-tedesca. Nonostante i disperati contrattacchi russi, gli Imperi centrali si sono assicurati la sponda est; le posizioni sono consolidate per circa quindici chilometri oltre il fiume. Il Generale Mackensen ha annientato la resistenza delle armate zariste, costrette alla ritirata. La battaglia del San è conclusa, il prossimo obbiettivo austro-tedesco è Przemysl.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- L'Italia comincia le operazioni belliche contro l'Austria-Ungheria.
- Gli Ambasciatori di Germania e d'Austria-Ungheria e i Ministri di Baviera presso il Quirinale e il Vaticano partono da Roma, abbandonando l'Italia.
- I tedeschi troncano le relazioni diplomatiche con L’Italia.
- Da Costantina il 3° reggimento degli Zuavi, che a Palestro, nel 1859, acclamò suo caporale Vittorio Emanuele II, prega il nipote Vittorio Emanuele III di accettare lo stesso grado nel I° plotone della I° compagnia del I° battaglione.
- Il Governo italiano, per mezzo dell’Ambasciatore italiano a Berna, rinnova al Governo federale svizzero l'assicurazione di rispettare la neutralità elvetica. Il Dipartimento politico della Svizzera risponde che osserverà lealmente e scrupolosamente tutti i doveri di Stato neutro.
Fronte occidentale
- Respinto l’attacco finale dei tedeschi a Ypres. Inizia la battaglia di Bellewaerde Ridge, fase finale della seconda battaglia di Ypres.
- Il terreno a est di Festubert migliora dopo le forti piogge.
- I francesi conquistano Les Corneilles (nord-ovest di Angres).
Fronte orientale
- Gli austro-tedeschi occupano Radymno (Galizia).
- Comincia la battaglia di Przemysl.
- Gli austro-tedeschi riescono a stabilirsi sulla destra del San, sfondando la seconda linea russa.
- Si continua a combattere intorno allo Stryj (Galizia).
Fronte italiano
- Le truppe italiane varcano la frontiera austriaca e avanzano su tutto il fronte, occupando Caporetto, Cormons, Versa, Cervignano e Terzo.
- Gli austro-ungarici ripiegano facendo saltare i ponti e distruggendo gli abitati.
- Raid austriaco sulla costa adriatica italiana: imbarcazioni leggere e aeroplani bombardano Porto Corsini, Ancona, Venezia, Senigallia, Iesi, Barletta, ma vengono respinti ottenendo risultati modesti.
Fronte asiatico ed egiziano
- Urmia (nord Persia) viene ripresa dalle truppe russe.
Operazioni navali
- Cacciatorpediniere italiani a Porto Buso affondano imbarcazioni asburgiche e sbarcano truppe.
Documenti ufficiali
IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO
T. 3634/45 gab. Atene, 24 maggio 1915, ore 13,50 (per. ore 17,20).
Stampa pressoché unanime accusa Italia di tradimento verso suoi antichi alleati e prevede rapida e completa sconfitta italiana. Annunzia mobilitazione si effettua malamente e che diserzioni sono numerose.
Quasi tutti i giornali attaccano anche violentemente Triplice Intesa per avere ottenuto concorso dell'Italia per mezzo concessioni dannose all'ellenismo.
Direttore del giornaie Keri mi ha fatto dire che mette a mia disposizione il suo giornale. Tosto che V. E. mi abbia fatto pervenire direttive da me chieste col mio telegramma n. 42 Gabinetto ed avrà posto a mia disposizione fondi da me chiesti col mio telegramma gabinetto n. 44 potrò mettermi in relazione con questo giornale. Credo che potrò egualmente disporre della Estia e Nea Imera. Alcuni giornali di Atene quale Athina sono stati già da tempo comprati a caro prezzo dalla Germania e con essi credo non vi è nulla da fare.
L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO
T GAB. R. SP. 609/146. Pietrogrado, 24 maggio 1915, ore 14,40 (per. ore 22,55).
Ho spiegato a questo Ministro di Serbia già edotto della Convenzione militare firmata a Baranovic come non ci fosse possibile concorrere nel rifornimento del grano per l'esercito serbo né assumere impegno assoluto di fargli giungere quello che la Russia gli manderebbe, ma ho detto che se gli eserciti verranno a contatto, lo Stato Maggiore italiano, ove ciò gli sia possibile, s'interesserà a far pervenire all'esercito il grano destinatogli dalla Russia.
