Re Vittorio Emanuele III al fronte
- «Dunque va tutto bene?»
- «Cento di questi giorni, Eccellenza».
Ad ammirare l’esordio della nona battaglia dell’Isonzo c’è anche Re Vittorio Emanuele III. I giornali del 3 novembre riportano questo breve scambio di battute per avvalorare la tesi del “va tutto bene”, ma, mentre gli italiani leggono l’articolo, l’esercito sul Carso stenta: sì, consolidiamo le nuove posizioni sul dosso Faiti ed espugniamo il monte Volkovnjak, ma la nostra irresistibile avanzata è di soli duecento metri. «Strappi violenti, febbrili, nervosi, intervallati da pause di minaccia. La battaglia vive in una nuvola di polvere, con aria pesante, sotto un sole ammalato dall’anemia novembrina».
Cadorna starebbe persino pensando di sospendere le operazioni, ma alla fine dà ascolto ai suoi subordinati, convinti che le linee asburgiche stiano ormai per cedere di schianto. Fosse vero…
Minimi anche i guadagni Alleati sul fronte occidentale, con i francesi arrivati a contatto con le prime case del villaggio di Vaux.
Da Berlino e Vienna giungono voci di un’imminente soluzione del problema polacco e di un completo riassetto politico della Galizia. Altro argomento caldo è il rincrudimento della guerra sottomarina, a meno di una settimana dal voto americano. Da Washington fanno sapere di non cambiare opinione, ma ogni decisione è rimandata a elezione conclusa.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Fronte occidentale
- I francesi avanzano nella periferia del villaggio di Vaux e guadagnano terreno.
Fronte italiano
- La 45a divisione italiana completa la conquista del Dosso Faiti; la 49a prende il monte Volkovnjak, avanzando di circa 200 metri.
Fronte d'oltremare
- Il Maggiore Huddleston occupa Kulme (Darfur).
Parole d'epoca
Il 13esimo Fanteria
di Giuseppe Abate
Tempo bello, di festa. Lo spettacolo della battaglia, svoltasi verso le 13 fu di tale epica grandiosità, che non è possibile darne una descrizione adeguata. Le moltissime nostre artiglierie e bombarde facevano fuoco accelerato. Quelle nemiche rispondevano rabbiosamente, ma, tratte in inganno, tiravano ove le nostre truppe non erano, sì, che non riuscivano affatto a scuoterne l'animo saldo ed invitto. Per la costa del monte conteso s'erano levate, pei tiri di sbarramento, due terribili cortine di fuoco che avevano bagliori e rombi di morte.... Dal folto del bosco a sud di S. Grado e dal declivio del Veliki era un correre rapido, ordinato, come in una piazza d'armi, di Soldati, che con magnifica manovra avvolgente piombavano, come falchi terribili, sul nemico sorpreso, spaventato, ed annidato tra le forre ed i sentieri rocciosi del Volkovniak. Si son viste schiere di Fanti avanzare veloci per In costa sassosa e brulla, e poi entrare nel bosco e sparire....
Ma una linea lontana di segnalazioni di colore rosso e bianco, ad intermittenza, indicavano che le truppe avanzavano. E una punteggiatura di dischi bianchi, portati come stendardi, facevano conoscere alle artiglierie che i Soldati nostri avevano espugnate le trincee nemiche. Precedendo l'avanzata dei Fanti la nostra artiglieria faceva una cortina di fuoco sempre più intensa e più lontana!... il nemico era in fuga e le nostre colonne d'attacco l'inseguivano vittoriosamente gridando, all'unisono, con voce forte, possente: «SavoiaI... Savoia!... Avanti!...»
DAL FRONTE
Sulla fronte Giulia, da Gorizia al mare, continuò ieri lotta accanita con nuovi vittoriosi successi per le nostre armi lungo l' aspro ciglione settentrionale dell' Altipiano carsico. Ivi, respinti nella notte violenti contrattacchi dell' avversario, le instancabili truppe dell 'XI Corpo d' Armata assalirono le multiple robuste difese preparate dal nemico nell' intricata zona ad est del Veliki Hribach e di monte Pecinka. Di trincea in trincea, scacciando l' avversario annidato in boschi, doline e caverne, sostenendo intensi bombardamenti e ributtando violenti contrattacchi, le valorose truppe della 4.a e 45.a divisione raggiunsero l' importante linea che dal monte Faiti (Faiti-Hrib) per l' altura di quota 319 va alla quota 229 sulla strada di Castagnevizza, 700 metri ad ovest di questa località. Sulla rimanente fronte ad oriente di Gorizia e da Boscomalo (Hudi Log) al mare, mantenemmo le posizioni raggiunte il giorno primo novembre, nonostante gli insistenti attacchi nemici, sostenuti da concentramento di fuoco di numerose artiglierie. Prendemmo 3498 prigionieri fra i quali 116 ufficiali e fra essi un comandante di brigata, un comandante di reggimento e tre ufficiali superiori.
Ci impadronimmo di due cannoni da montagna, di molte mitragliatrici e di ricco bottino di armi, munizioni e materiale da guerra di ogni specie. Nella incursione aerea compiuta dal nemico la sera del 1° sul Basso Isonzo, le nostre artiglierie abbatterono l' idrovolante «L 75». L' ufficiale aviatore restò ucciso.Iersera una squadriglia nemica rinnovò l' incursione nella medesima zona; fu abbattuto un altro velivolo.
Firmato: CADORNA