“Se tu non spari, io non sparo”
Nell’immensità dei vari fronti alcune trincee sono così vicine e il silenzio così inquietante da poter quasi sentire il respiro affannoso del nemico, magari febbricitante, o in preda al panico. Ci sono dei posti poi dove la guerra è più “soft”, sono quelli lontani dai settori più caldi, quelli dove l’inazione ristagna, dove nessuno dei contendenti scorge opportunità di sviluppo. Lì, quando al calar della sera tutti scompaiono sottoterra, ognuno nella propria buca, spesso si stabilisce un tacito accordo tra le vedette rivali: «Se tu non spari, io non sparo». Non è codardia, è buonsenso. «Che le sentinelle contrapposte preferiscano ammazzare il tempo invece di ammazzarsi tra loro è cosa risaputa. […] Meglio scambiare quattro parole che quattro pallottole».
In fondo il dovere di una vedetta non è di uccidere, ma di vigilare, «perché uccidendo la sentinella avversaria avranno inutilmente dato l’allarme e un lungo tratto di trincea si desterà, causando uno scontro senza scopo». E allora, quando la notte è calma, nei rari angoli morti della guerra si scambiano persino quattro chiacchiere, fossero anche insulti. In fin dei conti il nemico non è così diverso da te.
Il 13 gennaio quattro chiacchiere le vuole scambiare l’Intesa con la Grecia: “Bene l’assenso di massima, ma basta cincischiare; vogliamo risposte precise sull’accettazione delle nostre richieste”.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- Alla risposta tergiversante del Governo greco, gli Alleati ribattono chiedendo l'accettazione immediata della nota dell’8 gennaio.
Fronte orientale
- Tedeschi respinti nuovamente vicino Kalnciems.
Fronte meridionale
- Austro-tedeschi respinti a est di Focșani.
Operazioni navali
- I due sottomarini austro-ungarici «U. C. 12» e «U. 12 » cadono in mano agli Italiani.
Parole d'epoca
Sulla riva sinistra dell’Isonzo
di Giuseppe Carruba Toscano, tenente veterinario
Una settimana prima di ordinare l’avanzata han pensato che dal Vallone alle linee non c’erano camminamenti. Qui riunirono tutte le compagnie del genio e ordinarono di costruire in tale lasso di tempo i camminamenti. Cominciarono il lavoro, ma fu una gracciatina del terreno. Non combinarono niente. Cosicchè i rincalzi dovettero spiegarli facendoli accorrere allo scoperto. E furono massacrati. I nemici li avvistarono, e qui una carnaia spaventevole. Ordine alle compagnie mitragliatrici di muoversi allo scoperto. E qui maciullamento di soldati. La sua compagnia perdette in uno sbalzo 21 uomini. Un maggiore di fanteria diede ordine di mettere la mitragliatrice sulla trincea, per così il nemico vedendola non sarebbe andato all’attacco. Un tenente non so di qual reggimento, in un attacco del suo reggimento (forse era aiutante maggiore) passa di dove era schierata una compagnia mitragliatrice, vede un soldato di questa, appiattato, gli ordina: avanti! Quello risponde sono a posto. L’altro di rimando: avanti, risposta: sono a posto. Qui tac, scatta il grillo della rivoltella, il soldato morto; viene ucciso.
Si ringrazia il Gruppo L'Espresso e l'Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano
DAL FRONTE
Lungo tutta la fronte consueti tiri delle artiglierie, più intensi nelle Giudicarie nella zona di Plava e sul ciglio settentrionale dell’altopiano carsico.
L' attività di nostre pattuglie sul Carso ci procurò la cattura di qualche prigioniero e di numerose casse di bombe abbandonate dal nemico in una dolina.
Firmato: CADORNA