Ministro di Serbia mi ha risposto che quanto al rifornimento del grano la Serbia aveva già i desiderati affidamenti dalla Russia e che egli si rendeva perfettamente conto, date le incognite della guerra, della nostra rinunzia ad assumere impegni assoluti circa trasmissione derrate.
Mio interlocutore si è mostrato sinceramente sensibile alle favorevoli intenzioni dello Stato Maggiore italiano a questo proposito, delle quali insieme a quanto precede informerà Pasic ed ha manifestato la sua ferma fiducia che contatto fra i due eserciti avrà luogo assai presto.
A tale riguardo egli ha ben giustamente osservato che la rapidità delle mosse, siccome l'esperienza lo aveva dimostrato anche in Serbia, è un elemento di successo di singolare efficacia in una campagna contro gli austriaci quasi sempre incapaci di parare alle sorprese e di trovare pronti espedienti quando il loro piano fallisse.
Ministro di Serbia mi ha confermato che la Serbia si propone di entrare nella Sirmia e di battervi le forze austriache trincerate a Mitrovitza per poi procedere rapidamente nella valle della Sava. Egli non presta fede all'intervento romeno, ma è ben lungi dal preoccuparsi di ciò ed osserva anzi che la neutralità romena eliminerebbe il pericolo che l'Austria Ungheria battendo i romeni penetrasse attraverso il loro territorio lungo il Danubio in Bulgaria e stendesse la sua mano ai turchi.
Il nostro colloquio è stato improntato alla maggiore cordialità. Prego comunicare quanto precede al Comando del Corpo di Stato Maggiore.
IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, E AL MINISTRO A BERNA, PAULUCCI
T. 1590. Roma, 24 maggio 1915, ore 18,30.
Ricevo da questa Ambasciata di Germania una nota così concepita:
«Avendo ricevuto da V. E. comunicazione che l'Italia si considera da oggi in istato di guerra con l'Austria Ungheria interesso cortesia di V. E., perché mi siano appena possibile rimessi i miei passaporti. Ho intenzione di lasciare Roma questa sera stessa con il personale dell'Ambasciata e le persone indicate nel'la lista rimessa alcuni giorni fa. Gradisca, ecc. ecc.».
(Per Berna) Ho telegrafato al R. Ambasciatore a Berlino di domandare a sua volta i passaporti per sé e per l'Ambasciata d'Italia come conseguenza della richiesta dei passaporti fatta dall'Ambasciata di Germania e di atlidre alla Legazione Svizzera la protezione degli interessi italiani in Germania.
(Per Berlino) Prego V. E. di domandare alla sua volta i passaporti per sé e per il personale di codesta ambasciata come conseguenza della richiesta di passaporti fatta dall'Ambasciata di Germania in Roma e di affidare alla Legazione di Svizzera la tutela degli interessi italiani in Germania.
IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI (2)
T GAB. R. SP. 470. Roma, 24 maggio 1915, ore 22,30.
Il colonnello Rudeanu venuto a vedermi oggi ha sostenuto calorosamente le richieste avanzate dalla Romania nei suoi negoziati con la Russia relativamente al Banato e alla Bucovina; con qualche recriminazione contro l'Italia per non aver subordinata la sua entrata in azione alla conclusione di un accordo tra la Romania e l'Intesa.
Gli ho risposto dimostrando che non era assolutamente possibile, senza una lunga e ditlicile discussione preventiva delle richieste della Romania e dell'Italia, far dipendere l'accordo dell'una o dell'altra con altri tre Stati dalla integrale accettazione delle domande altrui. Avvisai fin dal 21 febbraio la Romania della possibilità della nostra entrata in campo contro l'Austria per la fine di aprile e la Romania si mostrò disposta ad unirsi a noi nell'azione nei primi di maggio.
Bratianu parlò a V. S. dell'ambito confine della Theiss soltanto il 30 marzo, e del confine del Pruth il 19 aprile.
