27 Dicembre, 1916

Atene: anatema contro Venizelos

Un po’ di folklore ci vuole. Stando ai giornali dell’epoca, uomini, donne e bambini ateniesi si radunano al Campo di Marte. Sarebbero circa centomila persone, stima sospetta, sono tutti in coda per pronunciare un solenne anatema contro Venizelos, come accadeva nell’antichità: «Ognuno scagliava un sasso in una grande buca, gridando con la mano alzata la maledizione contro i traditori della patria».
I quotidiani non hanno molto da dire, restano appesi alle dicerie diplomatiche. «Nuvole di sangue coprono ancora oggi il cielo d’Europa, ma il pensiero della pace aleggia sul mondo».
Il 27 dicembre Stoccolma, Oslo e Copenaghen aderiscono all’iniziativa americana. Anche i tre regni scandinavi, come Stati Uniti e Svizzera, esprimono «la più profonda simpatia per qualsiasi sforzo tendente a porre fine alla guerra».
Le sofferenze sono ormai generalizzate, esportate ben oltre i campi di battaglia e i confini dei belligeranti. I commerci di Svezia, Norvegia e Danimarca sono ai minimi storici e la mancanza di ogni genere alimentare d’importazione pesa, pesa molto.

Davide Sartori

GLI AVVENIMENTI

Politica e società

  • I tre Governi scandinavi concordano di presentare una nota ai Paesi belligeranti a supporto degli sforzi di pace.
  • Atene, Campo di Marte: 100.000 persone pronunciano un solenne anatema contro Venizelos, come si usava nell’antichità contro i traditori della patria.
  • Accordo franco-inglese sulla temporanea amministrazione del Togoland: la regione è divisa in due zone amministrate da francesi e inglesi.

Fronte occidentale

  • Grande raid aereo-navale sulle industrie tedesche (Rhineland).

Fronte meridionale

  • In Dobrugia I bulgari assediano le posizioni a est di Măcin.
  • Dopo cinque giorni di battaglia le truppe del Generale Falkenhayn occupano Râmnicu Sărat e le posizioni nemiche a ovest del fiume Siret, spingendo il nemico oltre quella linea.

Fronte asiatico ed egiziano

  • Idrovolanti britannici distruggono il ponte Chikaldir (ferrovia di Baghdad), golfo di Alessandretta.

 Operazioni navali

  • Nave da guerra francese “Gaulois” silurata e affondata da un sottomarino nel Mediterraneo.

Parole d'epoca

Natale e pace

di Achille Salvatore Fontana, Artigliere

Carissimi genitori,
ecco che anche per quest’anno è passato il giorno del Santo Natale e quello di Santo Stefano, ed ora non ci rimane che un semplice, ma indimenticabile ricordo di questi cari giorni.
Come le abbiamo passate queste feste? È con questo punto interrogativo che rivolgo a voi detta domanda. Naturalmente il vostro giudizio non mi suggerisce a male tale risposta e ne son già quasi sicuro che non avete mancato di festeggiare allegramente quei due giorni in cui ricordano la nascita del nostro Redentore, perché leggendo la vostra cara lettera compresi le disposizioni stabilite per dette feste e di certo non avete trasgredito alle antiche usanze, cioè a quelle tradizionali usanze che in tutte le case, in tutte le famiglie, inspirano ad una certa unione e con ciò suscitare a quella schietta allegria che rende felice (sebben per il momento) anche i orari più afflitti.

Questo è ciò che auguravo nella mia precedente lettera e che ora di mio vivo desiderio, cioè: Allegria e non lasciarsi invadere da nessun triste presentimento. Ricordatevi di quell’antico, ma giusto proverbio che dice: “Gente allegra il ciel l’aiuta” e questo ve lo posso confermare che è vero, perché durante la mia vita al fronte ho avuto largo campo di avere delle prove.
Anche voialtro sarete desiderosi sapere come io passai dette feste, ed eccomi qui a darvene un sunto del mio Natale.

