28 Settembre, 1915

La Circolare 3525

I russi ci hanno provato, ma la reazione è durata poco: Lutsk, riconquistata da neanche due giorni, viene abbandonata di nuovo; gli austro-tedeschi patiscono perdite gravi nelle paludi del Pripyat, ma ricacciano indietro le armate zariste. La crisi russa non è ancora risolta.
Sul fronte occidentale i francesi guadagnano terreno a Souchez e in Champagne; i britannici consolidano le posizioni sulla Hill 70 e picchiano duro a Loos, catturando circa 3.000 uomini.
A Londra si festeggia, da tanto non si sentivano notizie positive. Lo stallo e l’attesa logorano i nervi più delle sconfitte. Siamo però solo all’inizio dell’offensiva e i giornali ci tengono a precisarlo: regna sempre l’ottimismo, ma si invitano i lettori a non trarre conclusioni affrettate.

Il 28 settembre Sir Edward Grey, Ministro degli esteri britannico, illustra il punto di vista governativo sulla crisi balcanica: le relazioni con la Bulgaria resteranno amichevoli finché sarà mantenuta la neutralità armata, ma gli Alleati sono pronti a intervenire al primo abbozzo d’aggressione.

Il “come” sembrano saperlo i giornali ateniesi: Francia e Gran Bretagna avrebbero offerto 150.000 uomini per rinforzare l’esercito greco, l’accordo con Venizelos sarebbe fatto.

In Italia si inizia a intravedere l’ossessione del Governo e del Comando supremo verso i disertori, spesso dei fantasmi nella mente degli alti ufficiali. Viene emanata una circolare: i superiori in grado possono essere dei fratelli, dei genitori, ma «ogni soldato deve sapere che l’ufficiale ha il sacro potere di passare per le armi i recalcitranti e i vigliacchi. […] Chi tentasse di arrendersi e di retrocedere sarà raggiunto, prima che s’infami, dalla giustizia sommaria del piombo delle linee retrostanti e da quella dei carabinieri incaricati di vigilare alle spalle delle truppe».
Non è una novità e non siamo l’unico esercito ad abbracciare questa “politica”, ma la guerra la vinci con i soldati e un soldato vivo contribuirà sempre più di uno morto; ritirarsi non sempre significa codardia, a volte è puro buonsenso.

Davide Sartori

GLI AVVENIMENTI

Politica e società

  • L’Ambasciatore asburgico Dumba richiamato incondizionatamente dagli U.S.A.
  • Gran Bretagna: sindacati e Partito labourista discutono del servizio di leva obbligatorio.
  • Stipulato un piano per un prestito anglo-francese di mezzo miliardo di dollari.
  • Il Ministro degli esteri Edward Grey illustra la politica britannica per quanto riguarda gli Stati balcanici.
  • I Governi inglese e russo concordano nel richiedere al Governo persiano un sussidio mensile.

Fronte occidentale

  • Duri scontri attorno a Loos e poco più a nord. I britannici guadagnano terreno a nord della Hill 70.
  • I britannici catturano complessivamente 3.000 uomini e 21 pezzi d’artiglieria.
  • I francesi continuano a guadagnare terreno a est di Souchez e fanno progressi in Champagne.
  • La vittoria Alleata in Champagne rafforza nei greci l’antagonismo verso gli Imperi centrali.

 Fronte orientale

  • I russi abbandonano Lutsk.
  • Gli austro-tedeschi spingono indietro i russi nel distretto Pripyat, sia a nord che a sud, ma subiscono pesanti perdite nelle paludi.

Fronte italiano

  • Combattimento sul Vodil con qualche lieve progresso italiano prima che le operazioni nel settore di Tolmino siano sospese.

Fronte asiatico ed egiziano

  • Battaglia di Es Sinn: i britannici occupano al-Kut sul Tigri (Mesopotamia), dopo un accanito combattimento nel quale i turchi lasciano sul terreno 4.000 uomini (1.650 i prigionieri); i britannici perdono meno di 500 uomini.
  • I turchi in rotta verso Baghdad.

