Non crolla la fede russa nella vittoria
Il 2 agosto si riunisce la Duma: Governo e Parlamento russo ribadiscono la propria fede nella vittoria finale e scacciano ogni ipotesi di pace separata. La seduta è storica anche e soprattutto per la “questione polacca”: «Lo Zar ha ordinato al Consiglio dei ministri di elaborare progetti per accordare alla Polonia, dopo la guerra, il diritto di organizzare liberamente la sua vita nazionale, sociale ed economica, sulla base dell’autonomia e sotto lo scettro degli imperatori di Russia».
A riferirlo è il Premier Goremykin, confermando la promessa fatta un anno prima, nel proclama del 15 agosto 1914. D’accordo non sarà l’indipendenza, ma è sempre meglio di niente.
Sui campi di battaglia la ritirata russa prosegue lungo tutto il fronte, sempre incalzata dalle avanguardie austro-tedesche; i prigionieri non si contano.
In Francia restano protagoniste le artiglierie: qualcosa si muove nelle Argonne e nei Vosgi, ma sono tutte azioni isolate, locali, slegate; nulla di definibile come una vera e propria offensiva.
Anche il fronte italiano si uniforma alle routine di questa guerra: gli scontri si fanno più sanguinosi e i risultati meno incisivi. Una furiosa battaglia imperversa da giorni sul Monte Sei Busi.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- Alla Duma a Pietrogrado il presidente del Consiglio, Goremykin, riconferma, a nome dello Zar, la promessa di autonomìa alla Polonia e annuncia leggi per l'emancipazione degli ebrei. Governo e Duma riaffermano la loro fede nella vittoria finale.
- Sottoscrizione canadese pari a 200.000 sterline per acquistare mitragliatrici.
- Ricevuta dagli U.S.A. una nota tedesca riguardante la nave “William P. Frye”.
- Pubblicata dal Ministero degli esteri inglese tutta la corrispondenza fra Edward Grey e l’Ambasciatore americano riguardante il Prize Court.
- Pubblicato il terzo rapporto della commissione francese sulle atrocità commesse in guerra.
Fronte occidentale
- Combattimenti nella regione di Saint-Hubert (Argonne).
- I tedeschi hanno successo sulla Hill 213 (Argonne).
- Bombardata Les Éparges (Verdun).
- Attacco tedesco alle postazioni sulla linea di Linge e sulla cresta di Barrenkopf (Vosgi).
Fronte orientale
- I russi si ritirano ad est di Panevėžys (Lituania).
- I tedeschi dichiarano di aver preso 9.000 prigionieri vicino Lomja (sponda orientale della Vistola) e a Ivangorod.
- Sulla linea Łęczna-Chełm i russi evacuano le loro posizioni, in 2.000 vengono fatti prigionieri.
Fronte italiano
- Continua con qualche progresso l’offensiva italiana vicino al Monte Sei Busi (Carso), respinta sull’altipiano di Polazzo.
Operazioni navali
- Sottomarino inglese affonda una nave da trasporto tedesca nel Baltico che trasportava truppe dell’armata di von Below.
Parole d'epoca
I tedeschi accusati di violazione del diritto delle genti
articolo su La Stampa del 3 agosto 1915, pg. 6
La Commissione istituita per constatre gli atti dal nemico in violazione del diritto delle genti ha presentato al Presidente del Consiglio un nuovo rapporto. Il precedente rapporto aveva riferito sulle violazioni del diritto delle genti commessi a danno delle popolazioni civili. Il rapporto attuale si occupa degli atti di slealtà e di barbarie compiuti a danno dei combattenti e del personale sanitario. I tedeschi si sono serviti molte volte di prigionieri civili e militari come scudo contro il nostro fuoco. Essi hanno usato frequentemente di proiettili speciali che rendevano più crudeli e più pericolose le ferite, come molti medici hanno constatato.
I tedeschi hanno adoperato altresì delle baionette dentate. Inoltre parecchie volte dei prigionieri appartenenti all'esercito o no sono stati giustiziati, come hanno attestato testimoni autorevoli.
Il rapporto contiene poi una lunga enumerazione di atti inumani commessi in molte circostanze dai tedeschi contro le truppe francesei e contro il personale sanitario, e conclude facendo osservare che il nemico ha misconosciuto verso i combattenti le leggi più elementari del diritto delle genti e i doveri più sacri dell'umanità.
DAL FRONTE
Nostri idrovolanti, la sera del 31 luglio, fecero una nuova incursione su Riva, lanciando bombe con ottimi risultati e sfuggendo alle offese di nutrita fucileria dell' avversario.
Nel mattino successivo le nostre artiglierie pesanti eseguirono tiri efficaci contro la stazione di Rovereto, ove gli osservatori segnalavano l' arrivo di treni carichi di truppe.
Nelle Valli Cadorine, cessate le nebbie intense della passata decade, fu ripreso con rinnovata intensità il tiro di demolizione contro gli sbarramenti dell' Alto Cordevole, dell' Alto Boite, di Landro e di Sexten.
La lotta in Carnia segna un nuovo, brillante episodio per la conquista del Monte Medetta, a nord-est di Cima-Cuestalta. Il nemico vi si era fortemente annidato e disponeva anche del valido appoggio di vicine batterie; aspro il terreno dell' azione; la via d' accesso alla vetta rappresentata da un solo ed erto canalone. Dopo lungo combattimento, svoltosi con alterna vicenda i nostri e alpini, appoggiati dai tiri efficaci e precisi di retrostanti artiglierie, riuscirono, con grande valore ed ardimento, a sloggiare dalla posizione l' avversario. Ricevuti i rinforzi, questo pronunziava poi violenti ritorni controffensivi e solo a sera la contrastata vetta poteva dirsi in nostro saldo possesso.
Anche sul Carso il nemico, dopo avere, nella notte sul 31, con più azioni dimostrative cercato di stornare la nostra attenzione, sull' albeggiare irruppe con grandi forze contro la nostra occupazione di Monte Sei Busi. Spezzato col fuoco l' impeto di quell' attacco, le nostre fanterie passarono ad una risoluta controffensiva sul fronte e sul fianco dell' avversario, che fu scompigliato e volto in fuga. Circa 150 prigionieri, dei quali 6 ufficiali, restarono nelle nostre mani. Dalle dichiarazioni di essi risultò che l' attacco era stato condotto con truppe scelte, tra le quali un reggimento di Cacciatori dell' Imperatore (Kaiserjager) giunto da poco sul luogo dell' azione e che restò quasi completamente distrutto.
Firmato: CADORNA