Aiutare la Serbia, subito
I giornali francesi lanciano qualche idea: considerando il mirabolante successo ottenuto fin qui dagli sbarchi improvvisati, Dardanelli docet, la stampa parigina chiede alla Russia di partecipare alle operazioni in Serbia: ci sarebbe da invadere la Bulgaria dal Mar Nero; come se a Pietrogrado non avessero già abbastanza problemi.
La Russia riflette sull’ipotesi, magari più per “vendicare” il tradimento bulgaro che per convinzione, ma comunque ci pensa. Anche perché il fronte orientale va stabilizzandosi al nord, dove gli assalti tedeschi a Dvinsk vengono ancora respinti. E in Galizia le armate zariste di Ivanov hanno riportato un nuovo successo sullo Strypa.
I “fratelli serbi” avrebbero davvero bisogno di una mano: dopo i bombardamenti e la lotta casa per casa Belgrado è devastata, un paio di quartieri sono completamente rasi al suolo; anche Smederevo è caduta in mano agli austro-tedeschi e i bulgari attaccano Belogradchik.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- Lord Derby, Direttore Generale del reclutamento in Inghilterra, propone uno schema di reclutamento.
- L’ammiraglio D’Artiges du Fournet viene nominato Comandante in capo della flotta francese nel Mediterraneo Orientale. Il suo vice è Boue de Lapeyere.
Fronte orientale
- Scontri disperati vicino Dvinsk (Daugavpils); i russi respingono gli assalti tedeschi.
- Il Generale Ivanov cattura 2.000 austro-ungarici e materiale bellico sullo Strypa (Galizia).
Fronte meridionale
- I bulgari, senza una dichiarazione di guerra, attaccano i serbi da Belogradchik.
- Belgrado parzialmente distrutta dal bombardamento austro-tedesco. Rasi al suolo due interi quartieri.
- Smederevo (Serbia) viene presa dalle truppe austro-ungariche.
Fronte asiatico ed egiziano
- Respinta l’offensiva turca a Ichkau (Transcaucasia).
Parole d'epoca
Dormire con un cadavere
di Giuseppe Cordano, Caporalmaggiore
Folgaria (TN)
Verso le cinque del mattino si fa alt. Zaino a terra, nell'attesa mi corico ai piedi di un moncone d'albero. Nell'oscurità vedo disteso vicino un altro soldato.
Un odore acre si respira nell'aria, odore che da' quasi le vertigini; non si riesce a capire da cosa dipenda.
Si soffre la sete perché la tensione nervosa e l'emozione ci dà un po' di febbre e di paura. Si lecca la brina dalle foglie per terra e dai sassi.
Sorge l'alba, chiamo il mio occasionale compagno ma mi accorgo che è morto. E' un sergente del 79° Reggimento Fanteria, ucciso il giorno prima da una pallottola nemica di fucile.
Come benvenuto alla prima entrata in trincea non v'è male?! Il sole si fa vedere e ci fa vedere anche quello che ci circonda.
Giacciono ancora nella zona i corpi di soldati morti, del sangue tinge la terra e le pietre. Disseminati in un caos fucili abbandonati indumenti e materiale di equipaggiamento e viveri (pagnotte e scatolette di carne).
Triste avanzo, si capisce, di parecchi giorni di battagliare nel tentativo di dare l'assalto al famoso trincerone nemico che si chiana “Durer”.
Io e l'amico Massola ci guardiamo, siamo proprio in trincea, a ridosso di un promontorio roccioso che ci nasconde dal nemico.
Si cerca di trovare un adattamento, scaviamo una tana nel terreno e la si copre col telo a tenda, tanto da ripararsi da eventuali intemperie.
Intanto il cannone nemico ci manda a intervalli delle granate.
Rancio niente, si prende un poco d'acqua da una fossa fuori la trincea, un abbeveratoio di bestiame. Beviamo quella e basta.
In serata diamo il cambio al 79° Reggimento Fanteria.
Io e l'amico Silva siamo i primi a montare di vedetta in trincea. Durante la notte ci impressionano i primi razzi luminosi che lancia il nemico.
La notte passa abbastanza calma ma il freddo si fa pungente e la brina imbianca tutto.
12 – Verso mattina ci danno il cambio di sentinella, intanto piove e qualche granata nemica arriva a farci intendere che siamo in guerra e che siamo realmente in trincea.
Niente rancio. Si lavora a sistemare un po' di ricovero.
Nella notte viene segnalata una pattuglia di soldati nemici che tenta di avvicinarsi alle nostre linee, così restiamo in allarme sino al mattino, ma niente sparare senza ordini precisi.
Si ringrazia il Gruppo L'Espresso e l'Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano
DAL FRONTE
Nella zona tra l' Adige e il Brenta, particolarmente alla testata di val d'Assa, avvennero ardite irruzioni di nostri riparti contro le posizioni nemiche; furono aperte brecce nei reticolati, danneggiate e distrutte talune opere di difesa, distrutti nuclei di truppa avversaria, presi alcuni prigionieri, fra cui un ufficiale.
A sua volta il nemico, nella notte sul 10, attaccò le nostre posizioni di Monte Maronia a Malga Pioverna Alta, sull' altipiano a nord-ovest di Arsiero; fu ricacciato con perdite.
Sul Carso sono segnalati piccoli progressi delle nostre truppe, specialmente nelle adiacenze del bosco detto il «Ferro di cavallo».
Firmato: CADORNA