Cipro? No, grazie
“Bel tentativo, ma no grazie, non ci interessa”. La Grecia rifiuta l’offerta inglese di Cipro e resta neutrale. Non c’è da stupirsi, le speranze di un successo diplomatico britannico erano inesistenti: troppo sfavorevole l’attuale situazione balcanica.
I bulgari hanno sfondato le linee serbe, controllano la ferrovia e conquistano Kumanovo e Veles. Skopje è a due passi dalla caduta, la Macedonia è occupata per metà e l’esercito serbo quasi tagliato fuori.
Atene conta i rinforzi Alleati nei dintorni di Salonicco, si fa due calcoli e passa la mano.
Sul fronte orientale si infiammano i combattimenti intorno a Baranovichi: i russi picchiano duro e si portano a casa altri 3.500 prigionieri. I tedeschi rispondono sulla Dvina: occupano la riva del fiume sino ad appena una quindicina di chilometri da Riga; la città, mai del tutto al sicuro, torna a tremare come nei periodi più bui.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- La Grecia rifiuta l’offerta della cessione di Cipro in cambio dell'aiuto alla Serbia.
- Re Giorgio V d’Inghilterra va in Francia.
- Enver Pascià ordina la mobilitazione di tutti gli uomini dell'Asia minore atti alle armi.
Fronte occidentale
- Bloccato il contrattacco tedesco in Champagne, a est di Reims.
Fronte orientale
- I tedeschi catturano la riva della Dvina (Daugava) a 16 km. a sud-est di Riga.
- Combattimenti a Baranovichi: le truppe russe, con un violento colpo di mano, conquistano posizioni, facendo prigionieri 3.552 soldati, 85 ufficiali e prendendo 10 mitragliatrici e un cannone.
- I russi costringono gli austro-tedeschi a ritirarsi sullo Styr, perdendo numerosi prigionieri, mortai e munizioni.
Fronte italiano
- Dopo lunga preparazione di artiglieria, le fanterie italiane attaccano da Plava al mare; vantaggi locali a Zagora, sul Sabotino, sul San Michele.
Fronte meridionale
- I bulgari prendono Kumanovo e Veles.
- I tedeschi avanzano a ovest del fiume Velika Morava.
- I francesi prendono Robrovo.
- Gli squadroni Alleati bombardano Dedeagach (Alexandroupoli, Egeo), Varna e Burgas (Mar Nero)
Parole d'epoca
Via Crucis
di Arturo Busto, Capitano
Il mattino del 21 le nostre artiglierie intensificarono i tiri, ma con risibili effetti; sul fronte di attacco del mio reggimento non si disponeva che di due batterie da campagna […] e di trenta colpi di obice da 149!
Naturalmente trincee e reticolati nemici rimasero intatti, ma l’ordine di attacco non fu ritirato. Cominciava così la nostra via crucis. Il mattino del 21, alle ore 10, i reparti assegnati per la 1^ avanzata, raggiunsero le posizioni di sbocco nelle trincee avanzate. La 5^ compagnia all’ingresso del famoso tubo, la 7^ immediatamente a Nord della “Rocca”; l’8^ verso il lago del Mucile. Il tiro delle nostre artiglierie si era intensificato di poco: i reticolati austriaci, anche in corrispondenza delle preventivate voci di inizio, erano efficacentissimi e tali da arrestare l’impeto più eroico.
L’artiglieria nemica, che aveva nei giorni precedenti aggiustato il suo fuoco, taceva. Il tempo era bellissimo, il sole riscaldava le aride rocce del Carso, il mare vicino, limpido e tranquillo, rispecchiava il ridente golfo di Duino.
