Asquith a Roma
Dopo Parigi, Roma. Nell’agenda di Asquith è prevista una visita di cortesia in Italia. Il Premier britannico è ricevuto dal Papa in mattinata, quindi si sposta al Campidoglio, dove pronuncia un accorato discorso: libertà, diritti, giustizia e l’ovvio tributo alla città eterna, culla della civiltà occidentale. Immancabile il “pesce d’aprile”: alcuni buontemponi hanno spedito centinaia di falsi inviti a personalità più o meno note della vita romana e provinciale. Imbarazzo evidente.
Ma bisogna parlare anche dell’Olanda, percorsa da un’effervescenza non trascurabile. L’eccitazione nell’opinione pubblica è palpabile, l’apprensione nel mondo politico altrettanto. Amsterdam non ha ancora digerito i casi del Tubantia e del Palembang, affondati dai tedeschi, ma a inquietarla c’è anche l’inasprirsi del blocco Alleato alla Germania, con gli annessi e probabilissimi fastidi al commercio olandese.
Il primo aprile l’Inghilterra patisce il secondo raid tedesco consecutivo: la costa nord-orientale piange altri ventidue morti e un centinaio di feriti. Sul fronte occidentale cambia poco. I tedeschi consolidano la presa sul villaggio di Vaux e si mostrano ottimisti: «La nostra offensiva va come un orologio».
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- Il Primo Ministro inglese, Asquith, ricevuto dal Papa.
- Lord Asquith pronuncia in Campidoglio un nobile discorso.
- Re Giorgio V d’Inghilterra regala 100,000 sterline per le spese di guerra.
- Denys Cochin nominato Ministro del blocco in Francia.
- Diminuzione dei disordini in Olanda.
Fronte occidentale
- Battaglia di Verdun: i tedeschi catturano parte del villaggio di Vaux.
- Assalto degli zeppelin sulla costa nordorientale britannica: 22 morti, 130 feriti.
Parole d'epoca
Insultati a Gorizia
Bortolo Galletto, prigioniero nel Castello di Lubiana
Quando arrivammo ai baraccamenti blindati austriaci, fummo sorpresi nel vedere come erano sistemati.Ampia illuminazione a luce elettrica – riscaldamenti – ampi passaggi – rivestimenti interni di tavoli e sopra di roccia e terra per parecchi metri... quanto fu penosa l'attesa di tre ore nel tunnel su al Graffemberg altrettanto sollevò l'animo quei comodi che si presentarono ai baraccamenti austriaci.
Fummo accolti di lieto animo da soldati sottoufficiali di cui buona parte erano dalmati od Istriani. Come hanno saputo fare e condurre bene la guerra e la lotta durante la notte.Non mancava il collegamento – combattevano o con la baionetta o colle bombe a mano – intrepidi, fermi, tranquilli, avevano la coscienza della loro forza e superiorità...
Si sapeva che molti erano i prigionieri, uscimmo al chiaro e scendemmo lungo un camminamento in angolo morto! Scoppiavano ancora le granate – e le fucilate crepitavano! - poco lontano ci apparve Gorizia e l'Isonzo luminoso. Col cuore palpitante attraversammo parte della grande e bella città: tutte le case erano forate da proiettili od abbattute – buche di granate profonde erano ovunque. Attraversammo la città addormentata e quà e là appariva qualche soldato austriaco che ci guardava. L'ultima scena di sangue (quante e avevo già mai vedute) un povero soldato austriaco col ventre squarciato – boccheggiante in una barella abbandonato da tutti – moribondo. Scendemmo fra le case diroccate passammo l'Isonzo ed entrammo nella città che doveva in tempo di pace essere bella e movimentata. Qua e là operai militarizzati e poche donne Italiane che ci insultavano. Finalmente entrammo in una grande caserma ove erano anche gli altri prigionieri in tutto 600 circa e 20 ufficiali.
Si ringrazia il Gruppo L'Espresso e l'Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano
DAL FRONTE
Piccoli combattimenti a nord di Nago (Valle di Sarca) e nelle vicinanze di Mori e di Rovereto: furono respinti gruppi nemici che tentavano di attaccare quelle nostre posizioni col concorso delle artiglierie.
