25 Novembre, 1915

Ritirata britannica in Mesopotamia

Il 25 novembre Atene riceve buone notizie: l’Intesa ha apprezzato l’amichevole risposta greca; il blocco economico-commerciale viene sospeso. Siamo ancora lontani da un pieno accordo, ma questo è un primo passo avanti.
A Parigi lo scambio diplomatico «è giudicato nel suo insieme soddisfacente, ma non bisogna esagerarne il valore. Se i principi generali enumerati nella Nota dell’Intesa sono accettati nella risposta, questa manca ancora di precisione sufficiente. La sua stessa redazione, in certi punti, è oscura, elusiva e richiede spiegazioni supplementari».

In Mesopotamia prosegue l’umiliante ritirata anglo-indiana. I superstiti guidati dal Generale Townshend passano per Aziziyah e vanno oltre: non si potranno fermare fino a Kut al-Amara. Sorta in un’ansa del Tigri, la città offre le migliori opportunità difensive. I britannici ne avranno un disperato bisogno: di rinforzi neanche a parlarne, in più i turchi non hanno nessuna intenzione di mollare l’osso.
La situazione balcanica si può riassumere con un titolo di giornale: «Il Governo serbo si è trasferito a Scutari», in territorio albanese.

Davide Sartori

GLI AVVENIMENTI

Politica e società

  • In seguito alla risposta amichevole e soddisfacente del Governo greco agli Ambasciatori Alleati, è sospeso il blocco commerciale della Grecia.
  • Nuova campagna di reclutamento in Australia. Il Premier Huges annuncia che sarà rispettato l’arruolamento volontario; risultati molto soddisfacenti.
  • Lancio del primo prestito francese di difesa nazionale.

Fronte italiano

  • Mathias Bernath ottiene la prima vittoria aerea austro-ungarica abbattendo un ricognitore italiano.

Fronte meridionale

  • Salonicco diventa la base delle operazioni Alleate.
  • Aereo inglese bombarda la ferrovia Costantinopoli-Dedeagach.

Fronte asiatico ed egiziano

  • Mesopotamia: i britannici, comandati dal Generale Townshend, si ritirano verso Kut al-Amara, attraverso Aziziyah, inseguiti dall’esercito ottomano, deciso ad assediare la città.
  • Attività turche a Gallipoli.

Parole d'epoca

Vedo la mia morte

di Giuseppe Lucarelli, Sergenti di artiglieria

Saletto (UD)

Giorno più funesto per la nostra batteria in sei mesi di guerra. Due proiettili nemici da 305 cadono con immenso fragore nel nostro accampamento. Il primo scoppia alle 12,25, fra la baracca del capitano e quella dei due S. Ten. Pocaterra e Chiappes. Mi trovo nella mia baracca al buio, sviluppando una lastra fotografica. Sento il fischio ansante e tremendo del proietto; è interminabile, sento la certezza orribile che si precipiti sul mio piccolo abitaco e mi riduca a brani; la morte in quel terribile istante la veggo sicura. Sento alfine lo scoppio impetuoso e tremendo poco lungi; respiro. Una immensità di scheggie di pietre e di terra viene scagliata nella veemenza dell'urto e dello scoppio parecchie centinaia di metri lontano. Sento fra gli alberi il frastuono delle materie proiettate e la mia baracca sembra non possa resistere all'urto di queste, tanto che sento le tavole scricchiolare.

