Centralità del fronte occidentale
«Dovunque si vada la terra è inzuppata come uno straccio. Io non so come facciano ancora i muretti delle trincee a tener fermo, i cannoni nell’acqua e nel fango a non perdere la voce». Luigi Ambrosini descrive così il fronte italiano, in un reportage pubblicato il 14 marzo da La Stampa. Le fortune italiane sono durate poco: il contrattacco austro-ungarico riconquista quanto perso il giorno prima a San Martino del Carso.
Dopo una breve sosta, la Germania torna a spingere sul fronte occidentale: i tedeschi penetrano nelle linee francesi tra Béthincourt e le Mort Homme, una quindicina scarsa di chilometri a nord-ovest di Verdun. Lì ci sarebbe una foresta, ecco, ora non più. La battaglia scuote i nervi; le vene e le arterie pulsano forte; gli occhi sgranati dallo sgomento, o serrati a dire basta.
La stampa di tutto il mondo riscopre la centralità del fronte occidentale. Tanti giornali blateravano di risolvere la guerra con azioni a Salonicco, o ai Dardanelli, o in chissà quale teatro secondario, ma ora cambiano idea, riscoprono la verità: il conflitto sarà risolto in Francia.
Dall’altra parte dell’Atlantico un contingente di truppe statunitensi varca il confine messicano: si è aperta la caccia a José Doroteo Arango Arámbula. Se questo nome non vi dice nulla tranquilli, forse vi sarà familiare lo pseudonimo: Francisco “Pancho” Villa. Il rivoluzionario messicano per antonomasia è ai ferri corti con il suo Governo. E con chiunque lo appoggi, leggasi Washington. La sua ultima trovata è stata un raid su Columbus, New Mexico. Wilson, furioso, ha mandato l’esercito e guai a chi dovesse protestare.
Questa storia c’entrerebbe poco con la prima guerra mondiale, se non fosse per un particolare: a guidare la spedizione statunitense è John “Black Jack” Pershing, un pezzo da novanta. Con lui c’è anche un tenentino tutto pepe, crede nella reincarnazione ed è convinto di essere il miglior stratega di tutti i tempi. Caratterialmente è un bambino in cerca d’attenzione. Sì, però è un genio: signore e signori, mister George Smith Patton, il futuro “Generale d’acciaio”.
Entrambi, Pershing e Patton, li ritroveremo tra un annetto abbondante, ma questa volta sul fronte occidentale.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- Tennant (Sottosegretario di Stato alla guerra britannico) rende pubbliche le stime sulle forze armate.
- L'Austria-Ungheria richiama il suo Ambasciatore dal Portogallo e consegna i passaporti all’Ambasciatore portoghese a Vienna.
Fronte occidentale
- Battaglia di Verdun: i tedeschi penetrano le linee a Béthincourt-Mort Homme.
Fronte orientale
- Intensa attività d’artiglieria sul fronte di Riga.
Fronte asiatico ed egiziano
- Assalto aereo inglese sul Sinai.
- Le truppe britanniche riprendono El-Salloum (al confine tra l'Egitto e la Marmarica) e disperdono il campo senussita di Bir Van grazie a numerose automobili blindate.
Fronte d’oltremare
- Dopo l'incursione di Pancho Villa, alla testa di una banda di ribelli, in territorio americano e l'assalto a Columbus, le truppe statunitensi entrano in Messico per catturare Villa.
Parole d'epoca
Sepolto sotto la neve
di Francesco Ferruccio Zattini, bersagliere
(...) quando ebbi la percezione del disastro che ci minacciava, per istinto di difensiva o protezione, mi attaccai con tutte le forze che la lotta per l’esistenza infonde al primo grosso ramo di detto albero. Fu questo un vero miracolo! La valanga, investendomi a pieno, voleva trascinarmi nella sua fuga precipitosa, sentivo una pressione intorno alla (?) corpo, che mi toglieva il respiro, la testa che avevo ritirato nelle spalle sembrava volesse da un momento all’altro staccarsi. Trattenevo il respiro perché sembravami che respirando non potevo far forza, intanto, un rumore che chiamo infernale, perché altro nome non merita, era intorno a me, nella testa e quando si allontanò e (?) stabilire di essere passata la bufera, vado per aprire gli occhi, ma non potei, la neve mi aveva ricoperto tutto.
Mi si strinse il cuore e se non mi fosse comparso papà, il povero babbo mio innanzi che sembravami rispondere alle mie invocazioni di aiuto, certamente non avrei fatto nessuno sforzo per liberarmi ed avrei atteso la morte che con certezza non sarebbe tardata a venire che pochi minuti.
