Successi parziali
Il «continuo brontolio di bufera» si può ascoltare fino in Olanda, dove giungono gli echi delle cannonate. Il 27 settembre gli Alleati caricano a testa bassa sul fronte occidentale. Nelle vicinanze di Loos, canadesi e britannici espugnano la Collina 70: la linea tedesca cede, ma è una vittoria a metà. Gli attaccanti non hanno abbastanza riserve per coprire le tante perdite, né per spingere più a fondo; l’avanzata si blocca, il successo è limitato. Vale un principio spesso usato nello sport: la cosa più complicata non è vincere, ma “confermarsi”.
Più a sud i francesi fanno la loro parte: aumentano la pressione in Champagne e in più respingono una controffensiva tedesca nelle Argonne, a la Fille-Morte.
Berlino si trova bloccata anche sul fronte orientale. I russi rintuzzano ogni tentativo nella regione di Riga, a Dvinsk, sulla Vilia e più giù, fino al Niemen. A fine giornata Pietrogrado si prenderà circa 7.000 prigionieri. Altro ossigeno.
Eppure l’esplosione più grossa di giornata si registra in Italia, ma non al fronte, a Brindisi, dov’è ormeggiata la Benedetto Brin. La santabarbara di una corazzata non è piccola, quando salta in aria quella della Brin è tutto perduto: la nave affonda, circa metà dell’equipaggio muore. Si pensa subito a un atto di sabotaggio, la spiegazione più semplice e più comoda. Ma in realtà è un incidente.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Fronte occidentale
- I reggimenti britannici e canadesi prendono la Hill 70 a Loos e spezzano la linea tedesca, ma la mancanza di riserve a coprire la breccia ha come risultato un successo limitato. Soltanto i canadesi avranno 9.000 vittime.
- Continuano i duri scontri nella Champagne
- Offensiva tedesca respinta nelle Argonne, a la Fille-Morte.
Fronte orientale
- Vengono respinti gli attacchi tedeschi a Eckau (l’odierna Lecava, vicino Riga), Dvinsk (Daugavpils), sulla Vilia e sul Niemen (Nemunas).
- I russi catturano 7.000 tedeschi nel settore di Dvinsk.
Fronte italiano
- Sensibili progressi italiani sul Carso, in direzione di Peteano.
- A Brindisi, per un'esplosione interna, affonda la corazzata "Benedetto Brin". Circa 450 le vittime, fra le quali il Contrammiraglio Rubin de Cervin e il Comandante della nave Fara Forni.
Fronte asiatico ed egiziano
- Varie segnalazioni descrivono lo sterminio degli armeni istigato da Talaat Bey, spalleggiato da esponenti tedeschi come l’archeologo Barone Oppenheim.
Parole d'epoca
Tifo e Colera
di Antonio Ferrara, Sottotenente, tenente, capitano commissario
Poianis (UD)
Marcia di trasferimento: Colenca – Lovice – Dolegna – Pojanis, dove rizziamo le tende.
Quello che ci sorprende è di vedere qua e la delle bandierine gialle che Fantozzi, il nostro tenente medico, ci dice che stanno ad indicare che c’è pericolo di colera o altra malattia infettiva.
Quello che è grave è che tutti siamo pieni di pidocchi e ci vuole una gran pazienza per liberarsene. Si vocifera anche che ci sono stati dei casi di tifo petecchiale.
Per misura precauzionale viene ordinata una vaccinazione a tutto il Reggimento .Noi Ufficiali diamo il buon esempio ai soldati. Per nostra consolazione ci vengono concesse 48 ore di riposo sotto la tenda.
Piove a dirotto e questo ci secca alquanto. La mensa del Battaglione è stata installata in una casa colonica e l’ufficiale di mensa dà saggio della sua bravura culinaria.
Purtroppo i pasti sono amareggiati dai continui sermoni del nostro comandante di battaglione e dai violenti scontri verbali fra questo ed il sottotenente. Pochezza che pazientemente il collega Tommaso Brunelli con il suo tatto cerca di comporre e ad evitare che degenerino.
Il riposo è tale soltanto di nome perché giornalmente i soldati sono sottoposti a faticose istruzioni.
Fra l’altro è arrivata una circolare con le istruzioni per l’addestramento di speciali squadre da adibirsi al brillamento sotto i reticolati di tubi di gelatina. Non essendoci volontari, i prescelti da istruire intuiscono chiaramente che il sistema comporta il sacrificio inevitabile dei guastatori.
Fonte: Gruppo L'Espresso e Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano
Agronomo laureatosi a Pisa, Antonio Ferrara, viene richiamato alle armi a 25 anni, dopo aver già partecipato alla guerra di Libia. Al fronte, dove si guadagnerà due medaglie al valor militare, una di bronzo e una d’argento, tiene molti appunti che poi rielabora negli anni Sessanta. Il suo diario arriva all’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano nel 2000.
militare, 126° reggimento fanteria, brigata Spezia. Poi 56°, brigata Marche. Poi Ufficio commissariato XXI^ divisione. Direzione di Commissariato XII° Corpo d'Armata, Sottotenente, tenente, capitano commissario
DAL FRONTE
Piccoli combattimenti nella giornata del 26 ebbero luogo a Dosso Casina; sulle pendici settentrionali dell' Altissimo (Monte Baldo), a Malga Secondo Posto, nella zona di Monte Coston, sulle falde del Monte Rombon (Plezzo) e del Potoce (Monte Nero).
Ovunque il nemico fu ricacciato e lasciò nelle nostre mani alcuni prigionieri.
Nella conca di Plezzo la nostra artiglieria disperse con tiri aggiustati una colonna nemica discendente per la valle della Keritnica e bersagliò sul Rombon nuclei di lavoratori nemici, scompigliandoli.
Sul Carso, all' estrema ala sinistra della nostra occupazione, le nostre fanterie, avanzando di sorpresa, riuscirono a compiere sensibili progressi in direzione di Peteano, rafforzandosi poi rapidamente sulle posizioni raggiunte.
Firmato: CADORNA