"Il tritacarne" chiude i battenti
Un milione abbondante: sono le perdite franco-tedesche tra morti, feriti e dispersi a Verdun. Il 18 dicembre il cosiddetto “tritacarne” chiude i battenti con la riconquista francese di Les Chambrettes. Il prezzo delle undici rate mensili è altissimo: mettendo in fila i corpi di tutti i disgraziati si fa Milano-Palermo, andata e ritorno. L’imperversare della battaglia ha dissanguato i due eserciti. Si ha la netta impressione che non sia mutato nulla. Di certo non il fronte: Parigi rivendica il successo morale, ma la partita si conclude con un sostanziale “pari e patta”; con l’ultima offensiva i francesi hanno ripreso quasi tutto il terreno perso dal 21 febbraio. Ma allora cos’è cambiato? Solo i volti dei soldati. Una buona parte sono i rimpiazzi dei caduti; gli altri, i pochi superstiti, chi ha resistito, sono perlopiù irriconoscibili. Abituati a vivere come bestie, hanno visto cose che noi umani non potremmo mai immaginare. Ma questa non è la battuta di un film. Poi c’è il paesaggio: alieno. Il terreno è butterato e irregolare come una spiaggia. Ogni buca, ogni duna, ogni cicatrice è scolpita dagli esplosivi. Gli alberi hanno lasciato il passo a foreste di cerini e stuzzicadenti. Qualche arbusto annerito e nessuna foglia, neanche a portarle da casa.
Di scene paragonabili non ce ne sono molte. E anche in futuro se ne vedranno poche. Non lo so, mi vengono in mente solo tre immagini simili: Tunguska nel 1908, Hiroshima e Nagasaki nel 1945; grazie, ma lì c’erano passate un meteorite e due bombe atomiche. E dopo tutto questo inferno siamo tornati ai nastri di partenza, a leccarci le troppe ferite.
Cambiando scenario, chi immaginava uno stop degli Imperi centrali dopo Bucarest si è sbagliato di grosso. I russo-rumeni in ritirata si accalcano verso le linee zariste del Siret. La nuova barriera difensiva si va allestendo da Focşani a Brăila, mentre gli austro-tedeschi impegnano battaglia nella valle del Trotuş e nella regione di Râmnicu Sărat.
A Roma il Ministro degli esteri Sidney Sonnino interviene alla Camera, argomento del giorno la nota tedesca. Riassumendo: senza proposte concrete si parla del nulla, ma se l’offerta fosse seria e in linea con i criteri Alleati di giustizia e civiltà nessuno opporrebbe un aprioristico rifiuto alle trattative. Sonnino però esclude questa ipotesi: «Molte cose stanno a indicare il contrario. Il tono di vanteria e di insincerità non ispirano alcuna fiducia». Il Governo ha il dovere di non illudere la popolazione: «A un enorme inganno seguirebbe fatalmente una crudele delusione». La seduta si chiude con un largo voto di fiducia e la concessione della massima libertà d’azione al Governo.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- Sonnino spiega in Parlamento perché le proposte di pace tedesche sono inaccettabili. La Camera vota la fiducia al Governo.
- Da Salonicco si annuncia che le popolazioni di Candia e di Lemnos, riunite in pubblico comizio, hanno proclamato la decadenza del Re di Grecia Costantino, consacrandolo alla pubblica esecrazione.
- La nota di pace tedesca del 12 dicembre viene ricevuta dai Ministeri degli esteri inglese e francese.
Fronte occidentale
- Fine dell’offensiva francese a Verdun: operazioni sospese dopo aver respinto i contrattacchi tedeschi. I francesi ricatturano Les Chambrettes.
Fronte orientale
- Ripristinate le posizioni russe fra Kovel e Lutsk, conquistate dagli austro-tedeschi due giorni prima.
Fronte meridionale
- Rumeni e russi si ritirano verso la linea Siret.
- Brăila e Galaţi minacciate.
Fronte asiatico ed egiziano
- I britannici si muovono attorno Sanna-i-Yat e raggiungono il Tigri sopra Kut al-Amara, tagliando le comunicazioni ottomane e l’imponente fiume a monte di Khadairi Bend.
Parole d'epoca
Lettera alla famiglia
di Quinto Menicucci, caporale di artiglieria
Per l’amore costante alla mia famiglia e in special modo ai miei Genitori non che per l’amore alla terra che mi diede i natali, fra tante lettere scritte alla mia famiglia, voglio includere la presente tra queste mie modeste memorie, scritta a Merna di Gorizia (l’attuale Miren in Slovenia, n.d.r.) in trincea durante il tempo di preavviso di una seconda licenza invernale concessami il 18 dicembre 1916 e che per l’occasione lessi in famiglia (a pranzo) il giorno di Natale di detto anno.
Miei buoni e cari Genitori,
aspettare con pazienza, accogliere il destino con forza d’animo è più facile quando si è certi di essere sostenuti dall’affetto costante del buono e forte padre, della mamma, altrettanto buona, affettuosa, espansiva, delle sorelle che hanno dei pensieri gentili per l’assente; il dovere per me, il duro dovere riservatomi dal fato avverso, mi resta più lieve, più facile a compiersi, dato poi che la buona volontà non mi manca.
Ai miei sacrifici di privazioni e di stenti l’unico compenso che io da lungo tempo attendo, sognandolo, bramandolo, è questo momento, miei cari, nel quale, mi serro a voi tutti, nell’abbracciarvi, nel chiamarvi, provo il più grande desio, contento, momento questo per me indimenticabile che mi commuove. Miei buoni, mio caro babbo, mia cara mamma, mie amate sorelle, come fare a tradurre in parole l’animo mio, ciò che sento, ciò che provo? Non mi è possibile; è una sensazione così forte che non si può dire.
Si ringrazia il Gruppo L'Espresso e l'Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano
DAL FRONTE
Sulla fronte Tridentina l' artiglieria nemica fu più attiva nella zona del Pasubio e sull' Altopiano di Asiago. La nostra disturbò i consueti movimenti nemici nell' alto Astico.
Sul Carso un nostro riparto occupò di sorpresa una dolina nella zona a sud di Bosso Malo (Hudi Log).
Firmato: CADORNA