Si ringrazia il Gruppo L'Espresso e l'Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano
DAL FRONTE
CADORNA
In Valle Lagarina attività delle artiglierie nemiche nella zona di Rovereto con qualche danno agli abitati.
Le nostre artiglierie disturbarono lavoratori nemici tra Selva e Levico in Val Sugana. Sconvolsero difese nemiche nell' Alto Cordevole e in Valle Popena, colpirono colonne di salmerie a Landro (Rienz) e bombardarono la stazione di Toblach.
Lungo la fronte dell' Isonzo pioggia dirotta e nebbia ostacolarono anche ieri l' azione dell' artiglieria accrescendo la impraticabilità del terreno. Tuttavia con alto spirito offensivo le nostre fanterie rinnovarono felici attacchi alle posizioni nemiche specialmente alle falde del Sabotino, fra il San Michele e San Martino del Carso, ad est di Monfalcone. I maggiori risultati si ebbero nella zona di San Martino ove le valorose fanterie della brigata Regina, dopo violenta preparazione di artiglieria, espugnarono alla baionetta una forte ridotta facendo prigionieri i difensori.
Alla loro sinistra altri riparti irruppero nelle linee nemiche presso la Chiesa di San Martino devastandole.
A sud-ovest di San Martino fu conquistato un caposaldo di difesa del nemico detto il «Dente del Groviglio».
Complessivamente nella giornata furono presi 254 prigionieri dei quali 5 ufficiali e due mitragliatrici.
Firmato: CADORNA
George Patton
Se cercaste la parola “arrogante” sull’enciclopedia potreste anche trovare la sua foto. Lui viene dalla California, è nato a due passi da Los Angeles e lì c’è qualcosa di diverso nell’aria, lo “star system” ce l’hai nel sangue, anche se il cinema ancora non esiste. A proposito, il nostro protagonista è del 1885, Hollywood, inteso come quartiere, è dell’86; sono coetanei.
La sua è una famiglia di militari e quel ragazzino tutto pepe decide subito cosa fare da grande: sarà un eroe. Signore e signori, vi presento mister George Smith Patton, il futuro “Generale d’acciaio”. E’ un competitivo. Lui deve competere. Partecipa alle Olimpiadi di Stoccolma del 1912 e si classifica quinto nel pentathlon; sbaglia la prova di tiro, ma già qui fioccano leggende. E’ determinato, è testardo, è impulsivo, qualità portate in spalla per tutta la vita. caratterialmente resta un bambino in cerca di attenzione. Sì, però è un genio. Patton sarà una delle più brillanti menti militari del XX secolo. E aggiungerei di sempre. Non diteglielo, perché tanto non sarebbe d’accordo. Con la sua sconfinata arroganza si considera il miglior stratega di tutti i tempi.
Come fa a dirlo? Semplice: crede nella reincarnazione e afferma di aver servito sotto Cesare, Gengis Khan, Napoleone e tanti altri; è convinto di aver partecipato a tutte le più importanti battaglie dell’umanità e di aver appreso ogni tattica, ogni strategia. Lui ve le racconta, se le ricorda quelle battaglie.
Nel 1916 un contingente di truppe statunitensi varca il confine messicano: si è aperta la caccia a José Doroteo Arango Arámbula. Se questo nome non vi dice nulla tranquilli, forse vi sarà familiare lo pseudonimo: Francisco “Pancho” Villa. Il rivoluzionario messicano per antonomasia è ai ferri corti con il suo Governo. E con chiunque lo appoggi, leggasi Washington. La sua ultima trovata è stata un raid su Columbus, New Mexico. Il Presidente Wilson, furioso, ha inviato l’esercito sulle sue tracce. E guai a chi dovesse protestare. A guidare la spedizione statunitense è John “Black Jack” Pershing, un pezzo da novanta. Con lui c’è anche George Patton, all’epoca tenente. Qui scatta il colpo di fulmine: in Messico osserva l’azione di una mitragliatrice montata su un’automobile. Impazzisce. L’amore sboccerà a Cambrai, nel settembre del 1917, quando vedrà all’opera i primi carri armati. Da quel momento in poi i mezzi corazzati diventano quasi una religione. Uno così può non essere “personaggio”? E’ ovviamente eccentrico, molto eccentrico. Gira con un cinturone da pistolero e non si separa mai dal suo revolver Colt, calcio in avorio. E’ un cowboy adorato dai propri soldati, lo venerano, si abbeverano dalla sua invincibilità; e lui li guida, sempre in prima linea. Con la seconda guerra mondiale compirà il suo destino e si guadagnerà l’immortalità.