L'inverno al fronte
Arrivati a questo punto è una guerra in bianco e nero, di contrasti. Tutti i fronti europei si assomigliano, dominati dai “due colori meno colorati”, imprigionati tra il bianco abbagliante della neve e il nero sporco di terriccio smosso, dei detriti bruciacchiati. Il cielo è perlopiù grigio e quando è azzurro terso, forse, è anche peggio, fa ancor più freddo. È l’inverno al fronte, l’inferno in terra.
Tutto quel bianco disorienta, la luce acceca, il riflesso della neve si fa insopportabile. Occhiali da sole non ce ne sono, ci si deve arrangiare bucherellando sottili piastre di metallo, magari il fondo di una scatoletta, o di una lattina.
Di odori credo ce ne siano pochi e probabilmente sono tutti molto sgradevoli. E poi i rumori. Sono cambiati anche loro. All’artiglieria, alle battaglie, i soldati sono ormai avvezzi. A colpire di più è il sottofondo: ovattato; la natura dorme, o forse è morta. Le voci sono più roche, raffreddate; il ghiaccio scricchiola sotto i piedi e anche la neve ha il suo suono, quando calpestata si compatta, crepita, il suo è uno sfrigolare sordo.
Ma l’ostacolo più mostruoso da superare è la temperatura: meno venti, meno trenta, che quando si alza il vento metterebbero strizza anche ai pinguini.
Le uniformi o sono bagnate, o si sono asciugate all’aria, diventando rigide, calcaree come le rocce del Carso. Non importa quanti abiti di lana siano arrivati dalle città, il freddo trova sempre una fibra logora dove insinuarsi. E a quel punto vorresti morire. Il gelo fa in fretta a penetrarti nelle ossa, a sconquassarti di brividi. Ti perseguita, risucchia le tue energie, ti rende apatico, ti sussurra la resa.
Naso e orecchie, le estremità sono le prime ad abbandonarti: mani e piedi non stanno meglio, inservibili. Prima rossi, poi violacei, piagati, si gonfiano: la pelle si spacca, il dolore è acuto, persistente. L’incubo ha un nome: “piede da trincea”.
Il 27 dicembre i russi attaccano gli austro-ungarici in Bucovina; lo scenario è il solito, tra il Prut e il Dnestr.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Fronte orientale
- Attacco dei russi agli austro-ungarici nel nord della Bucovina, a partire dal fiume Prut fino a nord del fiume Dnestr.
Fronte meridionale
- I francesi occupano Kastellorizo, vicino Rodi; i greci protestano.
DAL FRONTE
In Valle Giudicaria nella giornata del 26 le nostre artiglierie aprirono il fuoco contro le posizioni nei pressi di Cologna sulle quali erano segnalate batterie nemiche, provocando, con tiri beneaggiustati, grandi esplosioni ed un incendio.
L' attività di nostri piccoli riparti nelle valli del Rio Cameras (Adige) e nel torrente Maggio (Brenta) ci procurò scontri favorevoli con l' avversario al quale furono presi alcuni prigionieri.
Sul Carso nella notte sul 26 un tentativo di attacco nemico contro le posizioni del Monte Sei Busi fu prontamente arrestato dal fuoco delle nostre truppe.
Firmato: CADORNA