Nostre batterie bersagliarono colonne nemiche nell' Alto Cordevole e distrussero afforzamenti nella zona della Tofana.
Nell' Alto But un nostro riparto irruppe di sorpresa in un ridottino austriaco antistante al Passo del Cavallo infliggendo perdite alla guarnigione ed impadronendosi di armi e di munizioni.
Sull' Isonzo duelli delle artiglierie: quelle nemiche tirarono con particolare violenza sul rovescio delle nostre posizioni lungo le alture a nord-ovest di Gorizia e le nostre artiglierie dispersero colonne nemiche sulle balze del Vrsic (Monte Nero) danneggiando un ponte sul torrente Tominski (Tolmino) e la stazione di Santa Lucia e bersagliando le trincee nemiche di Monte Kuk.
Sul Carso, nella notte sul 31, tentativi di attacchi contro le posizioni da noi conquistate ad est di Selz furono prontamente repressi dal nostro fuoco.
Velivoli nemici volteggiarono ieri sulla regione dell' Isonzo, mantenuti a grandi altezze dai tiri delle nostre artiglierie controaeree. Replicati tentativi di incursione su Udine furono sventati dal pronto intervento delle nostre squadriglie da caccia.
Firmato: CADORNA
Il discorso di Lord Asquith in Campidoglio
Illustrissimo signor sindaco la ringrazio vivamente delle gentili parole con le quali Ella mi ha dato il benvenuto, parole che, pronunciate in questo storico ambiente, assumono un significato speciale.
Oggi per la prima volta, un Primo Ministro britannico ha avuto il grande e raro onore di essere ricevuto dal primo Cittadino di Roma, in questo Campidoglio che, Rocca e Tempio del mondo antico e vedetta del mondo medioevale, è diventato ora il monumento simbolico della rinascita e dell’unità d’Italia.
Vengo qua dal mio Paese, e più direttamente dalla Francia, dove i rappresentanti delle Nazioni alleate si sono radunati in un momento così grave della storia del mondo, vengo ai nostri amici d’Italia per assicurare loro la nostra fede incrollabile nella causa della libertà e della giustizia, che difendiamo, e per proclamare la nostra determinazione irrevocabile di vendicare i diritti dei popoli più deboli e di non tollerare violazioni di quelle leggi sociali ed elementari che furono stabilite dagli sforzi e dalle lotte dei secoli.
In nessun posto del mondo potrebbe essere annunziato il mio messaggio con più solennità che qui, nel Campidoglio di Roma centro e sorgente di tante fra quelle idee grandi che hanno guidato e dominato l’Occidente sino ai tempi nostri. Dal genio civilizzatore di Roma, fondatrice dello Stato europeo, derivò la legge delle nazioni: quella legge che, maturandosi e sviluppandosi con la lunga vicenda degli anni, trionfò sugli istinti ed usanze barbarici ed oggidì è accettata ed osservata lealmente dai popoli di ogni stirpe e di ogni schiatta, con guadagno infinito dell’universo.
Qual posto più adatto di Roma a testimonia dei movimenti più grandiosi del mondo? Qual posto più adatto per riaffermare la santità della legge comune d’Europa, quella legge che, sopravvissuta allo Stato romano antico, è diventata retaggio universale degli uomini?
Io, che durante la mia vita ho visto questa città venerabile prendere di nuovo il suo posto a capo di una nazione grande e progressista, sono lieto che, in questo grave momento, Roma abbia alzato la sua voce forte come l’alzò nel maggio dell’anno scorso per denunciare la violazione sistematica di quel codice umano e benefico che fu prima formulato sotto la protezione del suo braccio. Tali pensieri sono inseparabili da questo angusto ambiente.
A Lei, illustrissimo signor Sindaco, da poco tornato dalla fronte, da dove giorno per giorno, ci giungono notizie sempre nuove delle prodezze dei soldati della nuova Italia pugnanti sotto il comando dell’illustre Sovrano, degno seguace del Re liberatore: a Lei esprimo la mia soddisfazione per la nostra fratellanza d’armi, che fa da corona ad un’amicizia fra i due Paesi di più di mezzo secolo e, nel nome dei miei compatrioti, mando dal Campidoglio un messaggio di fede e un saluto affettuoso agli eroici eserciti italiani e a tutto il popolo d’Italia.