Principio col dirvi, che ad osservare il momento in cui attraversiamo, ed il compito che aggrava su noi soldati, non cè da pretendere troppo; però anche quest’anno lo passai discretamente bene. Una buona fortuna è già stata quella di non essere stato di guardia in trincea, né al giorno di Natale, né quello di Santo Stefano; secondo luogo, voglio dirvi che in quei giorni non si è accorti per niente che ci fosse stato guerra, non si è sentito ne un rombo di cannone, ne un colpo di fucile (cosa che non è mai capitata) si credeva che gli austriaci non sapessero osservare quella civiltà che al giorno d’oggi tutti invocano, invece anche loro avranno sentito in cuor suo il bisogno di passare quei Santi giorni un po’ in pace, in modo che non ci disturbarono per niente. Solo con questo, fu per noi una bella inspirazione.

In merito poi al mio sontuoso pranzo, non val la pena di stare a descriverlo, ma tanto per completare l’opera ve lo voglio far conoscere. Era mia intenzione a completare il «Menù» con qualche grosso panettone e qualche bottiglia di Marsala, ma l’affluenza che cera nei negozi di Gorizia era tanto...... poca, che quando andai io in Città (cioè alla mattina del Natale) trovai già tutto venduto, ed ho dovuto accontentarmi di comprare solo un po’ di cioccolata. Il rancio che ci diede la nostra batteria fu discretamente buono (non però da paragonare alle nostre portate in tavola). Ecco ciò che ci diede: Alla mattina appena svegliati ci diedero una tazza di caffè corretto con del Cognac; verso le ore 10, primo rancio così composto: una pagnotta (alquanto nera) mezza gavetta tra carne, patate, cucinati in umido, un pezzo di formaggio e mezzo litro di vino. Verso le ore 4 del pomeriggio secondo rancio, così composto: una gavetta di pasta al sugo (ben condita), un pezzo di cioccolata, una mela e mezzo litro di vino contenente una buona dose di Marsala. Ecco tutto il mio gran pranzo. Come vedete, non cera mica da fare una indigestione, ed anzi, mangiai tutto con buon appetito. Alla sera poi, abbiamo acceso un piccolo fuocherello qui nella nostra camera del terzo piano, ed io in compagnia di altri miei compagni abbiam bevuto allegramente, ed allo schioppettio della legna che ardeva, si brindava e cantava, inneggiando ad un presto ritorno alle nostre case. Di sicuro un altro Natale in guerra non lo faremo più! Speriamo che l’alba che sorge al 1 Gennaio dovesse essere di conforto a tutti quanti consentono i disagi dell’orribile guerra, e con essa portare il buon augurio di una prossima «PACE».

Si ringrazia il Gruppo L'Espresso e l'Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano

 

DAL FRONTE

 

Nella zona di Valle Adige le nostre artiglierie tennero sotto vivo e preciso fuoco le linee e le difese del nemico, disturbandone gli attivi lavori di rafforzamento. Sulla rimanente fronte le nostre truppe attesero a lavori da campo, interrotti qua, e là da piccole azioni di avamposti.

Firmato: CADORNA

Come in una macchina del tempo, ogni giorno una nuova pagina del diario.
Le testimonianze, le immagini, i filmati negli archivi e nei giornali dell'epoca.

Sono nato a Roma nel dicembre del 1984, mi sono diplomato al liceo scientifico J.F. Kennedy e ho frequentato la facoltà di Scienze della Comunicazione all’università la Sapienza, ma non mi sono laureato.

I miei interessi? Un po’ di tutto, come molti trentaduenni. Lo sport, la politica, la Storia del ‘900. Niente di eccezionale.


Dal dicembre 2003 al marzo 2005, ho scritto per un giornale locale (Il Corriere Laziale), quindi ho fatto uno stage con una piccola televisione satellitare (Nessuno TV).
Nel 2011 la Graphofeel edizioni ha pubblicato il mio libro “Mens insana in corpore insano”, il racconto di una vacanza on the road da Roma a Capo nord.
Dall’agosto 2013 al gennaio 2014 ho ricominciato a scrivere di calcio quotidianamente, con articoli e pronostici sportivi sul sito http://www.scommessepro.com/
Da giugno 2014 racconto la Grande Guerra, giorno per giorno.

Davide Sartori