Lichnowsky non si fida di Londra
Se Edward Grey non si fida della Germania, Karl Max Lichnowsky è uno dei pochi a non fidarsi della Gran Bretagna. Il diplomatico tedesco è contrario al conflitto: "È impensabile che Londra resti a guardare".
Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. A Berlino battono sempre sulla stessa nota, lo ribadisce von Jagow: «A San Pietroburgo faranno sicuramente un gran baccano, ma quel che conta è che in questo momento la Russia non è pronta per la guerra». In Germania si punta a mantenere circoscritto il conflitto; la neutralità inglese è scontata. Tedeschi: da sempre un popolo testardo, rigoroso, risoluto e consapevole; se ben guidati sono una forza della natura. Purtroppo non è stato così nella prima metà del ‘900. Avrà ragione Lichnowsky, ovvio. Lui e il leader dei conservatori britannici, Balfour: «La Germania sa realmente come si crea la potenza, ma non sa come servirsene».
Il 18 luglio l’Ammiragliato inglese lo passa a ispezionare la Prima flotta. Una coincidenza, è certo, ma non da poco.
Ma restiamo sul tema marina. Sì, perché la cronaca italiana riporta una notizia singolare: l’ingegnere Giulio Ulivi è scomparso; si è dato alla fuga. Lo “scienziato” millanta un micidiale raggio della morte: può far esplodere a distanza i depositi e bloccare qualsiasi mezzo a motore. Fantascienza.
La storia è senza dubbio poco credibile, ma vera. I primi finanziamenti li riceve da inglesi e francesi, salvo poi incassare “no grazie” da mezza Europa.
Ulivi cerca quindi di rifilare la sua ultima invenzione alla Marina italiana.
Pressato dalle ovvie richieste di controlli, fugge con le 80.000 lire donategli da cinque non so, chiamiamoli “mecenati”.
Ma la parte migliore è il finale. Insieme a lui scappa anche la fidanzata; bizzoso il destino, lei è figlia di un Ammiraglio.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- A Portsmouth Re Giorgio V passa in rassegna la "First Fleet", la flotta inglese composta da 223 navi.
- Il Conte Alexander Hoyos, Capo di gabinetto del Ministro degli esteri asburgico, rassicura il Principe tedesco Stolberg che le richieste dell'ultimatum alla Serbia sono tali che "nessun paese con un po' rispetto per sé stesso e dignità potrebbe accettarle".
- In risposta a voci su un ultimatum austriaco, il Primo Ministro serbo Pašić dichiara che non accetterà alcuna richiesta che comprometta la sovranità serba.
- Sazonov, Ministro degli esteri russo, avverte l'Austria-Ungheria che la Russia non avrebbe tollerato "qualsiasi pericolo per l'indipendenza della Serbia".
Personaggi
Giulio Ulivi, l'Inventore
Il padre del raggio della morte
Giulio Ulivi è un personaggio antologico, incredibile come solo certi italiani sanno essere.
Un creativo, senza ombra di dubbio; un convincente giramondo, questo è certo; furbetto e truffaldino, quantomeno probabile.
E’ un inventore, o almeno così ama definirsi; ma che abbia creato qualcosa di utile è tutto da dimostrare. Di immaginazione però ne ha da vendere. E ci proverà in lungo e in largo.
Nel 1914 Giulio Ulivi non è uno scienziato, è “Lo Scienziato”.
Il New York Times gli dedica uno speciale, fitto di elogi e ammirazione. Lo paragona ad Archimede. Azzardato? Solo con il senno di poi; sì, perché l’invenzione dell’ingegnere italiano ricorda molto la leggenda di Siracusa, quella degli specchi e della flotta incendiata.
Ingegnere, ecco, di Ulivi non è chiaro neanche il titolo di studi.
Millanta un micidiale raggio della morte: può far esplodere a distanza i depositi e bloccare qualsiasi mezzo a motore. Sfrutterebbe onde radio e raggi infrarossi. Fantascienza.
La storia è poco credibile, ma vera. In tanti sono pronti a scommettere sulla sua illuminazione. In gioco c’è il dominio assoluto dei mari e molto altro.
I primi finanziamenti li riceve da inglesi e francesi, salvo poi incassare “no grazie” da mezza Europa.
Ulivi cerca quindi di rifilare la sua invenzione alla Marina italiana. Soldi ce ne sono pochi; per attirare l’attenzione punta sul patriottismo: non vuole una lira dal Ministero della difesa, si farà finanziare da privati.
A caval donato non si guarda in bocca. Già, ma prima o poi qualche risultato bisogna mostrarlo.
Il 18 luglio La Stampa annuncia la scomparsa di Giulio Ulivi.
Pressato dalle ovvie richieste di controlli, è fuggito con le 80.000 lire donategli da cinque non so, chiamiamoli “mecenati”.
Ma la parte migliore è il finale. Insieme a lui scappa anche la fidanzata; bizzoso il destino, lei è figlia di un ammiraglio.
Ricercati, i due riescono a lasciare il paese, forse diretti a Costantinopoli.
Le proprietà di Giulio Ulivi vennero sequestrate, ma i due amanti tornarono comunque in Italia. Lo fecero qualche mese dopo, sposandosi a Milano.