“Siamo noi a decidere”
«Non basta rimettere la spada nel fodero. La Germania dovrà essere incapace di riprendere le ostilità. […] La risposta di Berlino non è categorica e non dà maggiori garanzie della sua parodia di parlamentarizzazione». La Francia non ha fiducia nella parola tedesca.
Wilson è meno drastico, o più diplomatico se volete. Ma anche lui non è soddisfatto e il 14 ottobre, rispondendo a Berlino, ci tiene a mettere i puntini sulle “i”. Per prima cosa no, non scherziamo, non ci sarà nessuna commissione mista: «Sia chiaro, le condizioni di armistizio e il modo di procedere allo sgombero saranno appannaggio dei soli consiglieri militari dei Governi Alleati. […] L’attuale supremazia militare dell’Intesa dovrà mantenersi inalterata».
Andiamo avanti: «Né il Governo degli Stati Uniti, né quelli degli Alleati, prenderanno in considerazione un armistizio finché la Germania persisterà nell’usare sistemi illegali e inumani, o a perpetrare atti di saccheggio e devastazione». Dunque stop immediato ai sottomarini e ai metodi da “terra bruciata” per coprire la ritirata.
Poi c’è la precondizione politica: «Qualsiasi potere autocratico e arbitrario, capace di turbare la pace nel mondo per sua sola volontà, deve essere distrutto, o reso impotente». È il modo americano di “suggerire” l’azzeramento dei vertici militaristi e la creazione di un Governo costituzionale. Questo costringe Berlino a considerare un’opzione drastica, finora ventilata solo dall’estrema sinistra: l’abdicazione del Kaiser. Anzi, doppiamente drastica, perché neanche il Kronprinz sarebbe benaccetto.
E con gli Stati Uniti a Berlino va di lusso, perché i giornali dell’Intesa chiedono molto più dei 14 punti di Wilson. «O si ottengono gli stessi risultati di una completa vittoria militare, o si va avanti con le operazioni».
In Germania già vacilla la posizione di Max del Baden. A sinistra lo attaccano per la lettera compromettente inviata al Principe Hohenlohe, a destra lo crocifiggono per le aperture alle condizioni Alleate e per le sbandierate riforme costituzionali. Di cedere l’Alsazia-Lorena e le regioni polacche della Prussia neanche se ne vuol sentir parlare. La stampa propone di accompagnare l’evacuazione militare con la fortificazione dei vecchi confini.
A Parigi i leader cecoslovacchi non perdono tempo e costituiscono un Governo provvisorio ufficiale: Tomáš Masaryk è nominato Presidente del Consiglio; Edvard Beneš, Ministro degli esteri e degli interni, informa gli Alleati.
In tutte le più grandi città dell’Impero asburgico scoppiano manifestazioni indipendentiste, pacifiste, di protesta e quant’altro. La polizia non riesce a impedire nulla.
Sul fronte occidentale il nuovo scossone Alleato arriva nelle Fiandre: Roeselare viene conquistata e con lei tutta la sua rete di strade e ferrovie. L’avanzata anglo-belga raggiunge gli otto chilometri. Torhout e Courtrai sono a un passo, Menen anche a meno.
Nei Balcani la resistenza austro-tedesca è spezzata sulla Morava, così come in Albania: gli italiani entrano a Durazzo e Tirana.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- Il Presidente Wilson risponde alla nota tedesca del 12 ottobre, aggiungendo ulteriori condizioni.
- Nota di pace turca ricevuta negli Stati Uniti.
- Izzet Pascià nominato Gran Visir e Ministro della guerra ottomano.
- Beneš, comunica agli Alleati la costituzione del Governo provvisorio cecoslovacco a Parigi; Tomáš Masaryk è nominato Presidente del Consiglio.
- Praga: sciopero generale, dimostrazioni per l'indipendenza, cortei patriottici. Intervengono i deputati cechi al Parlamento austriaco, che inneggiano allo Stato cecoslovacco. La polizia è impotente a reprimere il movimento.
- Grande agitazione in tutte le regioni polacche per l'indipendenza e l'unione di tutte le province polacche. A Varsavia si tiene un Consiglio della Corona, che decide di procedere alla costituzione di un proprio esercito e di chiedere ai tedeschi la sollecita consegna dell'amministrazione e il ritiro delle truppe.
- Annunciato che la Germania si rifiuta di ratificare l’accordo sui prigionieri di guerra. Replica inglese.
- Gli spagnoli requisiscono le navi tedesche come compenso.
- Pubblicato il rapporto di Justic Younger sulle condizioni e il trattamento dei prigionieri di guerra catturati dai tedeschi nel 1918.
- Re Giorgio dona 10.000 sterline alla Croce Rossa.
- Reduci da Roma e dal fronte italiano, giungono a Milano Samuel Gompers, Presidente della Federazione americana dei lavoratori, e i membri della missione americana.
- Il popolo svizzero in tutti i Cantoni, tranne tre, approva a larga maggioranza il disegno di legge d'iniziativa popolare per modificare la Costituzione federale, sostituendo al sistema maggioritario quello della rappresentanza proporzionale.
Fronte occidentale
- Grande attacco Alleato nelle Fiandre sotto il comando del Re belga; avanzata di 8 km. Presa Roeselare.
- I francesi avanzano sul fiume Aisne a ovest di Rethel.
- I francesi, in cooperazione con gli italiani, assaltano Sissonne e proseguono oltre.
- Respinto l’attacco tedesco sul fiume Selle.
- In serata le truppe americane riprendono l'avanzata a nord di Verdun.
Fronte orientale
- Le truppe britanniche da Vladivostok raggiungono Irkutsk (Siberia).
Fronte meridionale
- Gli italiani prendono Durazzo da terra ed entrano a Tirana.
- Gli austro-ungarici evacuano Gjakova e si ritirano a Peć (al confine montenegrino).
- La cavalleria francese occupa Pirot nella Serbia orientale.
Fronte asiatico ed egiziano
- Truppe britanniche, indiane e turkmene attaccano i bolscevichi e, dopo numerose perdite indiane, li respingono da Duşak (170 km. a sud-ovest di Mery, Transcaspia).
Operazioni navali
- S.S. “Brussels” a Zeebrugge silurata dai cacciatorpediniere britannici.
Dal fronte italiano
REGIO ESERCITO ITALIANO - COMANDO SUPREMO
BOLLETTINO DEL 14 OTTOBRE 1918
Nella sera del 12, sul Piave l’avversario tentò un forte colpo di mano in corrispondenza di Zenson. Il tentativo fallì completamente. Prese sotto il fuoco delle nostre mitragliatrici e delle artiglierie, le imbarcazioni nemiche andarono alla deriva e le pattuglie di nuotatori che le accompagnavano dovettero retrocedere in disordine con gravi perdite.
Nella giornata di ieri nostre pattuglie penetrate nelle posizioni avanzate avversarie a nord di Sano (occidente di Mori) annientarono le piccole guardie che le presidiavano e riportarono prigionieri, armi e materiale.
Sulla rimanente fronte l’attività dei nostri esploratori molestò efficacemente l’avversario, provocando allarmi e viva reazione di fuoco.
Nella zona di Monte Pertica venne catturato qualche prigioniero.
Firmato: DIAZ