La fine di Kut al-Amara
Non è un gran momento per la Gran Bretagna. L’insurrezione irlandese non è ancora sedata, nonostante le comunicazioni siano in parte riallacciate. A Dublino l’ufficio postale è in fiamme; i sinn feiners mantengono il controllo di alcuni feudi, focolai di rivolta ancora accesi, tizzoni ardenti pronti a bruciare fino all’ultimo. La censura prende atto dei lievi miglioramenti e consente di pubblicare qualche notizia: l’esercito cinge d’assedio la «miseranda armata del tradimento», però viveri e armi sembrano non mancare agli insorti.
Ma il vero cruccio della giornata londinese arriva dalla Mesopotamia ed è un boccone amarissimo da ingoiare. Il 29 aprile il Generale Townshend è costretto ad alzare bandiera bianca: la guarnigione di Kut al-Amara firma la resa incondizionata. L’assedio è durato 143 giorni e ha spremuto, prosciugato, divorato ogni goccia di energia. I circa 10.000 catturati dai turchi non sono più soldati, non sono più neanche uomini.
La maggioranza morirà nei campi di prigionia, o nella marcia per raggiungerli: «Una marcia quotidiana di venti chilometri, nel deserto, lungo un sentiero piatto e polveroso. Sembrava non finire mai. Le labbra secche, la fronte scottava, le gambe dolenti e l’uso indiscriminato della frusta. […] Chi non riusciva a tenere il passo veniva lasciato a morire ai margini della strada, o abbandonato al massacro dei briganti».
L’approssimazione, il pressappochismo, la presunzione del Comando britannico avevano trascinato il più vasto impero del mondo in una “nuova Gallipoli”. Londra resta sgomenta, umiliata come raramente nella sua storia. Il successo sembrava sicuro, scontato; invece a gongolare sono i turchi.
In uno scenario opposto a quello iracheno si mettono in mostra gli Alpini: combattono da un paio di giorni senza sosta, oltre i 3.000 metri, conquistando le postazioni austro-ungariche ai passi di Lares e di Cavento. Ora gli italiani tengono la cresta dell’Adamello e si “godono” il felice epilogo delle operazioni.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- L'ufficio postale di Dublino, assieme ad altri uffici, vien bruciato dai ribelli.
- “Dichiarazione di Le Havre” firmata da Francia, Gran Bretagna, Italia, Giappone e Russia che garantisce l'integrità del Congo belga.
Fronte occidentale
- Falliscono gli attacchi tedeschi con il gas a Hulluch e a Wulverghem.
- Nuovi contrattacchi francesi nel settore di Verdun; l’obiettivo sono le falde settentrionali di le Mort Homme.
Fronte italiano
- Nella zona dell’Adamello reparti di Alpini italiani espugnano il Crozzon di Fargorida (3.082 metri), il Crozzon di Lares (3.255 metri) e i passi di Lares (3.255 metri) e di Cavento (3.195 metri), catturando prigionieri e abbondante materiale. Gli italiani prendono la cresta dell'Adamello.
Fronte orientale
- A sud-ovest del Lago di Naroch (a sud di Dvinsk) i tedeschi riconquistano le posizioni perdute il 6 marzo e fanno circa 5.600 prigionieri.
Fronte asiatico ed egiziano
- Mesopotamia: La guarnigione comandata dal Generale inglese Townsend, assediata a Kut al-Amara, si arrende ai turchi dopo 143 giorni. Circa 3.000 truppe britanniche e 6.000 truppe indiane vengono catturate.
Parole d'epoca
Diario di Guerra
di Michele Campana, 157° Reggimento Fanteria Brigata Liguria
"…La neve così tagliata, all'azione delle correnti fredde, diveniva dura come il marmo…Gli uomini dormivano nella neve, come conservati nel refrigerante. Ai lati di queste gallerie aprivano dei covi quadrati, della grandezza di una coperta da campo. Un posto per quattro uomini.
Stendevano i teli da tenda sulla neve e vi si mettevano a dormire sopra, avendo cura di otturare bene le aperture con stracci e teli. Il calore dei quattro corpi riscaldava il rifugio ed impediva il congelamento. Poi vennero le gallerie nella roccia, numerose che diventarono alla fine un labirinto dentro un alveare umano; e nell'entrarci, essendo basse, bisognava incedere un po' curvi…la luce del sole non vi filtrava, di aperture a mo' di finestre non ce n'erano, prima per non svelare agli austriaci la linea dei corridoi, poi per non far soffiare la tormenta dai pertugi…
Sembravano gli occupanti tutti carbonai; avevano tutti le facce nere dal fumo delle torce, che quel poco d'acqua che gocciolava con lo scioglimento delle nevi, non giovava a ripulire…”
DAL FRONTE
Lungo la frontiera del Trentino, attività limitata, in genere, ad azioni delle artiglierie.
In Valle Sugana respingemmo piccoli attacchi nemici contro il tratto di fronte da Monte Collo al fondo Valle.
Nostri grossi calibri bersagliarono le stazioni di Innichen (Drava) e di Sainfnitz (Alto Fella).
Nella Conca di Plezzo, dopo violento fuoco di artiglieria, le fanterie nemiche accennarono ad un attacco contro le nostre po sizioni di Ravnilaz; furono arrestate dal nostro tiro di sbarramento.
Consueti duelli di artiglieria sul rimanente tratto della fronte.
Firmato: CADORNA