14 Novembre, 1917

Un’unica Italia

In piedi, incuranti della pioggia, sono in tanti ad aspettare l’ingresso a Montecitorio. In aula c’è il pienone, la seduta del 14 novembre è tra le più attese: c’è un nuovo Governo da presentare, in concomitanza con la ritirata italiana al fronte. A far comprendere la solennità del momento basta elencare i pochi oratori: quattro sono ex Presidenti del Consiglio, Boselli, Giolitti, Salandra e Luzzatti; quindi il Premier Orlando, il Presidente della Camera Marcora e un socialista, Prampolini. Gli altri ascoltano.
Apre Marcora, poi la parola passa a Orlando: «Il nemico, aiutato da insperate e concorrenti fortune, ha potuto portare contro di noi forze preponderanti. […] Il Governo ha tutta la coscienza della gravità del momento, ma ora, mentre l’invasione nemica ancora preme minacciosa, importa agire e non discutere. […] Non vi sono due Italie, una dove si combatte e si muore, l’altra dove si appresta quanto abbisogna all’esercito. Vi è un’unica Italia e un Governo e una volontà e un dovere solo per tutti: respingere il nemico e vincerlo, vincerlo con la forza delle armi, vincerlo con la resistenza interna del Paese. Onorevoli colleghi, il nemico si prefiggeva due obbiettivi: militare l’uno, politico l’altro; infrangere l’esercito e decomporre il Paese. Mentre i nostri soldati combattono perché sia arginato il successo militare, noi possiamo affermare che il secondo fine non sarà raggiunto»

 I discorsi meriterebbero di essere citati, perché possono anche dire banalità, ma hanno tutti una certa rilevanza: Boselli invita alla concordia; Giolitti ispira energia; Salandra ricorda gli ideali; Luzzatti esalta la resistenza. Io però ho un enorme problema di sintesi, quindi salto all’altro intervento, quello diverso, quello socialista. Lo dico subito con una battuta irriverente, la prima impressione è un po’ da “battibecco a casa Vianello”. Prampolini dice in sostanza: “Noi ve l’avevamo detto, ora non accollateci le vostre responsabilità”. Difendersi è un diritto, fanno bene i socialisti a parlare, spetta poi alle valutazioni personali decidere se e quanto “mordersi la lingua”. Resta comunque la tregua politica, un buon compromesso, rispettando gli ideali del Partito. «Non è giorno questo di palleggiarsi le responsabilità e di recriminare sulle colpe, ma nessuno speri di trarne amnistie. Nessuno si illuda di profittare delle conseguenze più tragiche della sua politica per aggredire la parte avversaria. […] Solo dopo un’accurata indagine saranno davvero chiare le cause della situazione presente. Elementi che noi più volte indicammo e che invano ci vengono imputati, scambiando la diagnosi con la sobillazione. […] Il periodo più tragico del dramma accende il nostro dolore di uomini e di cittadini, ma non può mutare la nostra posizione politica. Pur essendo avversi alla guerra e invocandone la più prossima fine, noi abbiamo avuto il senso esatto dell’ora presente e non abbiamo né disconosciuto, né taciuto la inesorabile necessità di sottostare alle sue esigenze militari e civili. […] Chi, al di là delle frontiere, facesse calcolo sul nostro atteggiamento, sappia che noi siamo qui, irreconciliabili con tutte le politiche di predominio e di violenza».
Si vota il breve ordine del giorno di fiducia al Governo: «La Camera afferma la necessità della concordia nazionale e della fusione di tutte le energie per fronteggiare l’invasione nemica, mediante il valore dell’esercito e la fede negli alleati». Approvato per acclamazione, socialisti esclusi. Dal loro punto di vista appoggiare questo Governo avrebbe sbugiardato le precedenti politiche; restano fermi sul “né appoggiare, né sabotare la guerra”. A fine seduta però tutti applaudono al grido di «Viva l’Italia». Anche i socialisti.
Intanto al Senato si costituisce il "Fascio parlamentare di difesa nazionale", agglomerato trasversale di interventisti, spesso esaltati. Mentre al fronte gli austro-tedeschi assaltano le Melette.

Davide Sartori

GLI AVVENIMENTI

Politica e società

  • La Camera italiana si riapre con solenni manifestazioni patriottiche. Parlano Orlando, quattro ex Presidenti del Consiglio e l’onorevole Prampolini per i socialisti ufficiali. Votata la fiducia al Governo.
  • Si costituisce al Senato il "Fascio parlamentare di difesa nazionale", raggruppamento di senatori interventisti.
  • La sconfitta dei lealisti di Kerenskij aumenta la confusione a Pietrogrado.
  • Alla Camera dei Comuni Lloyd George spiega il nuovo Consiglio Supremo di guerra Alleato.
  • Atto di rappresaglia contro i tedeschi adottato dalla Camera brasiliana.

