Ancora l'Affaire Lusitania
Il balletto della diplomazia va avanti, le distanze si dilatano e si accorciano, un po’ carota e un po’ bastone. Dopo le ultime dichiarazioni tedesche, la palla ripassa a Washington. I segnali distensivi arrivano dalla stampa statunitense, ricca di indiscrezioni. L’America avrebbe ammorbidito la sua posizione e soprattutto avrebbe rinunciato alla parola più controversa: quel categorico «illegale», riferito alla guerra di sottomarini.
Il condizionale è d’obbligo, ma il Presidente della Commissione affari esteri avrebbe dichiarato: «L’affaire del Lusitania è virtualmente risolto». Ora resta solo da aspettare la risposta ufficiale di Woodrow Wilson. E non è poca cosa.
Sui campi europei si muovono i russi: le armate zariste mantengono l’iniziativa in Galizia e si riportano sulla sponda occidentale del Dnestr.
I buoni risultati sul fronte caucasico danno a Pietrogrado un’altra idea: invadere l’Anatolia. L’8 febbraio la flotta russa bombarda le postazioni turche lungo il litorale orientale del Mar Nero; è la preparazione alla campagna di Trebisonda.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- Il rapporto von Papen pubblicato come Libro Bianco.
- I riservisti rumeni richiamati da Salonicco.
- Il Governo inglese richiede assistenza navale al Giappone.
Fronte orientale
- I russi raggiungono la riva ovest del Dnestr.
Fronte asiatico ed egiziano
- Le postazioni turche sulla costa dell’Anatolia vengono bombardate dalla flotta russa. Inizia la campagna di Trebisonda.
Operazioni navali
- L’incrociatore francese “Amiral Charner” viene silurato al largo della costa siriana (374 annegati).
Parole d'epoca
Un testimone oculare del 55esimo Reggimento Fanteria Marche
(8 febbraio 1916 - Albania, zona di Valona)
Sulla via di Valona si profila una massa nera: è una lunga colonna di prigionieri austriaci. Arriva lentamente scortata dai nostri soldati.
Procedono a gruppi,sorreggendosi. Non sono più uomini, sono spettri vaganti dagli occhi pieni di follia e di morte.
Formano gruppi strani. Cinque o sei di loro camminano appoggiandosi ad una pertica che due meno sfiniti, reggono alle estremità: ma di tanto in tanto qualcuno lascia l'appoggio e si lascia cadere per non alzarsi più.
Un altro prende il posto del caduto, appoggiandosi a quella parte di pertica dell'agonia.
Quelli che vengono dietro si spostano per non inciampare nel caduto e proseguono indifferenti tentando di affrettare il passo per arrivare più presto al mare, al luogo di sosta per l'imbarco che già vedono.
Ma la maggior parte di loro è giunta a Valona per morirvi, poichè nonostante ogni miglior volontà, lo zelo dei soldati e l'affannarsi dei medici, le condizioni dei prigionieri sono tali da non poter bastare a salvarli...
DAL FRONTE
Consuete azioni di artiglieria; la nostra eseguì tiri efficaci sulla grande via di comunicazione di Valle Drava nei pressi di Sillian e disturbò movimenti di treni nelle stazioni di Caldonazzo in Valle Sugana e di San Pietro a sud-est di Gorizia.
Velivoli nemici lanciarono qualche bomba su Borgo e Castel Telvana in Valle Sugana; danni lievissimi.
Firmato: CADORNA