Parole d'epoca

Avanti sempre!

di Rocco Egidio De Bonis, Sottotenente, tenente

Monte Santa Maria, Slovenia

Si lavora alacremente nei preparativi dell'attacco che deve avere inizio verso le 8 di stasera. Truppe da impegnarsi: i resti del I Battaglione, rinforzati da elementi del II e del III ammontanti a circa cinquecento uomini, appoggiati da una batteria da 65, due da 75 e da una batteria di obici. Ben poca cosa di fronte alle poderose difese da affrontare.

Alle 17 ha inizio il fuoco dei nostri pezzi, di cui gli austriaci rispondono con un rabbioso tiro di controbatteria. Attacchi dimostrativi avvengono frattanto sul Mrzli e su S. Lucia. Il cielo è nuvoloso e il giorno morente diffonde sul paesaggio una luce fosca. Sull'imbrunire muoveremo alla conquista del famoso trincerone di S. Maria. Gli ultimi momenti trascorrono negli ultimi preparativi.

Ci assicuriamo che le squadre abbiano le pinze, i tubi di gelatina e le bombe a mano. Il bombardamento è cessato del tutto, il silenzio domina intorno; pare che i due giganti stiamo a guardarsi e a misurare le loro forze prima di avventarsi. Il nemico, che ci attende al varco, dista appena un centinaio di metri; se buttasse giù pietre e bombe, farebbe una carneficina. Io comando interinalmente la 3^ Compagnia, il sottotenente Lucrezi la 4^: questi due reparti inizieranno il movimento. Affido le mie poche cose e le ultime volontà al tenente Messini che mi abbraccia, formulando auguri di vittoria e d'incolumità.

Una pattuglia esce carponi, spingendosi fino ai reticolati e constata che due varchi sono aperti fra un groviglio di fili spinati. Un nucleo di tagliafili, protetti da piccoli scudi, avanza e cerca di allargare i varchi esistenti e aprirne uno nuovo.

L'operazione procede a fatica, quando un orribile scoppio getta lo scompiglio fra gli audaci: si tratta di una mina o di una grossa bomba? Alcuni si abbattono sopra gli scudi, i pochi superstiti rimangono storditi. Altri soldati corrono a coprire i vuoti.

Alle 20 un fonogramma urgente del comando di reggimento ordina di iniziare immediatamente l'avanzata. La truppa è animata dal più grande entusiasmo, nonostante la prova dolorosa del 16 agosto, che ha lasciata in tutti profonda impressione per le perdite subite. Alle 20,15 circa le due compagnie fucilieri, precedute da squadre di arditi tagliafili, si muovono contemporaneamente. Appoggiamo i piedi sui gradini, preparati in precedenza dagli zappatori, e oltrepassiamo il parapetto della trincea-camminamento. Andiamo avanti come in un sogno; superiamo il primo reticolato, stiamo per oltrepassare il secondo, allorché una intensa scarica di fucileria c'investe. Alcuni cadono, molti rimangono indecisi se proseguire o fermarsi.

- Avanti sempre! - gridano gli ufficiali. Barcollanti in mezzo a rottami di filo metallico e a cavalli di Frisia contorti e fracassati, sostenendoci l'un l'altro, riusciamo, a prezzo di grandi sacrifici, ad oltrepassare il secondo reticolato. Siamo forse a non più di cinquanta metri dal diabolico trincerone. I fucili, le mitragliatrici e le bombe mietono vittime; i razzi illuminano come lampade elettriche il terrificante Golgota e i suoi cristi insanguinati. L'angusto spazio di terreno si direbbe un braciere, in cui si vedono forme che roteano e si abbattono fulminate da mezzi di offesa invisibili o che si accoccolano come cercando un riparo, e i feriti si dimenano e lanciano grida appena percettibili in questo caotico crogiuolo. Le altre due compagnie seguono il nostro movimento. Un uragano di fuoco si ode sulla destra e sulla sinistra, ove operano dimostrativamente il II° Battaglione e il battaglione alpino “Exilles”. Siamo lanciati in un'avventura donde difficilmente ne usciremo salvi. Se fossimo respinti potremmo ritrovare il passaggio fra i cumuli di filo di ferro abbattuto e avviluppato?