Tutto sembrava alle più imprese, o alle più poetiche ed effettive manifestazioni sentimentali. Il morale di tutti era ancora elevatissimo, nonostante la minacciosa e tetra visione delle silenziose difese nemiche. Alle ore 14 precise, le artiglierie di medio calibro e di campagna allungarono il tiro, gli otto pezzi dislocati lungo le nostre trincee aprirono e puntando diritto, il fuoco per l’accompagnamento della nostra andata di assalto. La 6^ compagnia dalle fornaci di M.Cosich ed il 1° plotone della 7^ dal fondo valle lanciarono dominante contro le posizioni prestabilite, ma furono inevitabilmente arrestati dai pericolosi reticolati austriaci e con tiri precisi di mitragliatrici e di fucilieri. Ogni sforzo di procedere fu vano, furono messe in azione le pinze per tentare con quel mezzo rudimentale di aprire un varco alle valorose e frementi avanguardie. Ma tutto fu inutile : i generosi che si erano offerti per quell’arduo compito caddero eroicamente.
Le perdite intanto si erano fatte notevoli. Avevo davanti a me un pendio scopertissimo e battutissimo dal tiro nemico ed un reticolato intatto profondo circa 50 metri, il mio primo plotone era disteso ai piedi del reticolato ed aveva subito perdite rilevanti. La mia avanzata, nei tubi di gabbioni sarebbe stata un sacrificio inutile. Mi rivolsi allora ad un ufficiale osservatore del reggimento di artiglieria ed implorai l’intervento delle due batterie per aprirmi, anche piccolissimo, un varco nelle difese nemiche. Mi rispose non aveva ancora granate, al massimo avrebbe potuto fare sparare qualche colpo di shnapels a zero! Era come se fosse nulla! Sotto il tiro delle artiglierie nemiche, che si era scatenato violentissimo e precisissimo, mi recai al comando di reggimento per esporre la situazione in cui si sarebbe trovata la mia compagnia se avesse avanzato secondo l’ordine di operazione. Le mie ragioni erano talmente convincenti che il mio colonnello, valoroso ed intelligente, mi ordinò di cambiare compito e di seguire il rincalzo della 5^compagnia.
Per le opportune disposizioni per diminuire l’efficacia del tiro nemico mi spostai: per squadra, verso l’ingresso del tubo della 5^ comp.
Alle ore 14 esatte, quando le nostre fanterie iniziarono lo scatto, tutte le artiglierie austriache, fino ad allora misteriosamente silenziose aprivano un fuoco violentissimo e preciso sui nostri approcci, sulle posizioni di riserva e sugli otto pezzi da campagna piazzati in prima linea. In breve tutto fu colpito e distrutto: le fanterie subirono perdite rilevanti, i pezzi di artiglieria furono smontati e costretti a tacere, le riserve dovettero cambiare posto.
Particolarmente il fuoco nemico si accanì sul tubo che costituiva per noi la via di approccio più sognata. I nuovi calibri battevano l’ingresso, il suo sviluppo, le mitragliatrici lo sbocco in fondo valle. Mai tiro fu più penoso e micidiale: in pochi minuti il tubo si riempì di morti e feriti; ed il plotone per avanzare dovette preferire il terreno scoperto.
Il nostro impeto subì in tal modo la prima remora ed il primo scoraggiamento. Malgrado tutto, il nostro sentimento del dovere e la fiducia del successo ci fece avanzare spontaneamente verso gli obbiettivi prestabiliti.
Quando giunsi col mio plotone della mia compagnia nei pressi dell’imbocco del tubo, la 5^ compagnia era già arrivata in fondo valle a contatto con la 6^, la quale, per lo scacco subito, si era rimpattata con i suoi morti e feriti nelle fornaci di M.Cosich. Con due plotoni mi infilai nel tubo e mi diressi verso la 5^ compagnia per rincalzarla, un mio plotone della riserva, con molto buon senso, avanzava allo scoperto. Come ho detto il tubo era ingombro di morti e di feriti, il transito era quindi straordinariamente lento e saremmo stati francamente distrutti se il tiro nemico non avesse subito un provvidenziale rallentamento. Giunto allo sbocco, dopo aver subito lievi perdite, fummo accolti dalle falciate precise delle mitragliatrici nemiche ci costrinsero a ripararci alla meglio dietro le naturali asperità del terreno.