Del resto pregavo il Governo romeno di considerare la situazione quale si presentava oggi, e ciò dicevo non solo per l'interesse nostro di averla alleata nella guerra, ma anche per le grandi simpatie che mi animavano per la nazione sorella, e in vista delle desiderate nostre relazioni nell'avvenire. La assoluta intransigenza della Romania nell'insistere nell'accettazione integrale delle sue domande avrebbe, secondo la mia impressione, reso impossibile la conclusione dell'accordo colla Russia, mentre una qualche concessione riguardo specialmente al territorio fronteggiante Belgrado nel Distretto di Torontal avrebbe forse potuto ottenere qualche altra maggiore larghezza nelle offerte fatte da Sazonov per la Bucovina. Esortavo vivamente il Governo romeno a non perdere una occasione storica, e ad assicurarsi in questa occasione anche la simpatia dell'Inghilterra che poteva esserle preziosa nella questione dei Dardanelli.
Il colonnello Rudeanu mi disse che avrebbe telegrafato tutto ciò al suo Governo; e mi chiese se, dato il supposto da me fatto, l'Italia avrebbe appoggiato la causa romena.
L'assicurai che avrei fatto il possibile in questo senso.
L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO
T GAB. R. SP. 612/201. Londra, 24 maggio 1915, ore 23 (per. ore 3,40 del 25).
S. M. il Re Giorgio, fattomi oggi chiamare, mi ha detto che da vari mesi desiderava vedermi ma per ovvie ragioni di delicatezza vi aveva finora rinunziato. Sua Maestà datomi lettura di un recente telegramma scambiato con S. M. il Re (2), mi ha pregato di rinnovare al Nostro Augusto Sovrano l'espressione della sua fedelissima affettuosa amicizia e del particolare compiacimento per il nuovo legame destinato a consolidare l'antica amicizia tra i due Paesi. Intervento dell'Italia in questo immane conflitto, fin dal principio da lui caldamente desiderato, gli è giunto anche più gradito per il momento in cui si è verificato. Le difficoltà da superare non sono né poche né lievi, ma S. M. ha fiducia assoluta che grazie agli sforzi comuni degli alleati, l'ora del trionfo finirà presto o tardi per suonare. Decorreranno però tenacità e pazienza. Egli per quanto lo concerne è deciso a lottare sino alla fine, convinto com'è che trionfo germanico implicherebbe la fine dell'Inghilterra, scomparsa graduale delle Nazioni minori e asservimento Europa all'implacabile dominazione tedesca. Quei Sovrani che, come ad esempio il Re di Svezia, questo non vedono, sono ciechi e non si rendono conto dei veri interessi dei popoli. Sua Maestà ha parlato soltanto di passata dell'Au
stria che ha detto ispirargli soltanto commiserazione, perché già oggi di fatto diminuita di prestigio e moralmente e militarmente assorbita dalla Germania.
Il Re ha accennato poi alla Romania e ne ha deplorato l'eccessiva avidità rilevando che l'Inghilterra per quanto non interessata, mancherebbe all'onore se ne sostenesse le pretese lesive interessi vitali Serbia. Si augura comunque che a Bucarest apriranno gli occhi e si mostreranno ragionevoli entrando subito in campagna e determinando così intervento anche della Bulgaria sul conto della quale e del suo Re linguaggio di Sua Maestà non ha come al solito peccato per eccesso di viva simpatia. Quelle due Nazioni, ha soggiunto «stanno a guardare la Russia che trovasi attualmente in temporaneo imbarazzo per la solita insutlìcienza di munizioni. A questo inconveniente sarà però ovviato non appena terminate le operazioni dei Dardanelli che procedono in modo lento ma con ogni garanzia di successo ».
Il Re ha manifestato sua viva soddisfazione per la nostra accuratissima preparazione militare e per la larghezza provviste nostre munizioni.
Dalle informazioni qui giunte risulterebbe che truppe austro-tedesche concentrate alle nostre frontiere ascendono all'incirca a 600 mila uomini ma si ritengono truppe scadenti. Converrà però stare attenti in Adriatico ad evitare sgradite sorprese dei sottomarini austriaci ed anche tedeschi.
S. M. mi ha detto da ultimo essere molto contento per la imminente costituzione del nuovo Ministero che conterrà gli uomini più illustri ed eminenti delle due Camere. Specialmente soddisfatto era il Re per ottenuto consenso di Lansdowne il quale in caso di assenza più o meno prolungata di Grey potrà efficacemente sostituirlo. Udienza è durata quasi un'ora e s. Maestà mi ha onorato della sua abituale cordialissima benevolenza.
Per quanto vi fossi già preparato non sono stato meno colpito dalla violenta amarezza e severità del linguaggio del Re a riguardo della Germania.