Gli austriaci, che avranno con cura osservata la modesta entità della massa degli attaccanti al grido di urrà scavalcano i ripari e si avventano contro di noi che siamo in pochi e demoralizzati dalle perdite subite. La mischia è furibonda, il momento è angosciante. I soldati si riducono sempre più di numero, i superstiti raddoppiano il loro coraggio; i più audaci lavorano con la baionetta , altri sparano fucilate alla rinfusa e gettano bombe a mano. In un supremo tentativo di disperazione io lancio un ultimo grido: “Avanti, soldati, Savoia, avanti sempre!”. Un sussulto agita gli eroi che si animano e, urlando, si scagliano sempre più furibondi, ma il nemico ci soverchia col numero. Sarà impossibile resistere ancora; credo che si cominci a cedere. Un austriaco, che ha ravvisato in me un ufficiale, mi si avventa contro e tenta di colpirmi con una baionetta. Con la mano sinistra devio l'arma affilatissima che sta per infilzarmi, e con due colpi di pistola abbatto l'importuno. Sto per rincuorare ancora i miei fanti, quando un avversario, inginocchiato, da pochi metri di distanza mi prende di mira col fucile e spara .................... …......................................

Verso le ore 22 rinvengo al posto di medicamento, curato e confortato dai carissimi amici, sottotenenti medici Mainoldi e Bertero. Ho la forza di sollevarmi dalla barella, ma ricado ed ho un breve momento di deliquio. Mi bagnano le labbra con del cognac che mi ridà un po' di energia. Il dolore al fianco è acuto e m'impedisce la respirazione; ogni piccola mossa mi produce atroci spasimi. Cerco di riordinare le idee e di correre dietro alla ridda dei ricordi confusi; rammento fiammate, luci improvvise, grida e morti e di avere provato la sensazione di essere stato colpito al fianco destro da un grosso sasso che mi ha fatto cadere esanime sui cadaveri. Domando notizie dell'azione: mi rispondono che i risultati sono stati catastrofici, i caduti sono molti e i pochi superstiti, respinti, hanno raggiunto la trincea di partenza. Il nemico, che è stato degno di noi, ha annientato il nostro violento assalto; debilitato, però, dalle perdite gravi, non ha avuto la forza di proseguire nel contrattacco e si è ritirato nel trincerone.

I feriti si accalcano all'entrata del meschino abituro e i due medici si sforzano di curare tutti sollecitamente: applicano bende, cerotti, iniettano liquido antitetanico. Con sguardo accorato passo in rassegna la scena pietosa di gambe rotte, di visi smunti, di corpi agonizzanti, ai quali è difficile dare aiuto efficace, mancando mezzi adeguati e le necessarie comodità. La maggior parte, dopo una sommaria fasciatura è istradata al secondo posto di medicazione.

Io ho vicino il mio attendente e tre soldati, cui se il mio organismo riuscirà a vincere la gravità del male, sarò debitore della vita. Mi raccontano che, avendo creduto ch'io fossi morto e, volendone ricuperare il cadavere, mi hanno trascinato per un piede in un burrone, ove invece hanno costatato che il cuore batteva ancora. Depostomi con precauzione in un telo di tenda, mi hanno trasportato qui. Non mi faccio soverchie illusioni: il mio stato è allarmante, avverto un forte dolore al fianco destro, respiro e parlo a fatica. La pallottola, penetrata nell'addome, avrà leso l'intestino; il foro d'entrata è nell'ipocondrio destro e quello di uscita è presso la spina dorsale: me ne accorgo quando istintivamente porto la mano alle reni. L'amico Bertero mi pratica una iniezione antitetanica e, per nascondermi la gravità delle mie condizioni, chiude in una busta la tavoletta diagnostica dei feriti gravi e l'affida ad un graduato. Quatto robusti portaferiti mi trasportano al secondo posto di medicazione di Kamenca.