Intanto annottava, uno splendido chiaro di luna illuminava il nostro disgraziato campo di battaglia; ovunque morti e gemiti di feriti-ormai era inutile pensare al proseguimento dell’attacco ed io dovetti con i miei uomini compiere il pietoso servizio dello sgombero dei feriti e dei morti. A dire il vero, gli austriaci, che pure vedevano il nostro movimento, ci lasciarono tranquilli: essi avevano la più assoluta sicurezza della inespugnabilità delle loro formidabili posizioni. Nella notte i resti del mio battaglione furono ritirati, la mia compagnia ricuperò le posizioni iniziali per effettuare l’indomani l’azione di allargamento prevista per il 21. Era ferreo intendimento dei comandi superiori di attaccare ancora il giorno 22 con le stesse modalità: ciò era semplicemente puerile dal lato tecnico, e addirittura dal lato morali. Il nostro gioco era ormai scoperto, e gli austriaci, che avevano potuto frenare lo slancio delle nostre fanterie, con tanta facilità, avrebbe certamente contrastato e con maggiore efficacia i nostri ulteriori tentativi di attacco.
La mostra divisione che aveva assaltato con coraggio leonino e con impeto gagliardo le posizioni nemiche, era stata decimata: la brigata Cremona completamente distrutta; la brigata Friuli aveva avuto soltanto due battaglioni fuori combattimento per il buon senso e l’onestà del comando di reggimento che fece di tutto salvare i rimanenti reparti dall’inutile eccidio; il reggimento di artiglieri con 8 pezzi inservibili ed il personale (ufficiali e truppa) ridotto per le notevoli perdite subite. Come era possibile in tali condizioni materiali ripetere l’attacco? Non parlar poi del nostro stato morale: il nostro entusiasmo, la nostra fiducia illuminata nel successo erano morti miseramente di fronte allo sfortunato quanto inutile valore del giorno 21. Ma non si volle sentir ragione: quasi quasi ci si tacciava di pusillanimità, e dovemmo per diversi giorni riprendere il triste cammino del dolore e del sacrificio. In questo forse è costituito il titolo più grave della disciplina e della nostra gloria: affrontare la morte sapendo di non poter conquistare le posizioni nemiche. Nella notte del 22, cercai per mezzo di pattuglie di prendere contatto col 1° plotone della mia compagnia, il quale aveva inutilmente accostato le posizioni nemiche ed era rimasto ai piedi del reticolato austriaco soggetto al tiro micidiale delle fucilerie nemiche. Non fu possibile avere notizie a causa delle numerose pattuglie austriache circolanti nella zona e che impedirono alle nostre di avvicinarsi al reticolato.
Si ringrazia il Gruppo L'Espresso e l'Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano
DAL FRONTE
Sono segnalati nuovi successi della nostra offensiva nel Tirolo-Trentino.
In Valle Giudicaria fu espugnata la forte posizione del Monte melino allo sbocco di Valle di Daone, potentemente rafforzata dal nemico e protetta dal fuoco delle opere del gruppo di Lardaro.
In Valle Sugana fu occupato il Monte Setole al confluente del torrente Maso in Valle di Calamento.
Anche nell' Alto Cordevole e nella zona di Falzarego la nostra azione è continuata felicemente. Furono distrutti profondi ordini di reticolati e fatti brillare estesi campi di mine; rimuovendo così le principali difficoltà all' attacco delle posizioni nemiche.
In valle del Pontebbana le nostre truppe assalirono linee avanzate dell' avversario, obbligandolo a retrocedere. A sua volta il nemico tentò l' attacco delle nostre posizioni alla testata di valle Dogna, ma fu respinto con perdite rilevanti.
Sull' Isonzo e sul Carso continuano le azioni di artiglieria.
Ieri mattina con condizioni atmosferiche avverse per nebbia e forte vento squadriglie di nostri velivoli eseguirono nuove ardite incursioni sul Carso. Furono bombardati: il campo di aviazione di Aisovizza, colonne nemiche presso Birhula e Temnica, appostamenti d' artiglieria nella zona di Doberdò, la stazione di Duino e il viadotto a nord di tale località. Sfuggendo ai tiri di numerose artiglierie antiaree i velivoli ritornarono incolumi.
Firmato: CADORNA