"Quando finirà questo supplizio?"
In questa guerra non esistono regole d’ingaggio. È più cruenta, inumana e vigliacca. La propaganda di ogni paese ha spersonalizzato il nemico, l’ha demonizzato. Tutti sono stati accusati di crimini di guerra, anche perché tutti li hanno commessi.
C’è chi ha sfruttato una bandiera bianca, la croce rossa o gli ufficiali medici per coprire un attacco. Il problema è che ora nessuno crede più a quei simboli: prima si apre il fuoco, poi si vedrà. La stessa brutalità colpisce deliberatamente i centri abitati, i civili. E questa è una tremenda novità nella storia bellica.
Su La Stampa del 31 agosto viene pubblicata una lettera di Lepanto Butelli, soldato fiorentino: «Ieri hanno voluto dare una prova della loro rabbia e della loro cattiveria bombardando anche l’ospedale. Lì vi erano ricoverati i poveri del paese, chi aveva mezzi era fuggito da un pezzo. Molti sono morti. I superstiti passarono di qui ieri sera. Quanti sentimenti si risvegliarono nell’animo mio! Oggi soltanto le espressioni di dolore sono internazionali. Avevano fame. Molte donne piangevano
sommessamente, forse imprecando ai loro connazionali che non avevano risparmiato madri, mogli e i loro stessi figli. […] Quando è stato detto loro di proseguire si sono fatti più tristi, non perché temessero i nostri, ma per il bisogno che sentivano di riposarsi e rifocillarsi. D’altronde il proprio paese si abbandona sempre col cuore sanguinante, anche quando ne siamo scacciati a colpi di granate. […] Noi abbiamo dato loro ciò che avevamo: un pezzo di pagnotta ai più grandi e un pezzo di cioccolato ai piccoli. Vi confesso che mai mi sono commosso tanto. Quando finirà questo supplizio?»
La lettera prosegue nel pomeriggio: «Ha sostato qui il secondo corteo di superstiti. Vi sono vecchi, bambini, infermi e qualche pazzo. Quasi tutti sono trasportati a mezzo di barelle. Sono pochi coloro che parlano; i più se ne stanno rannicchiati, avvolti nei loro cenci, muti, con lo sguardo spento, vagante nel vuoto, muovendo appena le labbra come nel mormorio di una preghiera. Di sotto ai cenci si scorgono i loro corpi scheletrici; pochi portano gli zoccoli, la rimanenza ha semplicemente delle calze con doppia suola di pelle».
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- Ufficialmente conclusa la disputa dei sindacati minerari nel Galles del sud.
Fronte occidentale
- I tedeschi annunciano un successo nei Vosgi.
- Viene abbattuto Adolphe Pégoud, muore così il primo asso francese nonché mondiale.
Fronte italiano
- In Valsugana gli italiani completano e rafforzano l'occupazione di Cima Ciste (m. 2185).
- Gli accessi alla Conca di Plezzo sono sbarrati dagli italiani.
Fronte orientale
- I russi sconfiggono i tedeschi vicino Lutsk (fiume Styr). Catturati 7.000 prigionieri.
Fronte meridionale
- Durazzo occupata nuovamente dalle truppe serbe.
Fronte asiatico ed egiziano
- Le truppe britanniche di stanza a Rustam respingono nuovamente i Bunerwals.
DAL FRONTE
Sull' altipiano a nord-ovest di Arsiero le nostre truppe assalirono la forte posizione di Monte Maronia a settentrione del Monte Maggio ne scacciarono l' avversario. Questo concentrò allora un intenso fuoco di artiglieria d' ogni calibro sulla nostra nuova posizione che tuttavia venne mantenuta e rafforzata ed è ora in nostro sicuro possesso.
Intorno a Plava, sul medio Isonzo, nostri drappelli di tiratori scelti arditamente spinti verso le linee nemiche riuscirono a ridurre al silenzio alcune mitragliatrici e cannoncini lanciabombe con i quali l' avversario disturbava da qualche giorno i nostri lavori di approccio. Viene segnalato un intenso movimento di treni nella stazione ferroviaria di Gorizia.
Sul Carso nella giornata di ieri si svolsero piccole azioni con esito a noi favorevole.
Nella zona dei Sei Busi furono dai nostri occupate alcune trincee nelle quali si raccolsero armi e munizioni abbandonate dal nemico. Qualche progresso fu anche compiuto ad oriente delle cave di Selz. L' artiglieria nemica ha ripreso il bombardamento dell' abitato di Monfalcone.
Firmato: CADORNA