 

Si ringrazia il Gruppo L'Espresso e l'Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano

DAL FRONTE

Nella zona del Cevedale il nemico tentò ancora qualche attacco in direzione di Capanna Cedh, ma l' assidua vigilanza e la salda resistenza dei nostri mandarono a vuoto il tentativo.
Anche sul Carso fu felicemente respinta un' avanzata dell' avversario verso Selz.
L' artiglieria nemica lanciò qualche granata incendiaria su Monfalcone, Mandria e Adria, ma il rapido intervento delle nostre batterie fece cessare il tiro dell' avversario.

 

Firmato: CADORNA

Circolare n. 3525 del 28 settembre 1915

Luigi Cadorna

Regio Esercito italiano – Comando Supremo, Rip. Oper. Ufficio armate

Oggetto: Disciplina in guerra.

[…] Deve ogni soldato esser certo di trovare, all'occorrenza, nel superiore fratello od il padre, ma anche deve esser convinto che il superiore ha il sacro dovere di passare immediatamente per le armi i recalcitranti ed i vigliacchi.
Nessuno deve ignorare che in faccia al nemico una sola via è aperta a tutti: la via dell'onore, quella che porta alla vittoria od alla morte sulle linee avversarie; ognuno deve sapere che chi tenti ignominiosamente di arrendersi o di retrocedere, sarà raggiunto, prima che si infami, dalla giustizia sommaria del piombo delle linee retrostanti o da quello dei carabinieri incaricati di vigilare alle spalle delle truppe, sempre quando non sia stato freddato prima da quello dell'ufficiale.

Per chiunque riuscisse a sfuggire a questa salutare giustizia sommaria, subentrerà, inesorabile, esemplare, immediata, quella dei tribunali militari; adinfamia dei colpevoli e ad esempio per gli altri, le pene capitali verranno eseguite alla presenza di adeguate rappresentanze dei corpi.

Anche per chi, vigliaccamente arrendendosi, riuscisse a cader vivo nelle mani del nemico, seguirà immediato il processo in contumacia e la pena di morte avrà esecuzione a guerra finita.
Sia data alla presente circolare la più larga diffusione e ne siano costantemente applicati così i criteri diretti, come - e specialmente - le disposizioni di carattere prescrittivo. I capi di tutti i gradi me ne risponderanno personalmente, in ogni circostanza.

F.to: L. Cadorna

Come in una macchina del tempo, ogni giorno una nuova pagina del diario.
Le testimonianze, le immagini, i filmati negli archivi e nei giornali dell'epoca.

Sono nato a Roma nel dicembre del 1984, mi sono diplomato al liceo scientifico J.F. Kennedy e ho frequentato la facoltà di Scienze della Comunicazione all’università la Sapienza, ma non mi sono laureato.

I miei interessi? Un po’ di tutto, come molti trentaduenni. Lo sport, la politica, la Storia del ‘900. Niente di eccezionale.


Dal dicembre 2003 al marzo 2005, ho scritto per un giornale locale (Il Corriere Laziale), quindi ho fatto uno stage con una piccola televisione satellitare (Nessuno TV).
Nel 2011 la Graphofeel edizioni ha pubblicato il mio libro “Mens insana in corpore insano”, il racconto di una vacanza on the road da Roma a Capo nord.
Dall’agosto 2013 al gennaio 2014 ho ricominciato a scrivere di calcio quotidianamente, con articoli e pronostici sportivi sul sito http://www.scommessepro.com/
Da giugno 2014 racconto la Grande Guerra, giorno per giorno.

Davide Sartori