Attendo ancora un istante che l'effetto dello scoppio cessi ed emettendo un sospiro di sollievo, esco e mi allontano dal pericolo. Apprendo che gli ufficiali erano a mangiare in quel momento lungi una decina di metri dal luogo dello scoppio del proietto. Temo per loro, ma li veggo venire dietro di me a precipizio giù per la china ansanti e spaventati. Dicono che la veemenza dello scoppio li abbia fatti vacillare, che tutto sia andato in frantumi nella stanza e che le tavole della baracca tempestate di scheggie e di pietre, habbiano miracolosamente resistito all'urto; se la porta si fosse trovata aperta si sarebbe lamentato un massacro. Dopo circa 10 minuti, giunge un altro proietto. Ci ripariamo dietro le rocce ed attendiamo con l'animo sospeso la nostra sorte. Scoppia 200 metri più in sù, vicino alla prima curva che fa la strada che tocca la nostra batteria. Le scheggie e grosse pietre ci cadono a pochi passi; quelle sono roventi queste sono annerite dalla vampata di polvere. Rimaniamo per circa un'ora nella tremenda attesa che altri proietti vengano a colpirci. Dopo di che ci avviciniamo in parecchi sul luogo degli scoppi degli obici per verificare i danni. Un'enorme voragine è stata aperta dal proietto, sei persone possono starvi comodamente entro, un maestoso abete colto in pieno è stato lanciato con tette le sue radici a più di 200 metri. I tetti delle baracche vicine, ricoperti di rami d'albero, sono stati interamente spazzati, ma ricoperti di rami di terra, i fianchi di queste sono in più parti bucati ed anche squarciati.

Nessuno è ferito, anzi nemmeno leggermente, è un vero miracolo. Parecchi hanno riportato delle leggere contusioni. Faccio delle fotografie posando sulla voragine. Il colonnello ordina che tutti si allontanino dalla zona pericolosa, dà disposizioni che nella sera si lasci l'accampamento. Facciamo numerose raccolte di scheggie, alcune pesano più di 10 kg, dobbiamo bagnarle nel torrente per raffreddarle. Verso le 19 incomincia l'evacuazione dall'accampamento è un continuo via vai fra l'accampamento e la borgata di Pianatti, ove dovremo accantonarci. Anch'io faccio i miei bagagli, lascio la mia casetta di legno forse con rammarico e vado a sistemare gli uomini nelle case. Le artiglierie della Sella hanno sparato con granate incendiarie sul villaggio del Raibl. Alle 2 termina il triste pellegrinaggio tra la Batteria e Pianatti e così si chiude la nefasta giornata.

DAL FRONTE

Duelli d' artiglieria e attività di riparti di fanteria nella zona tra Adige e Brenta ed in Carnia. Un velivolo nemico lasciò cadere tre bombe su Tolmezzo; nessuna vittima e danni lievissimi. Sulle alture a nord-ovest di Gorizia il combattimento continuò ieri con vigore. Fu ampliata la nostra occupazione sulla sommità del Calvario con l' espugnazione di nuove trincee.
Un contrattacco nemico fu respinto con violenti corpo a corpo e lancio di bombe a mano.
Anche sul Carso venne compiuto qualche progresso nella zona del Monte San Michele, sia a settentrione tra Boschini e Peteano, sia a mezzodì, verso S. Martino.
Furono presi 54 prigionieri.

 

Firmato: CADORNA

Come in una macchina del tempo, ogni giorno una nuova pagina del diario.
Le testimonianze, le immagini, i filmati negli archivi e nei giornali dell'epoca.

Sono nato a Roma nel dicembre del 1984, mi sono diplomato al liceo scientifico J.F. Kennedy e ho frequentato la facoltà di Scienze della Comunicazione all’università la Sapienza, ma non mi sono laureato.

I miei interessi? Un po’ di tutto, come molti trentaduenni. Lo sport, la politica, la Storia del ‘900. Niente di eccezionale.


Dal dicembre 2003 al marzo 2005, ho scritto per un giornale locale (Il Corriere Laziale), quindi ho fatto uno stage con una piccola televisione satellitare (Nessuno TV).
Nel 2011 la Graphofeel edizioni ha pubblicato il mio libro “Mens insana in corpore insano”, il racconto di una vacanza on the road da Roma a Capo nord.
Dall’agosto 2013 al gennaio 2014 ho ricominciato a scrivere di calcio quotidianamente, con articoli e pronostici sportivi sul sito http://www.scommessepro.com/
Da giugno 2014 racconto la Grande Guerra, giorno per giorno.

Davide Sartori