Fronte occidentale

  • I britannici migliorano le loro line a nord-ovest di Passchendaele.
  • Attività d’artiglieria nel settore francese.

Fronte italiano

  • Gli italiani rimangono fermi su tutta la lunghezza del Piave, trattenendo ovunque gli austro-tedeschi.
  • Respinti gli attacchi austro-tedeschi tra Monte Sisemol e Meletta Davanti e tra Meletta Davanti, Monte Fior e Monte Castelgomberto.

 Fronte asiatico ed egiziano

  • Battaglia di Ayun Kara.
  • Il Generale Allenby continua l’avanzata in Palestina; raggiunta la ferrovia di Gerusalemme.

Operazioni navali

  • Annunciata la perdita di un cacciatorpediniere inglese e di un piccolo ricognitore, affondati da un sottomarino mentre cooperavano con l’esercito in Palestina.

 

Dal fronte italiano

REGIO ESERCITO ITALIANO - COMANDO SUPREMO
BOLLETTINO DI GUERRA N. 941 - 14 NOVEMBRE 1917 - ORE 18:00

All' alba di ieri il nemico, dopo breve, ma intensa azione d' artiglieria, tentò un violento colpo di mano contro le nostre posizioni del Lago di Ledro al Garda. L' attacco fallì per la valida resistenza opposta dai nostri che obbligarono il nemico a ritirarsi.
Sull' Altipiano d' Asiago, nella notte sul 13, le truppe occupanti le posizioni avanzate di Monte Longara, dopo avere respinto un quarto e più formidabile attacco nemico, vennero ritirate sulle retrostanti linee di resistenza. Nel pomeriggio di ieri l' avversario dalle alture a sud di Gallio puntò sul Monte Sisemol, ma venne respinto.
Dalla regione di Asiago alla Valsugana nostri punti avanzati hanno sostenuto vivaci combattimenti col nemico provenienti da fronte Piana di Marcesina ‒ Monte della Forcellona - Monte Lisser.
Tra il Brenta e il Piave il nemico occupa la linea Tezze ‒ Lamon - Fonzaso ‒ Arten ‒ Feltre. In lotte parziali nuclei nemici di copertura a Tezze ed agli ex punti di Cima di Campo e di Cima di Lan hanno opposto valida difesa.

Lungo il Piave l' attività combattiva è andata aumentando; le opposte artiglierie sviluppano intensa azione di fuoco: tentativi nemici di passare il fiume tra Quero e Fener, a S. Donà di Piave e a Intestadura vennero sventati con gravi perdite per l' avversario: si combattè vivacemente alle Grave di Papadopoli e a Zenson dove la nostra controffensiva è continuata, ma non è riuscita a sloggiare completamente l' avversario.
A Grisolera nuclei nemici poterono infiltrarsi nella zona paludosa tra Piave e Vecchio Piave, dove però sono contenuti. Nella giornata vennero catturati 121 prigionieri e alcune mitragliatrici. I nostri aerei hanno ripetuto efficaci azioni di bombardamento.

GENERALE DIAZ

Come in una macchina del tempo, ogni giorno una nuova pagina del diario.
Le testimonianze, le immagini, i filmati negli archivi e nei giornali dell'epoca.

Sono nato a Roma nel dicembre del 1984, mi sono diplomato al liceo scientifico J.F. Kennedy e ho frequentato la facoltà di Scienze della Comunicazione all’università la Sapienza, ma non mi sono laureato.

I miei interessi? Un po’ di tutto, come molti trentaduenni. Lo sport, la politica, la Storia del ‘900. Niente di eccezionale.


Dal dicembre 2003 al marzo 2005, ho scritto per un giornale locale (Il Corriere Laziale), quindi ho fatto uno stage con una piccola televisione satellitare (Nessuno TV).
Nel 2011 la Graphofeel edizioni ha pubblicato il mio libro “Mens insana in corpore insano”, il racconto di una vacanza on the road da Roma a Capo nord.
Dall’agosto 2013 al gennaio 2014 ho ricominciato a scrivere di calcio quotidianamente, con articoli e pronostici sportivi sul sito http://www.scommessepro.com/
Da giugno 2014 racconto la Grande Guerra, giorno per giorno.

Davide Sartori